INFINITO Visioni dell’altrove è il titolo della mostra delle opere e del libro d’artista di Ciro Palumbo, ispirati a L’Infinito di Giacomo Leopardi, grazie a DADART e ARCHEION con la collaborazione di Artis Suavitas. Sarà possibile ammirare tale progetto dal 4 al 25 ottobre presso il Castel Nuovo di Napoli: in esposizione ci saranno circa 30 opere tra tele dipinte a olio, tecnica mista su tela e sculture, e un’opera-video.
Ciro Palumbo sfoglia il proprio libro d’artista
L’evento “Infinito, tra parola e immagine”
Mercoledì 8 ottobre, nella Sala della Loggia, si è tenuto l’evento Infinito, tra parola e immagine con la presentazione del libro d’artista. Ma definirla “presentazione” forse è riduttivo: è stato un pomeriggio intenso, in cui riflettere su temi profondi, come lo sgomento dell’io davanti ai propri limiti. All’evento erano presenti, insieme all’artista Ciro Palumbo, l’attore e scrittore Peppe Lanzetta, la poetessa Anna Marchitelli, l’avvocato Antonio Larizza, moderati dal giornalista Rai Luigi Carbone. Impossibile non citare il reading a cura di Ettore Nigro e PierGiuseppe Francione, con le musiche originali eseguite dal vivo da Mario Autore.
L’immensa grandezza di Giacomo Leopardi
Come ha più volte sostenuto Peppe Lanzetta, l’artista è colui che anticipa i tempi. Leopardi, la cui opera è approfondita da fonti autorevoli come l’Enciclopedia Treccani, ci ha regalato l’immensa potenzialità dell’uomo e del creato. Il suo brillante talento ha permesso al poeta recanatese di scavare nelle viscere e darci ciò che ancora oggi rappresenta un oggetto di studio e discussione. Il modello leopardiano è da sempre fonte di ispirazione e ammirazione poiché non si limita a riflettere sul male di vivere, ma lo traduce in arte. Ed è proprio l’arte a permettergli di naufragare dolcemente nel mare.
Le poesie di Anna Marchitelli e Davide Rondoni
Il contributo di Anna Marchitelli e Davide Rondoni non è meramente poetico: i due scrittori hanno impresso la loro anima in tale progetto. Anna Marchitelli, in particolare, sottolinea come il progetto ideato da Ciro Palumbo riesca a coniugare pittura e scrittura partendo dalla ricerca dell’infinito. Lei stessa ha cercato un modo per leggere quei versi leopardiani, per poi capire che bisognava attraversarli come un territorio inesplorato.
L’ispirazione di Ciro Palumbo
Quando viene chiesto all’artista da dove nasca la sua ispirazione, da parte del giornalista Rai Luigi Carbone, egli non può che citare il celebre verso «e questa siepe che da tanta parte / dell’ultimo orizzonte il guardo esclude», definendo il suo un vero e proprio progetto d’amore. Proprio da quella siepe bisogna partire e compiere un grande salto, per prendere coscienza e al tempo stesso per perdersi. Un verde che scompiglia, che induce ad abbandonare ogni pensiero per l’esplosione di una stella. La perdizione nella siepe permette all’uomo di rispecchiarsi nella luna e nelle stelle per trovare una vecchia memoria di sé.
Ad ispirare l’artista è stata sicuramente la natura, con cui Leopardi aveva instaurato un rapporto di Odi et amo. E Ciro Palumbo sembra aver ereditato quella concezione della natura scostumata, come egli stesso la definisce. In particolare, il mare per lui rappresenta l’elemento visivo per eccellenza, nonché simbolo del viaggio per antonomasia.
Imperdibile, dunque, il progetto e il concept di Ciro Palumbo: non una semplice mostra d’arte ma un’occasione per riflettere sui classici che continuano a essere attuali, ci sfiorano la pelle e fanno spuntare ali alle nostre ferite. Non solo è possibile bussare alle porte dell’infinito, ma anche perdersi al suo interno.
Fonte immagine: Ufficio stampa