Tu vuo’ fa’ l’americano? Prina e Guyton per il Museo Madre di Napoli

Tu vuo' fa' l' americano? Prina e Guyton per il Museo Madre di Napoli

Tu vuo' fa' l' americano? Prina e Guyton per il Museo Madre di Napoli

Siamo Arrivati!” Sono in tanti, sono in fila e sono tutti ospiti del Madre. Andrea Viliani, direttore del Museo, in occasione dell’ inaugurazione delle due mostre personali di Stephen Prina e Wade Guyton, in un’ istituzione pubblica italiana, ha guidato i visitatori in una calda domenica di Maggio per gli spazi espositivi del Museo. Si suda, la sala è gremita di gente e il direttore incanta i presenti.

Stephen Prina, artista italo-americano, uno dei più influenti autori contemporanei, la cui ricerca – che si articola fra opere visive, sonore e performative – esplora l’ eredità delle pratiche artistiche concettuali degli anni Sessanta e Settanta, analizzando le matrici storiche.

La mostra dal titolo – English for Foreigners – è un viaggio nel passato, quello di suo padre, nella prima metà del ventesimo secolo, dall’ Italia fascista agli Stati Uniti d’ America.” Un viaggio nel tempo, quindi, che si articola da un lato come analisi storica, dall’ altro come il racconto del rapporto tra genitore e figlio.

Un uomo di nome Pietro, mio padre, figlio del suo secolo. Suonava il clarinetto in una banda nel Comune di Canischio, in Piemonte. Poi sono arrivate le Camicie nere e hanno preteso che la banda suonasse l’ inno del Partito Nazionale Fascista. Era il 1923 – aveva 17 anni – l’ evento lo convinse ad emigrare in America.”

Non parlava una parola d’ inglese quando la nave sbarcò.Second Book in English for Foreigners in Evening Schools di Houghton è il titolo del libro utilizzato per apprendere la nuova lingua. Il punto di partenza di questa mostra, spiega Andrea Viliani, è il libro ereditato dall’ artista insieme ad altri oggetti personali.

Le annotazioni sulle pagine di quel libro diventano per Stephen spunto di ricerca. Prina ha scansionato ogni doppia pagina del libro contenente almeno una di queste note, realizzando 18 stampe digitali. In sala, un dittico, in scala ridotta, di San Giuseppe falegname di Georges de La Tour, prende spunto ed ispirazione dalla Pop art. Questa copia di La Tour è realizzata con tecniche pittoriche difformi da quelle originali. Stampa digitale su vinile per raffigurare uno scalpello di legno ed una spirale a trucioli, dettagli del dipinto originale ed un pannello monocromatico della stessa dimensione. La mostra è completata da una componente musicale – The Second of Everything I Read is You – un richiamo alla traccia suonata dal clarinetto del padre rivisitata ad arte dal figlio.

Wade Guyton come Andy Warhol

La visita capitanata da Viliani continua al terzo piano del Museo dove è stata allestita la personale di Wade Guyton.

Da venti anni Guyton investiga nelle sue opere lo stato e l’ impatto della produzione e della circolazione di immagini digitali, così spiega il direttore. Nella sua pratica artistica Wade, fatte proprie le esperienze della Pop Art e dell’ Arte Concettuale, crea un suo stile. Con l’ utilizzo di stampanti a getto d’ inchiostro, riporta su tela di lino una serie di immagini, segni o motivi ricorrenti precedentemente processati da programmi come Photoshop o Word. L’ artista porta al limite lo strumento meccanico, sfidando le sue specifiche funzioni per un uso diverso del mezzo: fare arte.

Le opere realizzate da Guyton per la mostra al Madre sono il risultato di un periodo di residenza a Napoli dell’ artista e dei membri del suo team di lavoro.

La sua ricerca si caratterizza per la coesistenza tra le minimali forme astratte e i nuovi motivi figurativi. L’ equilibrio tra figurazione e astrazione si fa sempre più precario, oscillando tra il mezzo fotografico e quello pittorico. Le opere si trasformano in icone ibride dell’ era digitale.

Il terzo piano del Museo, con Guyton e il suo team, si trasforma in un ospitale luogo di lavoro quotidiano dove tavole e materiali di arredo riempono lo spazio espositivo.

Guyton come Warhol, porta in bella mostra, in modo ironico – Siamo Arrivati – slogan adottato da Mc Donald per la recente apertura dei suoi punti vendita a Napoli.

Il suoi riferimenti alle inserzioni pubblicitarie di aziende globalizzate come Amazon, Euronics o Mc Donald sono un motivo, in questa società post ideologica, di riflessione sui tempi moderni. Un manifesto concettuale critico ed auto analitico per meditare dove “Siamo Arrivati”.

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