Canzoni di rabbia e di guerra, intervista a Gerardo Balestrieri

Canzoni di rabbia e di guerra, intervista a Gerardo Balestrieri

Canzoni di rabbia e di guerra è un disco di canzoni necessarie, inevitabili in questo clima di incertezza e spavento. Il nuovo album di Gerardo Balestrieri, uscito il 9 ottobre, nasce così, sull’onda di un’urgenza espressiva, quando parole e musica diventano incontenibili.

Canzoni di rabbia e di guerra è un disco “istantaneo”, ma molto curato e suonato. C’è quasi una comunità artistica (quindici musicisti) a tesserne le trame musicali, di cui fa parte anche Pierpaolo Capovilla che mette la voce (e la penna) sul primo brano, “50mila morti”.

Il tutto sotto l’accurata direzione di Gerardo Balestrieri, cantautore di lungo corso con quindici album all’attivo. Artista tout court, ha suonato in tutto il mondo e vanta numerose collaborazioni, anche con il mondo teatrale e con nomi come Arturo Brachetti, Daniele Sepe e Bebo Storti, solo per citarne alcuni.

Per scelta dell’artista l’album, Canzoni di rabbia e di guerra, non sarà distribuito sui canali digitali, ma sono in forma fisica. Sarà possibile trovare l’album in tutti i negozi di dischi e negli store on-line.

Canzoni di rabbia e di guerra: Tracklist

01 50mila morti
02 Festival
03 Kurtz
04 Neanche una parola in occidente
05 Chissà
06 La paura
07 Si fa presto a cantare d’amore
08 Mare

Canzoni di rabbia e di guerra

Biografia dell’artista

Gennaro Balestreri è un cantautore apolide, polistrumentista e ha pubblicato quindici album.
Nel 1996 si laurea all’ Istituto Universitario Orientale di Napoli con una tesi sperimentale sul sincretismo e la spiritualità nella musica brasiliana: “L’estetica del vuoto nel buddismo applicata alla struttura ritmica della Bossanova”.
Artista tout court, autore di una live-sound-track del Nosferatu di Murnau, incide con La Nave dei Folli l’album Fricco misto vince il Festival di Pelago e partecipa ad Arezzo Wave ’96. 

Nel 2000 è invitato alla 25esimo edizione della Rassegna della canzone d’autore di Sanremo (Premio Tenco) come cantautore esordiente.

Nel 2006 vince la terza edizione del Mantova Musica Festival col miglior testo e partecipa al Festival della canzone umoristica con lo spettacolo Donna Canzonata. Nel 2007 esce il suo album d’esordio I nasi buffi e la scrittura musicale.

In estate presenta al Teatro Fondamenta Nuove di Venezia, con L’Arif Azerturk Ensemble di Istanbul. 

Dopo i concerti al Carnevale di Venezia, in luglio ’09 incide un disco con Moshen Namjoo, il più importante cantautore iraniano e prosegue col tour L’Accordeoniste Megaphoniste.
Nello stesso periodo pubblica Un turco napoletano a Venezia e incide Chi è Boris Vian. Sempre con Mohsen Namjoo si esibisce alla Mostra del Cinema di Venezia.

A giugno l’uscita del nuovo album “QUIZAS”, secondo disco dell’anno alla Targa Tenco 2013.
Nel 2014 Gerardo Balestrieri compare nel film Honig im Kopf di Til Schweiger, interpreta e si occupa degli arrangiamenti di Shakespeare ‘n Blues  e Cafè Chantant 1915 – 18.

Nel 2016 pubblica il suo quinto album “Canzoni nascoste”, terzo disco dell’anno per i giurati delle Targhe Tenco. Seguono Covers, Syncretica e Canzoni del mare salato, dedicato a Corto Maltese.
Nel 2020 pubblica due album: Elettro gipsy pandemika e Rue de la paix. Nel 2022 esce l’undicesimo album Dancing e nel 2023 presenta Ah Sud America!! canzoni centro sud americane tradotte in italiano e pubblica “Gerardo Balestrieri the best of”.
Nel 2024 incide due album Cumbia 8 pezzi facili e Elettro liscio, presenta lo spettacolo Marco Polo alla corte di Kublai Kan e The french touch, concerto dedicato alla canzone francese con traduzioni, adattamenti e interpretazioni.
Nel 2025 scrive e presenta al Carnevale di Venezia lo spettacolo “Giacomo Casanova, les femmes de ma vie. 

Intervista a Gerardo Balestrieri 

Nel titolo c’è la parola “Rabbia”. Qual è la funzione della rabbia in questo album?

La rabbia in questo disco è una risposta emotiva naturale che è venuta fuori nel comporlo e realizzarlo e mi auguro abbia lo stesso effetto per chi lo ascolta.
La coincidenza che fa molto piacere è aver citato (in parte nel titolo) un disco di Claudio Lolli che non conoscevo… 

L’album esce esclusivamente in formato fisico (CD/File HD), rifiutando piattaforme come Spotify o YouTube. In un’epoca dominata dallo streaming, questa è una scelta artista molto forte, da cosa nasce ?

Non credo una scelta forte, piuttosto è il lascito che è fiacco. La scelta di renderlo disponibile solo su cd è legata a tante questioni e l’avevo già intrapresa con il disco dedicato a Corto Maltese; è voler dare un peso specifico al lavoro fatto, anche da un punto di vista di memoria. Non liquidare e soprattutto cercare di spettacolarizzare il meno possibile l’album. Sarebbe stato facile e utile un singolo, un videoclip. Considerando poi il tema trattato ne avevo di comparse scomparse. Ma siamo già nell’era post commentari di Debord. Debordiamo già abbastanza. Per cui ho trattato l’ argomento con la massima delicatezza.
Poi al di là delle miserie che dà, cedere un disco contro la guerra a Spotify è un po’ come se un vegano desse i suoi prodotti alla macelleria

Il titolo racchiude due concetti potenti: Rabbia e Guerra. Qual è la relazione tra i due?

Si tratta di un discorso intimo e personale che poi ci accomuna. Se c’è la guerra c’è anche la rabbia di chi non la vuole e un “artista” ha la fortuna e il dovere di esternarla anche per liberarsene un po’. I momenti che viviamo angoscianti dinanzi a certe notizie, non danno certo allegria. E la musica può esprimere questa emozione. Rabbia, angoscia, tragedia ma con un finale e un filo di speranza. Anche se sperare non è abbastanza

L’album è definito “istantaneo, ma molto curato”. Come si conciliano queste due nature?

L’album l’ho scritto in tre notti…chitarra e voce. Con una chitarra per ragazzini di quelle che puoi suonare anche a letto… Poi lo abbiamo inciso ed arrangiato in tre mesi tra Venezia e Napoli. Nei momenti liberi di ognuno abbiamo registrato in casa e a volte in studio.
Ho curato la produzione artistica a Napoli con Carlo Di Gennaro che ha suonato la batteria e mixato il disco. Per cui son passati un po’ di mesi. Il disco pronto l’ estate scorsa è uscito il 09 ottobre. Dalla scrittura immediata,  per varie ragioni soprattutto pratiche lo abbiamo curato nel tempo. Trattasi di un’autoproduzione per cui anche questo ha inciso.

Il disco contiene testi “pungenti e ironici”, come in “Festival”. Quanto è importante l’uso del sarcasmo come arma per smascherare l’ipocrisia o la leggerezza del sistema culturale e mediatico che ignora le tragedie?

Il sarcasmo non so. A volte viene fuori anche per frustrazioni proprie. L’ ironia è tutt’altra cosa e credo sia alla base della vita. I testi pungenti in questo caso son d’ obbligo. Non c’ è stato tanto calcolo o tecnica a  riguardo. La scrittura è venuta fuori anche per aderenza al suono e viceversa… Festival è un testo che è venuto fuori proprio perchè avevo da poco visto l’edizione cosiddetta dei cantautori: e sono rimasto sconcertato dalla esposizione mediatica e da tutto il sistema di promozione che c’è intorno. Reels storie tik tok finti sold out. Il finale sembra autocelebrativo ma in realtà è stata una pura tecnica (in questo caso ) di scrittura, per chiudere il brano e omaggiare il Club Tenco che opera sempre all’Ariston.

Immagini in evidenza: ufficio stampa

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