Caparezza, pseudonimo di Michele Salvemini, rapper, cantautore e produttore discografico, nel 2017 ha lanciato il suo settimo disco intitolato Prisoner 709. Album estremamente personale e introspettivo, lo scopo dell’artista è quello di guidare chiunque lo ascolti nel turbine di inquietudine che lo ha colpito. Quest’album è molto lontano dai precedenti lavori del cantante. I progetti discografici antecedenti trattavano con un’ironia e una comicità tagliente tematiche quali la politica o la critica verso la società. Prisoner 709 si concentra su una dimensione più personale; il cantante vuole condividere se stesso con il suo pubblico, usando la musica come mezzo per scappare da quella condizione di prigionia mentale che lo rende prigioniero di se stesso.
Chi è Caparezza?

Michele Salvemini (in arte Caparezza) è un rapper italiano nato a Molfetta il 9 ottobre del 1973. La sua passione per la musica inizia da bambino, tuttavia crescendo, per un periodo, il cantante abbandonò questo mondo per dedicarsi ad altro. Decise di intraprendere la carriera pubblicitaria dopo il diploma, tuttavia, rendendosi conto che quella non era la sua strada, decise di abbandonare tutto per dedicarsi al 100% alla musica. Iniziò la sua carriera con il nome di Mikimix, ma non riscosse molto successo. Nel 1998 pubblicò il suo ultimo singolo nei panni di Mikimix, intitolato “Vorrei che questo fosse il paradiso”. Da quel momento l’artista cambiò nome in Caparezza (“testa riccia” nel dialetto molfettese) e con il suo secondo album, intitolato Verità supposte, iniziò la sua scalata verso il successo. Gli album di Caparezza sono sempre stati incentrati su tematiche politiche e sociali; tuttavia, dal 2017, Prisoner 709 ha aperto un varco verso una dimensione più introspettiva del cantante. Vediamo quindi nel dettaglio qual è il messaggio che Prisoner 709 vuole trasmettere.
Prisoner 709, un viaggio tra identità e psiche
Gli amanti di Caparezza sanno perfettamente che l’artista non lascia mai nulla al caso; dietro ogni sua parola si cela un significato nascosto, difficile da comprendere a primo impatto, e il titolo “Prisoner 709” scelto per quest’album non è da meno. Il numero 709 non ha un significato immediato ma, secondo quanto testimoniato dal rapper stesso, rappresenterebbe una sorta di dualismo o crisi d’identità che il cantante ha avuto negli anni precedenti. Il numero 7 rappresenta le sette lettere contenute nel nome “Michele” (nome di battesimo del cantante), mentre il numero 9 altro non è che il numero delle lettere contenute nel suo nome d’arte, “Caparezza”. E lo zero? Questo numero fa da tramite, congiunge le due identità in lotta tra loro.
Se il titolo è così carico di significato ed introspezione, i testi contenuti nell’album non sono da meno. Analizzando alcuni brani possiamo ben comprendere come ognuno di essi rappresenti un capitolo del vortice interiore e del carcere mentale che Caparezza si ritrova a vivere. L’album si apre con la canzone Prosopagnosia, una malattia per cui chi ne viene colpito non riesce a distinguere i tratti del volto delle persone; l’artista con questo brano vuole rappresentare la confusione e la crisi d’identità che sta vivendo, parlando dello sgomento che prova nel non riuscire più a riconoscere se stesso. Questa questione viene poi ripresa nella traccia finale, intitolata Prosopagno sia! (esempio pratico dei giochi di parole tipicamente usati dall’artista); qui, alla fine del disco, l’artista accetta semplicemente la sua condizione con rassegnazione. Vediamo quindi come in ogni brano l’artista offra spunti di riflessione che ci permettono di comprendere e vivere a pieno il suo dolore. Un altro esempio potrebbe essere il brano omonimo, “Prisoner 709″, simbolo di lancio dell’album, in cui Caparezza racconta la condizione di prigionia mentale causata dalla depressione. Nel pieno disagio che vive, cerca un appiglio a cui aggrapparsi ed è il caso di Confusianesimo; tuttavia qui emerge il suo scetticismo: il rapper non riesce a trovare una religione che faccia al caso suo e di conseguenza non trova conforto neanche in una dimensione spirituale.
Questi brani sono solo un assaggio del genio creativo dell’artista e soprattutto della sua condizione psicofisica. Difatti, Caparezza, il cui sito ufficiale offre ulteriori approfondimenti sulla sua discografia, non parla solo ed esclusivamente della sua condizione psicologica, ma ci fornisce un quadro di quella che è la sua condizione fisica. L’artista in questo album parla di come la sua condizione mentale si sia aggravata a causa di una malattia contratta nel 2015, l’acufene.
Acufene: il disturbo che affligge Caparezza
L’acufene è un disturbo uditivo che si manifesta come un fischio continuo; si può ben comprendere, quindi, come questo sia il disturbo peggiore che un musicista possa contrarre. Caparezza parla di questa tortura che ha colpito il suo orecchio in “Larsen”. In questo brano descrive con chiarezza cosa significa avere l’acufene e mostra come questo disturbo condizioni la sua vita in modo significativo.
Da questa breve analisi si evince come, oltre a mostrare un’innegabile genialità creativa, Caparezza riesca anche ad abbattere ogni barriera tra sé e l’ascoltatore, condividendo con il suo pubblico gli aspetti più personali della sua vita, cosa mai fatta prima. È un album complesso, introspettivo, e per questo difficile da interpretare. L’unico modo che l’ascoltatore ha per comprenderlo a pieno è quello di entrare in sintonia con l’artista, in modo che questo possa guidarlo nel turbine di depressione, negatività e sofferenza che ha colpito la sua esistenza.
Questi sono i titoli dei brani che compongono l’album:
• Prosopagnosia (feat. John De Leo)
• Prisoner 709
• La caduta di Atlante
• Forever Jung (feat. DMC)
• Confusianesimo
• Il testo che avrei voluto scrivere
• Una chiave
• Ti fa stare bene
• Migliora la tua memoria con un click (feat. Max Gazzé)
• Larsen
• Sogno di potere
• L’uomo che premette
• Minimoog (feat. John De Leo)
• L’infinto
• Autoipnotica
• Prosopagno sia!
Fonte immagine in evidenza: Amazon.it, copertina ufficiale dell’album Prisoner 709