A Milano, allo Spazio Varesina 204, dal 15 novembre 2025 al 6 aprile 2026 sarà possibile immergersi nella cultura culinaria giapponese grazie alla mostra Itadakimasu, ideata e prodotta da Vertigo Syndrome e curata dal food influencer Sam Nazionale e dalla scrittrice Silvia Casini. A differenza del nostro “buon appetito”, l’espressione giapponese “Itadakimasu” significa letteralmente “ricevo umilmente” ed è un gesto di gratitudine verso la natura. È possibile visitare la mostra martedì, mercoledì, giovedì e venerdì dalle ore 10:00 alle ore 19:00, mentre sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 20:00.
Indice dei contenuti
| Dettagli mostra | Informazioni utili |
|---|---|
| Luogo | Spazio Varesina 204, Milano |
| Date apertura | Dal 15 novembre 2025 al 6 aprile 2026 |
| Orari infrasettimanali | Mar-Ven: 10:00 – 19:00 |
| Orari weekend | Sab-Dom e festivi: 10:00 – 20:00 |
Itadakimasu: la prima sala

Non è casuale, infatti, la scelta di allestire la prima delle nove sale della mostra con un bellissimo torii e un altare shintoista. Davanti all’altare vi sono due kitsune, le volpi tipiche dei santuari dedicati a Inari, una delle divinità giapponesi più importanti, venerata per la fertilità, il raccolto, il riso e la prosperità. Le due kitsune, con un bavaglio rosso al collo indice di protezione, poggiano su un piedistallo di pietra. I visitatori possono fare a Inari delle offerte; la preferita della divinità è l’inarizushi, un tipo di sushi in cui riso e condimenti stagionali sono racchiusi in una sacca di aburaage: un particolare tipo di tofu fritto e stufato. A questa sala viene accostato il film Your Name di Makoto Shinkai, dove diversi rituali shintoisti ricoprono un ruolo fondamentale nella trama, come il Kuchikamizake, che funge da strumento propulsore allo svolgersi degli avvenimenti. Per approfondire il significato dei rituali e delle divinità, è possibile consultare risorse autorevoli come la pagina dedicata alla cultura shintoista dell’Ente Nazionale del Turismo Giapponese.
L’hanami e il bento di Itadakimasu

La seconda stanza è interamente dedicata all’hanami, dal giapponese “guardare i fiori”, periodo dell’anno (tra marzo e aprile in base alla prefettura giapponese in cui ci si trova) in cui viene celebrata la bellezza dei sakura, i fiori di ciliegio che rappresentano l’impermanenza di tutto ciò che ci circonda. Tutto ha un inizio e una fine e nel caso dei fiori di ciliegio è proprio quando i petali iniziano lentamente a cadere dagli alberi che l’hanami raggiunge la sua bellezza massima, eppure è in quel momento che i fiori stanno iniziando a morire. In questo periodo dell’anno, vengono gustati sotto i fiori di ciliegio i dango, degli spiedini dolci tricolore che come ingrediente contengono anche i fiori di sakura, rispettando ciò che in Primavera la natura ci dona.
Nella terza sala il protagonista indiscusso è il bento: che si parli di periodo Heian, periodo Meiji o che si tratti di un bento dei giorni nostri, preparare un bento rimane sempre un gesto d’amore verso chi consuma questo pasto. Spesso accostato al “pranzo al sacco” occidentale, il bento è un pasto completo, equilibrato e particolarmente curato nei dettagli perché fa parte dei valori culturali e del modo giapponese di vivere il cibo: “まずは目で食べる” che tradotto sarebbe, “per prima cosa si mangia con gli occhi”. Nella sala non mancano riferimenti a film d’animazione famosissimi come Il mio vicino Totoro di Hayao Miyazaki. La madre delle due bambine protagoniste, Mei e Satsuki, è ricoverata in ospedale e il padre, quasi sempre assente per via del proprio lavoro, non riesce a dedicare molto tempo alle figlie. Ecco che Satsuki, la sorella maggiore, prepara il bento per sé e per Mei, sostituendo un po’ la figura materna e trasmettendo attraverso il cibo il suo senso di protezione verso la sorellina. In questa stanza, allestita come se fosse una tradizionale cucina giapponese, potrete sbizzarrirvi con gli shokuhin sampuru, le famosissime riproduzioni in cibo di plastica presenti nelle vetrine dei ristoranti giapponesi, a creare un bento personalizzato!
Il porto di Yokohama, il ramen e la cultura pop

La quarta sala è interamente dedicata al mare e alla storia del porto di Yokohama: nel 1853, dopo due secoli di isolamento, il commodoro Perry forza l’apertura del Giappone al mondo esterno. Yokohama diventa una porta d’ingresso non solo per beni e merci, ma anche per nuove idee che rivoluzioneranno ogni aspetto della vita giapponese. Tra queste, la cucina occidentale che diventa fonte di ispirazione per i giapponesi. Nasce un nuovo concetto che si contrappone a quello del washoku, la cucina tradizionale giapponese. Lo yoshoku è la reinterpretazione dei piatti occidentali secondo la sensibilità giapponese. Degli esempi sono: l’hamburger steak e il famosissimo curry rice.
La quinta stanza celebra uno dei piatti più iconici del Giappone: il ramen che, al contrario di quanto generalmente si pensi, nasce in Cina. Se siete già stati in Giappone, entrando in questa stanza avrete l’impressione di essere stati catapultati in un tipico izakaya giapponese, dal tanto che è stato reso fedele l’allestimento. Un piccolo schermo vi illustrerà passo dopo passo la preparazione del ramen, condividendo con voi i segreti di una ricetta tanto preziosa. È solo nel 1910 che ad Asakusa viene servito lo shoyu ramen, piatto che diventerà un comfort food perfetto per ogni momento. Negli anni ’80 scoppia il “ramen boom” e grazie al mangaka Masashi Kishimoto con Naruto diventa l’anime food per eccellenza.
Proseguendo il nostro viaggio nella cultura culinaria giapponese, ad attenderci nella sesta sala c’è un personaggio famosissimo della cultura pop: fa parte de La Città Incantata di Hayao Miyazaki e si tratta di Kaonashi, in italiano Senza Volto. Questo spirito solitario rappresenta l’avidità e il consumismo senza freni; divora tutto ciò che gli viene offerto sia che si tratti di cibo, sia che si tratti di denaro. Anche se all’inizio sembra una figura minacciosa, dopo aver incontrato la piccola Chihiro, la bambina protagonista dall’animo dolce e gentile, Kaonashi intraprende la via della compassione e riesce ad allontanarsi dalla sua avidità.
Matsuri, maid cafe e il Natale in Giappone

La settima sala ricrea l’atmosfera di un matsuri estivo, con fedelissime riproduzioni di bancarelle di street food ovunque: takoyaki e okonomiyaki piatti tipici di Osaka, kakigori e le rinfrescanti bibite estive ramune.
A seguire, nella penultima sala, un paradiso per gli amanti dei dolci giapponesi. Una riproduzione dei famosi maid cafe che dagli anni ’90 popolano il Giappone. In queste caffetterie a tema, le cameriere vestite in modo kawaii interagiscono con i clienti rendendo l’atmosfera giocosa mentre servono del tè caldo, del caffè o dei dolci decorati. Si tratta in sostanza di un mix tra cultura pop e tradizione culinaria. In sottofondo delle canzoni in lingua giapponese e addirittura un piccolo palcoscenico provvisto di microfono per provare il karaoke, vicino a una sagoma di Creamy, la ragazzina pop idol degli anni ’80 diventata famosa in tutto il mondo.
Nell’ultima delle nove sale la rappresentazione di come viene celebrato il Natale in Giappone dove la festività è all’insegna della propria metà, quasi come se fosse un secondo San Valentino. I piatti che non possono mancare a tavola sono: il pollo fritto della catena KFC e una Christmas Cake a base di pan di spagna, panna e fragole.
Visitare la mostra Itadakimasu significa immergersi nella cultura culinaria giapponese e anche nelle sue sfaccettature più “pop”, significa guardare il cibo come veicolo di emozioni, ricordi e tradizioni. All’ingresso riceverete un prezioso regalo, un piccolo ricettario contenente 10 ricette provenienti dalla cucina degli anime e, per saperne di più, alla fine del percorso potrete trovare una zona acquisti con un’ampia scelta di libri inerenti a cucina, cultura pop e molto altro.
Fonte Immagini: archivio personale

