Aperta a Napoli ‘Madri’, la personale di Gennaro Vallifuoco: un viaggio visivo nell’archetipo femminile nelle sale storiche di palazzo Caracciolo
Inaugurata ‘Madri‘ di Gennaro Vallifuoco nelle sale storiche di un palazzo millenario
Un connubio suggestivo tra arte contemporanea e storia millenaria ha preso vita giovedì 12 giugno. Tra le affascinanti mura di palazzo Caracciolo a Napoli, cariche di echi del passato, hanno infatti ospitato l’inaugurazione di “Madri“, la personale intensa e profondamente simbolica di Gennaro Vallifuoco. L’evento segna un altro momento importante nel calendario del progetto “Corporate Art Company“, l’iniziativa con cui Caracciolo Hospitality Group intende trasformare le proprie strutture ricettive in dinamici centri d’arte diffusa. La mostra è curata da CosmoArt in partnership con Baccaro Art Gallery.
Il vernissage e il simbolismo profondo dell’esposizione di Gennaro Vallifuoco
Il vernissage, partecipato e ricco di momenti di confronto, si è svolto in un’atmosfera di raffinata convivialità e ha offerto agli intervenuti l’occasione di immergersi nell’universo poetico dell’artista e delle sue opere. Attraverso un linguaggio visivo potente e denso di suggestioni, Gennaro Vallifuoco indaga la figura universale delle “Matres” – l’archetipo della Madre – configurandola quale soglia mistica tra corpo e spirito, Terra e Cielo. Tale indagine è frutto della sensibilità e del vissuto di un artista dalla personalità eclettica. L’avellinese, classe ’67, è invero una figura poliedrica nel panorama artistico: pittore, illustratore e scenografo, formatosi all’Accademia di Belle Arti di Firenze e attualmente docente di Scenografia presso l’Accademia di Belle Arti di Napoli. Il suo percorso è un continuo esercizio di memoria e di ricerca etno-antropologica, che si traduce in un realismo corroborato da un forte espressionismo. La sua arte, sensibile e vivace, si distingue per una simbologia complessa e variegata, profondamente radicata nell’identità culturale del territorio campano, che Vallifuoco rappresenta in tutta la sua essenza e complessità. Importante nel suo sviluppo artistico è stato l’incontro, nel 1991, con il Maestro Roberto De Simone, con cui ha intrapreso un lungo sodalizio dedicato alla riscoperta delle tradizioni popolari. Questa collaborazione ha dato vita a numerose pubblicazioni editoriali, tra cui Fiabe campane e Lo Cunto de li Cunti (Einaudi), e a singolari allestimenti teatrali, dimostrando una fertile trasversalità tra le discipline. Le sue opere, cariche di teatralità e suggestioni oniriche, attingono a un vasto repertorio. Questo spazia dalla classicità greco-italica al barocco, fino al contemporaneo, mostrando un occhio di riguardo per la tradizione prerinascimentale e la metafisica di De Chirico, Carrà e Morandi. L’artista approfondisce miti antichi, divinità pagane come Mefite (antica dea italica legata alle acque e alla fertilità, simbolo di rigenerazione) e la Mater Matuta (dea italica dell’aurora e della nascita, protettrice delle partorienti e dei neonati), e la forza ancestrale della natura, delineando la sua pittura come una rivelazione del segreto di visibilità, di ciò che spesso si guarda senza realmente vedere.
Gennaro Vallifuoco, l’intervista
Per comprendere meglio la genesi e la profondità di “Madri”, abbiamo avuto l’opportunità di dialogare con lo stesso Gennaro Vallifuoco, che ci ha svelato le radici di questo progetto:
«In realtà questo progetto parte dal 2017, da quando ho cominciato a interessarmi della figura della Mater Matuta del Museo di Capua. Precedentemente mi ero già imbattuto in questa divinità perché il maestro Roberto De Simone, quando ho fatto una scenografia per il Re Bello, un’opera lirica fatta al Teatro La Pergola di Firenze, mi chiese di interessarmi a questa divinità per creare una scultura di scena per la rappresentazione. Dopodiché arrivò un progetto di collaborazione con la Galleria Baccaro e facemmo una mostra insieme alle Mater Matute anche di Mario Schifano. Quindi ho cominciato a interessarmi a questo tema, per poi passare alla dea Mefite. In realtà sono, diciamo così, sempre la Grande Madre. La Matuta è più riferibile a Demetra, mentre la Mefite è maggiormente riferibile alla figura di Proserpina, la dea appunto giovane della rigenerazione della vita, della primavera e quant’altro. La Mater Matuta è un archetipo della Madonna in Maestà, fondamentalmente. E quindi questo lavoro è continuato negli anni ed è diventato una parte dell’apparato espositivo che è presente qui.»
Tali temi e approcci si riflettono pienamente in “Madri“, un ciclo pittorico che celebra l’essenza del femminile quale fonte primigenia di luce, memoria e rigenerazione. I quadri intessono narrazioni spirituali e oniriche ricche di simbolismi che attingono a miti antichi e alla forza ancestrale della natura, elementi cari all’artista. Le tele colpiscono per la forza evocativa del segno, il rigore compositivo e la capacità di stabilire una profonda connessione emotiva e intellettuale.
Interrogato sul rapporto tra arte e le nuove frontiere tecnologiche, come l’intelligenza artificiale, Vallifuoco ha offerto una prospettiva aperta al futuro:
«L’intelligenza artificiale è un’occasione per l’arte, perché l’arte da sempre ha utilizzato la tecnologia e il progresso dell’umanità in assoluto. E non deve spaventare, anzi, deve essere un pretesto per cercare ancora di più all’interno dell’individuo quelli che sono i valori della più profonda meditazione, appartenenza, la dico retorica, alla terra, no? Per cui la madre è la terra, la Grande Madre, la nostra madre è la terra. Questo che cosa significa? Una cosa che io riscontro anche per quanto mi riguarda nelle mie aule dell’Accademia di Belle Arti dove insegno scenografia, no? Molto più spesso i giovani hanno difficoltà ad avere rapporto del proprio corpo con lo spazio. E questo, un eccesso di tecnologia può generare qualche problema. Per cui recuperare la presenza dell’individuo e recuperare anche attraverso l’intelligenza artificiale per avere l’occasione di un nuovo umanesimo, credo che sia importante.»
La personale sarà visitabile, nelle sale del palazzo situato in via Carbonara 112 a Napoli, fino all’11 settembre.
“Corporate Art Company”: l’ospitalità che diventa spazio per l’arte diffusa
Questa cornice storica e culturalmente viva si inserisce nel più ampio e ambizioso progetto “Corporate Art Company” di Caracciolo Hospitality Group. Nato nel 2022 come società di gestione alberghiera d’eccellenza, il gruppo ha avviato questa iniziativa per trasformare i propri tre indirizzi – l’Hotel de Bonart Naples, palazzo Caracciolo Naples e Grand Hotel Telese – in veri e propri spazi espositivi aperti al pubblico e alla comunità locale. Da maggio a dicembre, un calendario di sei mostre personali di artisti campani ha animato e continuerà ad animare le strutture, offrendo un percorso d’arte diffusa. Il ciclo è iniziato l’8 maggio all’Hotel de Bonart con “PlasticArte” di Renato Bozzaotra. Dopo la personale di Gennaro Vallifuoco, i prossimi appuntamenti saranno:
- All’Hotel de Bonart Naples, dal 26 giugno al 31 luglio, la fotografia di Sergio Siano con “Silenzio Napoletano“.
- A palazzo Caracciolo, dal 2 ottobre all’11 dicembre, sarà la volta di Daniela Pergreffi con “Erotic Secret Garden“.
- Seguita, dal 1 al 30 novembre all’Hotel de Bonart Naples, dalla riflessione sociale di Massimo Pastore con “Santi Migranti“.
Ogni exhibition, gratuita e con vernissage dedicato, mira a creare un’esperienza artistica accessibile e coinvolgente, che rafforza il legame tra ospitalità di alta gamma, arte contemporanea e territorio, e invita a vivere l’arte non solo in contesti museali, ma come esperienza quotidiana. Da condividere.
Fonte immagine: archivio personale