In questa Intervista Soryu, nome d’arte di Eugenia Bellomia, presenta il suo nuovo singolo “Nuje”, disponibile dal 16 Maggio su tutte le piattaforme digitali. Il brano è un adattamento inedito in lingua napoletana del celebre brano “Call of Silence”, tratto dall’anime “Attack on Titan” composto da Hiroyuki Sawano. Come spiegato dalla stessa Soryu, l’obiettivo di questo progetto è la creazione di un ponte sonoro e culturale tra Mediterraneo e Oriente, quindi tra Napoli e Giappone legate già da importanti aspetti culturali condivisi come la forte identità locale, culture gastronomiche iconiche e il rapporto profondo con la spiritualità. Soryu, racconta nell’intervista, sceglie il napoletano per la sua “Nuje” non solo perché questo dialetto ha la giusta potenza espressiva ma anche perché “è radice, è emozione cruda” ed effettivamente il brano trasmette tutta la passione dell’autrice per la sua terra e l’enorme fascinazione per la cultura orientale; ad impreziosire il brano poi ci sono le chitarre di Gianni Guarracino, storico musicista legato a figure quali Pino Daniele, Edoardo De Crescenzo e Gino Paoli per citarne alcuni. Ecco come in questa intervista Soryu racconta “Nuje”:
Il video musicale mette subito in chiaro le cose: dopo pochi secondi appare una pizza, ma soprattutto il brano è cantato in dialetto napoletano, scelta coraggiosa da un punto di vista commerciale. Perché hai scelto il dialetto e non andare “sul sicuro” italiano?
Perché il dialetto è casa. È radice, è emozione cruda. Cantare in napoletano è stato un atto d’amore verso la mia terra e verso quella parte di me che non ha mai voluto conformarsi solo per piacere di più. È vero, l’italiano sarebbe stata la scelta “sicura”, ma io non volevo essere sicura,volevo essere vera. E il napoletano ha una musicalità e una potenza espressiva che, per questo brano, erano perfette.
Come mai credi si stia diffondendo questa fascinazione verso l’Oriente, in particolare verso la cultura giapponese, sud-coreana, cinese e thailandese, che oggi quasi sta sostituendo quella delle vecchie generazioni che guardavano invece agli USA?
Perché è una cultura che sa ancora emozionare profondamente, e che parla in modo diretto alle nuove generazioni. C’è qualcosa di estremamente autentico e spirituale, anche nelle forme più pop, che ti arriva dritto al cuore. E poi c’è un’estetica curatissima, un’attenzione per il dettaglio e per la narrazione simbolica che l’Occidente spesso ha perso. Io stessa sono cresciuta con gli anime e con i videogiochi giapponesi, e mi sono sempre sentita più rappresentata da quelle sensibilità lì, più poetiche, più stratificate, meno scontate.
Gli anime e i manga hanno delle radici importanti anche nella nostra cultura, perché hanno accompagnato molte generazioni a partite dagli anni ’70. Tu come ti sei avvicinata? Quale è stato il primo anime/manga che hai amato?
Credo sia stato Naruto a segnarci tutti, ma nel mio caso sono stati soprattutto i videogiochi giapponesi ad avere un impatto profondo su di me. Kingdom Hearts e Final Fantasy hanno formato la mia immaginazione, la mia sensibilità e perfino il mio modo di vivere le emozioni. Erano mondi pieni di luce e oscurità, amicizie forti, sogni, dolore… e io mi ci rifugiavo, trovando un’identità anche lì. Sono stati il mio primo grande amore narrativo.
Come è stato lavorare con Gianni Guarracino? Cosa ti ha lasciato quest’esperienza?
Un’emozione immensa. Gianni è un gigante della musica, ma la cosa che più mi ha colpito è la sua sensibilità. Ha capito il brano nel profondo e ha saputo dargli una luce in più con la sua chitarra, senza mai oscurarne l’essenza. È stato come parlare una lingua comune, fatta di vibrazioni e intenzioni. Mi ha lasciato tanta ispirazione e il desiderio di continuare a lavorare con chi, come lui, mette l’anima in quello che fa.
Nel lavoro di diffusione e promozione del brano, hai un canale che possa portarlo anche in Giappone?
Ci stiamo lavorando! Il Giappone è un obiettivo importante per me, sia dal punto di vista artistico che emotivo, perché ha influenzato profondamente il mio percorso. Sto cercando di creare connessioni con realtà che possano aiutarmi a far arrivare Nuje anche lì. Sarebbe un sogno portare la mia musica in un Paese che sento così vicino, anche se geograficamente è così lontano.
Oltre al Comicon nel quale ti sei esibita, prevedi altre esibizioni per la pubblicità del singolo?
Sì, farò di tutto per sfruttare ogni opportunità che mi permetta di cantare dal vivo e far conoscere la canzone. Voglio portare Nuje dove posso, che sia un palco grande o un momento più intimo: ogni esibizione è un modo per entrare in contatto diretto con le persone, per trasmettere l’energia e il significato di questo progetto. La musica, per me, è condivisione.
Come si evince da questa intervista in cui Soryu presenta “Nuje”, il suo intento è quello di essere “vera”, di “non conformarsi solo per piacere di più”, ma anche di far allargare lo sguardo verso altre realtà, nello specifico quella giapponese, carica di autenticità e spiritualità.
Fonte immagine: Ufficio Stampa