L’Esperto, il nuovo singolo di Rocco | Intervista all’artista

L'Esperto, nuovo singolo di Rocco

L’Esperto è il nuovo singolo di Rocco in uscita il 6 giugno 2025 che anticipa l’uscita dell’album Alieni e Transumani.

L’Esperto, il nuovo singolo di Rocco: scopriamone di più

Il brano, ironico e affilato, prende di mira la figura dell’esperto mediatico con uno stile che fonde cantautorato, pop e hip hop. Si tratta di una critica lucida all’omologazione del pensiero.

Il videoclip de L’Esperto, ideato, realizzato e montato da Rocco, combina creatività umana e tecnologie di intelligenza artificiale per dar vita a una banana antropomorfa che incarna il ruolo dell’esperto, raccontando la sua evoluzione attraverso le epoche: dall’antica Grecia fino a un futuro ipertecnologico.

Scopriamo insieme l’album Alieni e Transumani

“Alieni e Transumani”  è un disco che unisce ironia e critica sociale per raccontare le contraddizioni del presente. Tra elettronica, rap e pop, Rocco affronta temi come controllo digitale e transumanesimo con uno stile diretto e dissacrante. Un cantautorato moderno che fa riflettere senza rinunciare al ritmo. La tracklist dell’album è la seguente:

1. Arrivano gli alieni
2. Sicurezza nazionale
3. Inquina menti
4. Transumania
5. Il ballo delle balle
6. Cane fruttarianl
7. L’esperto
8. Cara mamma

Abbiamo intervistato Rocco per conoscere meglio gli intenti autoriali e le scelte musicali, partendo dal singolo L’Esperto

1) Come nasce LEsperto?

Nasce da un’allergia. Non ai pollini, alle graminacee o agli acari della polvere, ma all’arroganza. Quella di chi sa tutto su tutto, sempre, anche se cambia sistematicamente idea nello spazio di un tweet. L’Esperto è la mia risposta alla bulimia di certezze che affligge il nostro tempo: un’epoca in cui non sappiamo più stare con il dubbio e la complessità, in cui l’opinione degli “espertoni” di turno cambia più velocemente di una tendenza su TikTok. Ma guai a metterla in discussione, eh. Lo dice l’esperto… Forse il momento definitivo in cui ho deciso di scrivere la canzone è stato quello in cui ho visto un medico interpellato in una trasmissione TV per fare analisi geopolitiche sulla guerra. Lol.

2) Come la mescolanza di stili musicali aiuta nella trasmissione del messaggio del brano?

Il solito “espertone” di turno cambia tono e idea ogni due frasi. Passa dal paternalismo al terrorismo emotivo, dalla scienza al sentito dire, dal sorriso rassicurante alla supercazzola tecnica. A quel punto, per raccontarlo, ho voluto fare lo stesso con la musica. L’Esperto parte con una chitarra latin pop, esplode in un ritornello corale, quasi da musical parodico, con cori femminili che ti urlano in faccia che “è arrivato l’espertooo” e culmina con uno special simil-gaberiano, in cui l’esperto si smaschera da solo, tra deliri pseudoscientifici e lapsus freudiani. È un brano che non sta mai fermo, proprio come le “verità ufficiali”. Il cambio continuo di stile l’ho trovato il modo più onesto per raccontare una figura che cambia pelle a seconda della telecamera accesa. Dopodiché spaziare tra generi diversi è anche una mia peculiarità da sempre, perché l’arrangiamento per me è come un vestito della canzone. E ritengo che per ogni circostanza ci sia il vestito più adatto.

3) Come si raccontano le contraddizioni del presente con il disco Alieni e Transumani?

Alieni e Transumani è tipo un test antidoping per la coscienza. Un album che mette il dito dove fa ridere ma anche dove fa più male. Cerca di mostrare lo squilibrio strutturale del nostro tempo, la schizofrenia quotidiana che ci viene venduta come normalità (o “nuova normalità”): gli alieni che diventano breaking news mentre l’umano scompare, la censura vestita di “sicurezza”, l’ecologia che puzza di greenwashing, le tecnologie che ci spogliano fingendo di evolverci, lo sviluppo mistificato con il progresso, i “balli delle balle” che rimbalzano h24 sui media, la spiritualità del profitto, le emozioni algoritmiche, e, in fondo a tutto, la voce inascoltata di un figlio non ancora nato che forse ci chiede: «Vi siete accorti di quello che state diventando?» Satira e musica, in quest’album, fanno da specchio. Uno specchio deformante, forse, ma proprio per questo magari funzionale a toccare qualche coscienza.

4) Quale aspetto della società odierna tende a sottolineare maggiormente nei suoi brani?

La sua tendenza patologica a delegare ogni cosa, persino il pensiero. Al punto che l’obbedienza remissiva si traveste da libertà. Viviamo nel trionfo dello “scegli ciò che vuoi, purché sia tra le opzioni che ti diamo noi”. In tal senso, viviamo nell’epoca della massima mistificazione linguistica, in cui la censura si chiama “linea editoriale”, la propaganda si chiama “fact-checking”, un genocidio si chiama “legittima difesa” e la sorveglianza di massa si chiama “protezione”. In cui le menti galleggiano ubriache in paradossi inconcepibili come “realtà virtuale”, “distruzione creativa”, “benzina verde”. Questa neolingua tossica è ovunque e nei miei brani cerco di sabotarla, di scardinarne le fondamenta con l’ironia, la satira e una delicata denuncia. Nei miei brani c’è sempre una vena che punta a scorticare il linguaggio, a mostrare le trappole semantiche dentro parole fintamente rassicuranti. Non per dire “io ho capito tutto”, ci mancherebbe, ma per ricordarci che farsi domande oggi più che mai è un atto rivoluzionario. Perché in fondo significa che riusciamo ancora a pensare.

5) Quali sono gli spunti musicali maggiori dai quali attinge per le sue composizioni?

Sono cresciuto a pane e contaminazioni. Attingo da chi non ha mai separato il suono dalla coscienza. Da chi ha fatto della musica un atto politico e poetico, ma anche dissacrante. Gaber, Battiato, De André, Rino Gaetano, Bennato, ma anche tanta musica straniera, etnica, tribale, canti religiosi, la musica classica che scava dentro. Mi piacciono le canzoni che hanno qualcosa da dire. Mi interessa ogni linguaggio che abbia avuto o che abbia il coraggio di rompere gli schemi, che esca dal seminato, anche a costo di risultare anacronistico, scomodo o inclassificabile. Inclassificabile, a dispetto di un mondo che etichetta tutto con gli hashtag, dimenticando l’unicità e irripetibilità di ogni cosa. Forse è lì che si inserisce il mio lavoro, non per spiegare il mondo ma per ascoltarne le crepe. E i loro suoni.

Qui il videoclip del singolo di Rocco L’Esperto su YouTube.

 

Fonte immagine di copertina: Ufficio stampa

 

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