I girasoli di Van Gogh dei Folkabbestia | Intervista

I girasoli di Van Gogh dei Folkabbestia | Intervista

Venerdí 14 marzo la storica rock-folk band Folkabbestia, regala un nuovo lato di sé attraverso la pubblicazione del singolo I girasoli di Van Gogh. Si presenta come una vera e propria esperienza musicale coinvolgente ed innovativa. Il gruppo pugliese a sei anni di distanza dall’ultimo album pubblicato, emerge dall’uragano di intensità che lo contraddistingue, spaccando gli schemi del convenzionale ed offrendo al pubblico un carosello di emozioni che si fonde alla musica quanto ad una metafora entusiasmante. Infatti, l’allegoria dei girasoli diVan Gogh, in I girasoli di Van Gogh dei Folkabbestia, sta a richiamare la bellezza e la delicatezza dell’amore, immagine che appare lucida agli ascoltatori grazie al parallelismo tra passione ed arte, rafforzato dalla moltitudine di riferimenti poetici ed artistici.

La band si è poi esibita a Modena, Bologna e Parma, portando sul palco un opera capace di inebriare.

Abbiamo avuto la piacevole opportunità di intervistare i Folkabbestia.

I girasoli di Van Gogh dei Folkabbestia – intervista

I girasoli di Van Gogh è un brano che parla di amore, ma anche di speranza e bellezza nonostante le difficoltà. Qual è la storia dietro la scelta di raccontare lamore attraverso la metafora di Van Gogh? C’è qualche legame personale che vi ha spinto a usare il pittore come simbolo?

Anche se amiamo i dipinti di Van Gogh non c’è un particolare legame personale. Nel testo della canzone la persona a cui si vuole bene viene paragonata ai momenti più belli della vita quotidiana e addirittura ai capolavori della letteratura o dell’arte. I girasoli sono un’immagine potente, e quando la musica evoca immagini potenti ne trae sempre forza, inoltre Van Gogh è noto per la sua passione e intensità, caratteristiche che si riflettono perfettamente nel brano. La melodia del ritornello ha un carattere cromatico e ripetitivo che ben si accosta alla parola girasoli, un giro di note che torna sempre su se stesso.

Parlate sempre di energia rinnovata, ma quando scrivete una canzone come questa, c’è un momento specifico in cui vi accorgete che lidea” è diventata realtà? Come si sente quel click” che segna la nascita di una nuova canzone Folkabbestia?

Abbiamo tante bozze di canzoni in cantiere, a volte solo unidea di testo, o lappunto di una melodia registrata al volo sullo smartphone, alcune di queste restano in standby anche per anni, poi improvvisamente esce fuori la chiave giusta e diventano un pezzo dei Folkabbestia. Le canzoni come il buon vino spesso hanno bisogno di maturare, di invecchiare per poi essere registrate e pubblicate quando sono pronte. Fondamentalmente abbiamo bisogno di suonarle insieme in sala prove e in quel momento si capisce subito se quell’idea diventerà una nostra nuova canzone.

Il brano mescola melodie folk e rock, ma qual è lelemento musicale che, secondo voi, rende il suono di I girasoli di Van Gogh unico rispetto al passato della band? È una singola scelta di arrangiamento o qualcosa che ha a che fare con la vostra evoluzione come gruppo?

La melodia e il giro degli accordi di questa canzone sono molto particolari e diversi dalle nostre canzoni precedenti. La melodia della strofa è una nota ripetuta su un giro armonico che modula continuamente da maggiore a minore. Il ritornello invece è un tema un po’ circense o un po’ alla Nino Rota che si ripete continuamente e gira intorno a se stesso, appunto come la parola girasoli. L’arrangiamento richiama vagamente la new wave degli anni 80, come ad esempio i Talking Heads, oppure i Decibel, ma abbinando ad una solida base rock gli strumenti tipici del folk come violino, fisarmonica e flauto.

Visto che la canzone è molto visiva, quale sarebbe la scena perfetta per accompagnare il brano in un video musicale? Un sogno nel cassetto su come potrebbe essere visualizzato il concetto di “girasoli di Van Gogh” nel mondo della musica?

Immagino un video realizzato in computer grafica che abbina le immagini dei celebri dipinti di Van Gogh con i suoi colori vivaci e passionali con la nostra musica molto gioiosa e potente. Speriamo di poterlo realizzare al più presto.

Il tema centrale del brano è l’amore, ma c’è una forma di amore in particolare che sentite più vicina alla vostra musica, quella che vi spinge a continuare a creare? È un amore per la musica stessa, per le persone che vi seguono, o per qualcosa di ancora più grande? Ogni volta che riprendete in mano un nuovo progetto musicale, quale pensate sia la sfida più grande da affrontare, sia come band che come individui? Cosa vi ha spinto a continuare dopo sei anni di silenzio discografico?

L’amore muove tutte le cose, come dicevano i Beatles “All you need is love”. Ovviamente noi la musica la facciamo con amore e per amore. Siamo vittime di un sortilegio che ci ha stregati da ragazzini e da allora ce lo portiamo dietro. Non potremmo mai smettere di fare musica. Ogni canzone nuova, ogni progetto è sempre diverso da quello che abbiamo fatto in precedenza, è una sfida, una voglia di mettersi di nuovo in gioco. Sono passati sei anni dall’ultimo disco, in mezzo c’è stato il periodo triste del Covid e per vari motivi ci siamo un  po’ allontanati. Ma ora siamo pronti a ritornare con questa ed altre nuove canzoni per infiammare i palchi con i concerti di questa estate.

Visto che I girasoli di Van Gogh racconta di amore e bellezza, qual è la definizione personale di bellezza che ognuno di voi porta dentro, e come questo concetto influenza la musica che create?

Il concetto di bellezza è misterioso e sfuggente, se si potesse definire con delle regole o con una equazione matematica sarebbe troppo facile realizzare un’opera d’arte. A volte bisogna rischiare e fare qualcosa di nuovo, senza mai ripetersi, essere curiosi e cercare sempre qualcosa di speciale, rompere gli schemi e lanciarsi nel vuoto senza paura. Se si seguono strade sicure molto probabilmente quello che verrà fuori non sarà bello.

Nel singolo si intrecciano strumenti acustici ed elettrici, creando un gioco di dinamiche coinvolgenti. C’è qualche strumento che, a un certo punto, sentite parlare” da solo e vi guida a sviluppare il resto del brano?

In questo brano a differenza di altri ci sono tante piccole parti di chitarra, arpeggi, riff, accompagnamenti di chitarre acustiche che si intrecciano e si incastrano. Questi, insieme ad una solida base di basso e batteria, formano le fondamenta rock del brano. Poi ci sono gli strumenti acustici che suonano i temi all’unisono e fanno delle parti di contro canto, soprattutto nella parte centrale e nel finale del brano. Non c’è uno strumento che guida gli altri ma tutti insieme dialogano per creare un dipinto sonoro, come se fosse un quadro di Van Gogh.

Avete sempre descritto i vostri concerti come veri e propri momenti di energia condivisa con il pubblico. C’è una sensazione che provate durante un live che vi dà limpressione che la musica sia completa”, che raggiunga la sua massima espressione. Dal punto di vista creativo, siete più delle persone che si lasciano ispirare dal contesto o preferite cercare attivamente l’ispirazione? Se doveste darci un’idea del luogo o della situazione che vi ha portato a scrivere I girasoli di Van Gogh, dove ci troveremmo?

Abbiamo suonato davanti a duecentomila persone come al Campovolo di Reggio Emilia con Ligabue, oppure davanti a quindici persone. L’approccio non cambia,  cerchiamo sempre di dare il massimo. Il concerto è uno scambio di emozioni tra noi e il pubblico, se questo avviene funziona altrimenti no. L’ispirazione per le nuove canzoni arriva quando meno te l’aspetti, a volte viene da persone che incontriamo durante i nostri viaggi, o da situazioni che ci accadono, altre volte da sensazioni più personali come è il caso di questa canzone. I girasoli di Van Gogh nasce dalla volontà di poter parlare alla persona che si ama per dirle tutto il bene che si prova. A volte nella vita questo non accade, perché la routine tende a rendere tutto piatto, allora una canzone forse è il modo migliore per potersi dire ti amo.

In un mondo in cui la musica è spesso consumata rapidamente, come vi assicurereste che una canzone come questa non sia solo un ascolto fugace, ma unesperienza che rimanga con chi la ascolta per molto tempo?

La canzone, una volta pubblicata, cammina con le sue gambe e spesso ha degli esiti imprevedibili. Canzoni che ritenevamo più deboli sono poi diventate dei nostri cavalli di battaglia, mentre brani sui quali abbiamo investito tante energie si sono poi perse con il tempo. Il pubblico è sovrano, non siamo noi artisti a decidere quello che resterà nel tempo ma soltanto la gente che ascolta.

Il brano ha un forte messaggio di speranza. Se fosse possibile fare un parallelismo tra la vostra carriera musicale e un altro quadro di Van Gogh, quale scegliereste e perché? Come band, avete sempre avuto unimpronta fortemente identitaria, ma immaginate un mondo in cui il vostro suono venga completamente trasformato da un altro genere musicale. Quale sarebbe la “reinvenzione” più stravagante che fareste di voi stessi, senza perdervi?

Un campo di grano forse rappresenta bene la Puglia, la terra da dove veniamo, con il suo giallo intenso, e sicuramente rende ben visibile le radici della musica popolare e folk. In realtà ci reinventiamo continuamente, ogni disco è diverso dai precedenti, ma conserviamo un marchio di fabbrica, in modo che al primo ascolto si possa dire questa è una nuova canzone dei Folkabbestia.

In unepoca in cui il concetto di “arte” è in continua evoluzione, come vedete la relazione tra la musica e le altre forme artistiche come la pittura, la letteratura, o il cinema? E come la vostra musica si intreccia con queste altre discipline?

La forza della musica, quando si intreccia con altre forme d’arte, si amplifica. Personalmente quando scrivo una canzone cerco sempre di collegarmi a delle immagini, devo visualizzare il testo che sto scrivendo come se fosse la sceneggiatura di un lungometraggio. Alcune nostre canzoni sono state utilizzate come colonna sonora di alcuni film. Sarebbe bello in futuro scrivere una colonna sonora per intero e lavorare in sinergia con un regista in modo che musica, testi e immagini possano dialogare insieme.

Nel brano, il ritornello è irresistibile e invita a cantare. Quando scrivete un ritornello che volete che il pubblico canti insieme a voi, cosa deve avere? Cos’è che fa sì che un ritornello diventi universale?

Anche in questo caso non c’è la ricetta. Un ritornello per funzionare forse deve esprimere un’emozione. Una frase semplice in cui tutti si possano riconoscere. La musica deve essere orecchiabile, ma non troppo e deve sempre avere qualcosa che ti stupisce, che appunto non hai mai sentito prima.

Ogni album, ogni singolo ha una propria storia. Se I girasoli di Van Gogh fosse un capitolo di un libro, quale sarebbe il titolo del capitolo e cosa rappresenterebbe nel contesto della vostra carriera musicale fino a questo punto?

Il titolo del capitolo sarebbe “Il viaggio continua”. Dopo trent’anni di carriera abbiamo ancora voglia di ripartire e di ricominciare e di vedere il nostro pubblico sotto il palco a ballare e cantare insieme a noi la nostra nuova canzone “I girasoli di Van Gogh”!

Fonte immagine: ufficio stampa

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