Il 25 ottobre scorso Giulia Piscitelli ha presentato al Museo del Tesoro di San Gennaro la sua ultima mostra, dal titolo Una nuvola come tappeto. A fare gli onori di casa è stata la direttrice Francesca Ummarino, accompagnata dall’abate prelato Vincenzo De Gregorio e dal vicepresidente della Deputazione della Real Cappella del Tesoro di San Gennaro Riccardo Carafa D’Andria. All’evento hanno partecipato anche Ilaria D’Uva, ceo dell’omonima azienda impegnata nel fornire servizi museali, Giangi Fonti, direttore della Galleria Fonti di Napoli, e Stefano Chiodi, storico e critico d’arte.
Una mostra all’insegna della bivalenza
L’esposizione curata da Giulia Piscitelli è allestita lungo l’intero percorso museale e si sviluppa intorno al tema della bivalenza: qui si incontrano reale e divino, tradizione e contemporaneità. L’artista ha approcciato l’allestimento all’insegna della cautela e dell’intimità, entrando in punta di piedi in un luogo contemporaneamente di gioia e di dolore. Giulia Piscitelli ha paragonato il Duomo a un ospedale, che al patrimonio artistico presente vede aggiungersi la sofferenza, la speranza e le richieste di milioni di fedeli.
Una nuvola come tappeto consiste in 21 inginocchiatoi realizzati sul modello di quelli presenti nel Duomo di Napoli. Gli arredi lignei liturgici sono stati rivestiti con dei tappeti per la preghiera islamica realizzati in Turchia. Il titolo della mostra è un omaggio a Erri De Luca, che in un precedente lavoro di traduzione del Vecchio Testamento giunse all’espressione Una nuvola come tappeto. L’esposizione mette dunque in comunicazione le tre grandi religioni monoteiste, veicolando anche un messaggio di riflessione sociale e politica che assume particolare forza alla luce del momento storico presente.
I 21 inginocchiatoi sono accompagnati da Planeta, realizzata con del tessuto kevlar ricavato da un giubbotto antiproiettile. Il colore oro è protagonista anche nei “campi ideologici dell’animo”, una serie di aureole inserite su delle mappe, frutto di una ricerca sulla connessione tra terra e cielo.
Un Naso come connessione
Il percorso della mostra termina con l’opera Naso, realizzata da Giulia Piscitelli nel 1997 ed esposta per la prima volta in assoluto. L’opera in gesso dorato è una sorta di ex voto dedicato al Santo Patrono, capace di unire la storia personale dell’artista con quella di San Gennaro. Una storia di corpi traumatizzati e poi risanati, come suggerito da Stefano Chiodi. L’ultimo frammento della mostra raffigura infatti il naso di Giulia Piscitelli, in una versione ingrandita derivata da un calco realizzato dopo un doloroso incidente. Il naso è centrale anche in una leggenda riguardante il busto marmoreo di San Gennaro custodito a Pozzuoli, vandalizzato dai corsari saraceni che privarono la statua di questa parte del corpo. I vari tentativi di restauro fallirono, fino a quando un pescatore ritrovò il pezzo mancante e lo portò in chiesa dove – narra la leggenda – volò dalle mani dell’uomo per tornare al suo posto originale.
La mostra sarà aperta al pubblico fino al 25 gennaio 2025, in via Duomo 149, presso la Real Cappella del Tesoro di San Gennaro. Sarà visitabile negli orari di apertura del Museo e non comporterà alcun costo aggiuntivo rispetto a quello dell’ordinario biglietto d’ingresso.
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