Il 15 marzo 2025 la città di Napoli è stata protagonista di un evento moda memorabile, durante il quale sono emersi creatività, dinamismo e sensibilità verso tematiche sociali di rilievo. Una formula variegata, con più sfaccettature, che riassume efficacemente uno degli aspetti più importanti del mondo della moda: la capacità di raccontare e rappresentare la società, anche negli aspetti più delicati.
Questa capacità di sintetizzare, di comunicare un messaggio, di promuovere un dialogo tra più realtà è stata il perno principale dell’evento.
La sfilata, curata nel dettaglio dal collettivo Ancora, ha presentato 15 capi realizzati da altrettanti stilisti. I modelli hanno sfilato nella fastosa location del Cinquecento di Fondazione Foqus.
Colori vividi, dettagli originali e applicazioni innovative hanno valorizzato la manifestazione, creando un insieme armonioso ed esteticamente interessante. I vestiti sono ispirati ai disegni dei bambini dell’associazione “Un’altra casa”.
Una scelta che valorizza l’inesauribile creatività infantile, impiegata come risorsa per fare arte. Altro aspetto molto importante della serata è il rapporto con la patologia, infatti sul mantello di un abito vi era la scritta: “per me l’ansia non ha colore”. Un messaggio importante, soprattutto in un’epoca nella quale i disturbi d’ansia sono in aumento.
Tra i tanti lavori presenti alla sfilata, si distingue un abito realizzato dalla designer partenopea, Elisabetta Beato.
Elisabetta, a cosa ti sei ispirata per la realizzazione dell’abito? Quale messaggio vuole comunicare?
“L’abito ‘innocence des fleurs’ prende ispirazione dall’illustrazione di un bambino, che con pochi tratti ha disegnato un vaso di fiori con dei petali che cadono. Ogni petalo di questo abito è un frammento di quella visione, un atto di creazione che trascende il dolore e trova la sua forma nella bellezza. Perché un vaso e perché un fiore? Questo non saprei dirlo, ma so che posso dare forma all’immaginazione e all’innocenza di un bambino, che alle domande ‘cosa vorresti disegnare?’ ‘Cosa ti rende triste e cosa ti rende felice?’ risponde proprio così, con un vaso e con un fiore.
I petali sembrano cadere ma sembrano anche riprodursi. Una cosa è certa, non si staccano.
L’abito diventa così una storia che si lega all’anima di chi lo osserva, un inno alla bellezza che nasce dalle fragilità. Una rappresentazione di un legame tra l’alta moda e l’arte, in qualsiasi forma essa sia.”
Alla serata era presente una bozzettista che ha disegnato al momento l’outfit dei presenti, dando prova di estrema bravura e professionalità.
La sezione musicale è stata curata da Peppe Blasio e Aras, che con grinta, competenza ed entusiasmo hanno offerto alla serata un sottofondo musicale intenso e inebriante.
Un evento nel quale moda, creatività e temi sociali si intersecano tra loro dando vita ad un connubio affascinante, coinvolgente ed intrigante.
Fonte immagine:
Designer, Elisabetta Beato; Stylist, Amira Kharbouche: make-up artist: Mattia Cascone
Ph, Francesca Naselli.