Giambattista Pittoni e l’epoca di Casanova. Viaggio nel ‘700 tra Venezia e Napoli, dal 20 maggio al 15 agosto 2025 in mostra al Palazzo Reale di Napoli
Giambattista Pittoni e l’epoca di Casanova: tre dipinti per raccontare un Settecento seducente
È piccola, ma vale tantissimo: la nuova mostra al Palazzo Reale di Napoli, Giambattista Pittoni e l’epoca di Casanova. Viaggio nel ‘700 tra Venezia e Napoli, è una di quelle sorprese che ti fanno capire come la cultura possa nascere davvero dalla collaborazione e dall’entusiasmo condiviso. È stato proprio questo lo spirito che ha guidato il progetto, come ha spiegato Paola Ricciardi, dirigente delegato del Palazzo, durante la conferenza stampa: mettere insieme idee, energie, persone che magari non si conoscevano prima, ma che hanno creduto in qualcosa di bello da costruire insieme. E, soprattutto, farlo anche con poche risorse, ma tanta passione. La mostra si tiene in un luogo davvero speciale: l’Alcova della Regina, una stanza raccolta, elegante e ben conservata, dove un tempo riposava la sovrana. In questo spazio ricco di storia e atmosfera intima, sono esposte tre opere di Giambattista Pittoni, che fino a poco tempo fa erano inedite o quasi sconosciute. Pittoni è considerato uno dei protagonisti della pittura veneziana del Settecento. In mostra ci sono tre sue opere: Venere con due amorini, Diana addormentata con amorino e cane e Apollo con due amorini. Tutti e tre arrivano da una collezione privata americana (sì, gli originali sono stati prestati da una famiglia che vive oltreoceano), ma in origine appartenevano a una nobile famiglia padovana, ormai estinta. Due di queste tele erano considerate perse, fino a quando lo storico dell’arte Andrea Donati, che ha curato la mostra, le ha ritrovate dopo una lunga ricerca tra archivi e pubblicazioni dimenticate. La terza, l’Apollo, è invece un’assoluta novità. Pittoni non è uno dei nomi più conosciuti dal grande pubblico, ma merita davvero attenzione. Nato e vissuto a Venezia, era parte di una famiglia di pittori e ha lavorato per tutta la vita nella sua città, senza però rinunciare a una carriera internazionale: le sue opere sono finite in Germania, Polonia, Inghilterra… ma lui è sempre rimasto a casa. Venezia, in fondo, nel ‘700 era una specie di punto d’incontro culturale dove si poteva viaggiare anche solo stando fermi.
Le opere in mostra raccontano molto bene lo spirito di quell’epoca, tutta giocata tra eleganza, seduzione e mitologia. Venere è raffigurata distesa in modo quasi teatrale, sensuale ma mai volgare; Diana dorme profondamente, con accanto il suo cane da caccia, in un’atmosfera che sembra fatta apposta per sognare dopo una notte d’amore; e Apollo, che guarda dritto negli occhi chi osserva il quadro, è lì, vigile, quasi a sorvegliare tutto. Insomma: questi non sono solo quadri decorativi, ma scene pensate per un ambiente intimo come un boudoir, un angolo privato in cui arte e desiderio si incontrano. Un aspetto davvero interessante è il lavoro grafico dietro a queste opere. Pittoni disegnava moltissimo, ogni giorno, nella sua bottega: studiava mani, piedi, animali, scene intere. In mostra ci sono alcuni suoi schizzi originali, come la mano di Venere che tiene la freccia di Cupido, e perfino un cane da caccia addormentato, che poi ritroviamo nel dipinto di Diana. Vedere questi disegni accanto alle tele è come sbirciare dentro la mente dell’artista mentre lavora. Andrea Donati ha anche raccontato un confronto super interessante tra uno dei quadri esposti e un’opera di Sebastiano Ricci, pittore della generazione precedente: pare che Pittoni si sia ispirato a Ricci per uno dei suoi dipinti, rielaborando il soggetto in modo ancora più seducente. Questo dimostra quanto gli artisti dell’epoca si osservassero e si influenzassero a vicenda, anche a distanza di anni. Pittoni non era solo un pittore di talento, ma ha avuto un ruolo importante anche come fondatore dell’Accademia di Belle Arti di Venezia, insieme a nomi come Tiepolo. Un vero protagonista del suo tempo, capace di lasciare un segno anche nella formazione delle nuove generazioni.
Giacomo Casanova: icona di un Settecento non solo veneziano
La figura di Giacomo Casanova risulta essere legata non solo all’arte pittorica di Giambattista Pittoni, ma anche alla città di Napoli. In occasione e per celebrare i 300 anni dalla sua nascita, l’allestimento presenta l’infatuante rococò dei primi decenni del Settecento, figurante principale nelle opere di Pittoni, concittadino veneziano di Casanova: esso è lo stile, il movimento dell’epoca infuso anche a Napoli; difatti, negli anni Quaranta del Settecento, il nobile veneziano fa visita alla città partenopea per la prima volta, in cui vi tornerà per altri due viaggi, notando la ricchissima arte e peculiare atmosfera di vita che si riusciva a respirare non solo a Venezia. Ciò che costruisce ancora di più un ponte fortissimo di comunicazione tra Casanova e Napoli è poi, quasi un secolo dopo, l’interesse e lo studio da parte di Salvatore Di Giacomo, spinto come uno dei più grandi studiosi del libertino della laguna, Aldo Ravà, nella ricostruzione e analisi della vita di questo emblema di rococò settecentesco. Di Giacomo, intellettuale napoletano vissuto tra gli ultimi decenni dell’Ottocento e i primi del Novecento, ripercorre o cerca di ripercorrere i motivi che sono alla base dei viaggi europei e partenopei di Casanova, e che indubbiamente hanno contribuito all’impianto della sua figura sentimentale, passionale, un po’ alla francese e incredibilmente attiva. Dunque, si ritrova tutto questo nei dipinti del Pittoni, frugando tra le pagine di Di Giacomo e Ravà sul mito del poeta e nobile veneziano, riposizionate specularmente nei miti che rappresenta l’artista, attraverso gli occhi di un Apollo inedito, di Diana e Afrodite.
A concludere la presentazione delle opere e della mostra, l’attore Riccardo Coppola si dona al pubblico presente, attraverso il testo-monologo del maestro Gianni De Luigi, impersonando Giacomo Casanova nella spiegazione e descrizione delle opere del Pittoni, nelle sue impressioni e pareri, legando quindi il nome del pittore al suo indissolubilmente. In questa mescolanza di arti, figurative, letterarie e teatrali, si chiude il sipario lasciando un forte interesse e una grande curiosità per l’allestimento, e poter scoprire quel qualcosa in più sul leggendario Casanova e il fil rouge con Napoli e i dipinti in tema mitologico dell’artista lagunare.
Fonte immagine: Ufficio Stampa
Articolo di: Raffaela Granata ed Elisabetta Gragnano