Canzoni di Geolier: le 4 più belle

Canzoni di Geolier: le 4 più belle

Il successo delle canzoni di Geolier

Geolier, peudonimo di Emanuele Palumbo, è un rapper nato il 23 marzo 2000 a Napoli. Il suo nome d’arte significa guardia carceraria, secondino, espressione usata per indicare chi nasce e vive a Secondigliano, zona di Napoli e sua città di origine. Il suo nome di origine e i suoi testi scritti in napoletano confermano l’amore per la sua città di cui spesso ne descrive le realtà positive e negative. Inizia facendo freestyle ma grazie al singolo P Secondigliano, lanciato nel 2018, si fa conoscere al pubblico e l’anno successivo viene pubblicato il suo album di successo Emanuele, certificato disco di platino dalla FIMI. Il 2020 sarà l’anno più ricco di collaborazioni per diversi singoli con diversi artisti, ma nel 2022 annuncia l’uscita del nuovo album Il coraggio dei bambini e nel 2023 è stato ripubblicato con il sottotitolo Atto II comprensivo di altri 6 singoli. Scopriamo le canzoni da conoscere del rapper napoletano!

Le 4 canzoni di Geolier da ascoltare

1) Na Catena

La prima delle canzoni di Geolier da conoscere è Na Catena, dall’album Emanuele. La catena di cui parla il cantante nel testo fa riferimento alla forza del sentimento che prova per l’altra persona, forte tanto quanto la resistenza di una catena. Ripercorre la relazione rendendosi conto che l’altra persona non riesce a fidarsi per i tradimenti subiti in passato da altri e lui non riesce a dimostrare i suoi forti sentimenti ma non se ne dà una colpa perché le darebbe tutto tranne che provocarle il male. «O saij ca cu tiemp t guard e m’accorg ca loc nisciun assumiglij e si rar» è una descrizione di quando si trova l’amore vero e ai propri occhi nessuno può essere paragonabile. «Nun teng nient,ma teng chell ca tu e semp cercat» qui ammette di non essere perfetto per la relazione ma consapevole che potrebbe darle tutto ciò di cui ha bisogno e curarla di tutte le sue mancanze.

2) Emanuele

Emanuele è tra le canzoni di Geolier più significative. Nel testo parla di un periodo per lui molto difficile dove aveva messo in discussione tutto ciò che aveva raggiunto, come il successo e i soldi, e quello che aveva perso riferendosi alla sua ex ragazza, per cui provava ancora dei sentimenti, mostrando un Geolier pessimista che perde fiducia nell’amore. «Quann nz’ scnnev pecché ng stevn maj e sord» descrive il suo passato da personale umile che ha dovuto fare molti sacrifici per avere il successo attuale raggiunto e poter diventare qualcuno nella società musicale non negando che la  sua situazione economica non era la stessa di adesso. «Mo c’accatt’ na villa e po’ rimmang’ cu ess» fa riferimento alla madre, che lo ha cresciuto facendo tanti sacrifici per lui prima che si realizzasse, e pensa che ora può comprarle una villa e restare con lei, concetto espresso non in senso materiale legato ai soldi ma per ripagarla di tutto il bene che gli ha dato dandole qualcosa che possa restarle.

3) Me vulev fa ruoss

Tra le canzoni di Geolier dell’album Il coraggio dei bambini, Me vulev fa ruoss è un brano di contrasto con il passato, la sua crescita interiore e la vittoria dal suo passato difficile. Alla maturità di gestire non solo la propria vita ma anche la carriera e tutte le persone che lo sostengono rispetto al passato in cui si ritrovava da solo. In «Avé rapporte serie, no primma e’ Valeria, riale pe sempe, fin quanno me fanno ll’esequie» parla della sua fidanzata Valeria e dell’importanza che lei ha nella sua vita che non tradirebbe fin quando non avrà le esequie. Con «Nisciuno c’ha dato ’na mano quanno nn’o tenevamo e c’invitano a mangià mo ca nn’tenimmo famme» fa riferimento al nulla ricevuto quando ne aveva bisogno mentre ora che non ha bisogno di altri si ritrova inviti di cene o pranzi non avendo più fame inteso come bisogno. Inoltre, fa riferimento al padre «Pe chesto cerco a’mano e’ papà quando attraverso» che è stato la sua guida in questi anni.

4) Give you my love

Questa tra le canzoni di Geolier è quella più personale del suo ultimo album, in cui evidenzia gli ultimi quattro anni da Emanuele. «Nun vaje in alto si nun t’aize ‘a terra» nel brano prende consapevolezza di aver rinunciato a determinate situazioni, riuscendo ad andare avanti senza aver paura di cadere e per non perdere le persone a lui vicine con qui ha costruito il suo presente. «So’ aumentate ‘e ccrepe ncopp’ o marciapiede, pure mammà ha fatte ‘e ccrepe ncopp’ a faccia» in riferimento alla criminalità organizzata presente nella sua città nativa che non gli ha permesso di osservare l’evoluzione delle rughe della madre in volto paragonate a quelle di un marciapiede.

Fonte immagine: Copertina album Emanuele di Geolier

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