Canzoni di Paul Weller: 4 da ascoltare

Canzoni di Paul Weller

Le canzoni di Paul Weller hanno attraversato decadi diverse eppure hanno sempre conservato freschezza e intensità. Dal passato punk all’amore per i classici, la sua produzione è sempre rimasta espressione della working-class inglese rendendolo uno degli artisti più credibili e rilevanti della musica e della cultura moderna.

Le canzoni di Paul Weller: il percorso di un artista instancabile

Nel 1972, a Woking, nel Surrey, nascono i The Jam, band formata da Paul Weller, Bruce Foxton e Rick Buckler. Il trio, sicuramente influenzato dall’ondata punk poco successiva dei Sex Pistols e dei Clash, esplose nel panorama britannico nel 1977, per la proposta musicale che sì, aveva la rabbia testuale tipica del punk, ma la sonorità era più morbida, più pop, ricca di influenze soul e mod. Con “In the City”, “That’s Entertainment” e “Going Underground” i Jam conquistano il Regno Unito, diventando un fenomeno di culto, grazie al loro modo di raccontare l’Inghilterra operaia con testi carichi di tensione politica e cruda poesia. Nel 1982 però Weller sciolse la band che era all’apice del successo, per evitare di ripetersi e di diventare banale. Così nel 1983 fondò gli Style Council che presentavano però un cambiamento radicale: i loro brani erano rivolti a sonorità jazz, soul, doowop, pop (ma più raffinato) e addirittura con influenze dance. Anche gli Style Council ebbero un enorme successo che li seguì durante tutto il corso degli anni ‘80 fino allo scioglimento avvenuto nel 1989, dopo che la casa discografica si rifiutò di pubblicare il loro ultimo album, Modernism: A new decade, perché considerato forse troppo avanti rispetto ai tempi. Nel 1992 Paul Weller ritornò sulla scena ma da solista, con l’omonimo album Paul Weller, ma sarà con Wild Wood (1993) e Stanley Road (1995) che il cantante affermò la sua tutta rinnovata personalità musicale, più matura e questa volta ispirata dal folk, dall’immancabile soul e dal rock britannico. In quegli anni diventò il punto di riferimento della scena Britpop, tanto che Noel Gallagher si riferirà a lui come “una leggenda vivente”. Da allora Weller ha continuato a pubblicare dischi sempre diversi, come 22 Dreams, Saturns o Fat Pop, dimostrando la sua capacità di evolversi musicalmente senza però perdere identità, acclamato da un seguito fedele e intergenerazionale.

Le canzoni di Paul Weller: 4 da ascoltare

“Going Underground” (The Jam, 1980)

Primo grande successo dei Jam, Going Underground è una vera e propria dichiarazione di guerra contro l’apatia politica. Il brano fu pubblicato in un momento di grande tensione sociale e raggiunse la prima posizione della classifica UK, sorprendendo tutti perché  inizialmente doveva essere solo un lato B. Con un ritmo serrato e una chitarra affilata, Weller canta la frustrazione di una generazione alienata, schiacciata tra guerre, crisi e consumismo. Il verso The public wants what the public gets / But I don’t get what this society wants è diventato emblematico del suo spirito ribelle ma estremamente lucido.

“Town Called Malice” (The Jam, 1982)

Pubblicata come singolo poco prima dello scioglimento dei Jam, questa canzone è uno dei brani più amati e citati della produzione di Weller. Musicalmente travolgente, con un groove che richiama il northern soul, il brano racconta in modo amaro e tagliente la realtà della vita in una cittadina operaia inglese. La canzone fu un successo immediato: entrò direttamente al primo posto nelle classifiche britanniche, un traguardo. Nonostante la melodia coinvolgente, il testo è carico di frustrazione sociale e critica verso un Paese che sta cambiando in peggio sotto il governo Thatcher. Il brano è anche presente nella colonna sonora del film “Billy Elliott”.

“Shout to the Top!” (The Style Council, 1984)

Una delle canzoni più celebri e distintive degli Style Council, Shout to the Top! unisce un messaggio di resilienza sociale ad un arrangiamento soul-pop pieno di energia, dominato da un riff di piano immediatamente riconoscibile. Il brano incoraggia a non arrendersi, a “gridare fino in cima”, anche quando tutto sembra remare contro. 

“My Ever Changing Moods” (The Style Council, 1984)

Primo vero successo internazionale di Weller negli Stati Uniti, è una canzone sofisticata e profondamente introspettiva. Il testo esplora i cambiamenti d’umore e le contraddizioni interiori, con una melodia avvolgente che mescola soul, jazz e pop britannico. Uscita in due versioni (una acustica, voce e piano, e una più ricca con band completa), My Ever Changing Moods mostra il lato più riflessivo e poetico di Weller. È anche uno dei brani più amati dai fan storici e uno di quelli che meglio rappresentano la sua capacità di evolversi senza perdere autenticità.

 

Paul Weller, conosciuto anche come il “Modfather” del rock britannico, non ha mai smesso di cambiare, sperimentare, sfidare sé stesso e il suo pubblico. Il suo stile, sempre molto legato al passato Mod, ai Jam, al soul sofisticato degli Style Council, fino alla maturità eclettica della sua carriera solista, ha costruito un catalogo vastissimo e coerente, che parla con classe ed eleganza di politica, emozioni, identità e lotta. Una sintesi perfetta di un artista che, dopo mezzo secolo, non ha mai smesso di avere qualcosa da dire e qualcosa di nuovo da cantare.

Fonte immagine: Wikimedia Commons. (By maccosta)

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