Riccardo Carbone: Napoli, lo sguardo di ieri

Scugnizzi al sole di Riccardo Carbone

La galleria Movimento Aperto, guidata da Ilia Tufano e curata dal giornalista Giovanni Ruggiero, dal 15 novembre al 15 dicembre ha presentato in via Duomo 290/C a Napoli, una mostra fotografica dedicata al ricordo di Riccardo Carbone a cinquant’anni dalla sua morte. 

Riccardo Carbone: la carriera

È con il suo linguaggio intimo, attento e anche poetico, che Riccardo Carbone abbraccia con lo sguardo ogni sfaccettatura della sua città, Napoli, raccontandola per quasi 50 anni accompagnato dalla sua macchina fotografica, immortalando in bianco e nero i momenti più salienti del Novecento.  

Nato a Napoli il 17 ottobre del 1897, originario del quartiere Mercato, Riccardo Carbone, pioniere del fotogiornalismo partenopeo, inizia la sua attività giornalistica agli inizi degli anni Venti lavorando come fotoreporter del Mattino di Edoardo Scarfoglio, fino al 1970. A causa della seconda guerra mondiale, la sua carriera si interruppe per un periodo di breve durata – 1943, 1944 – riprendendo poi nel 1945, iniziando a collaborare con il giornale Il Risorgimento per poi  lavorare  nuovamente per il Mattino nel 1950. Morì a Napoli, a 76 anni, nel 1973. 

Napoli messa a nudo da Riccardo Carbone

Il varo - Napoli, 1955 Riccardo Carbone L'estate è donna Riccardo Carbone 

La potenzialità espressivo-comunicativa racchiusa nelle sue diapositive è cruda e diretta; soprattutto, Carbone cerca di catturare qualsiasi dettaglio rafforzando e risaltando il soggetto dello scatto. Nell’immortalare il momento più idoneo, Carbone è riuscito, così, ad avere quella giusta sensibilità dando significato maggiore alle sue foto. In questo senso, si può dire che è stato capace di mettere a nudo Napoli; tramite le sue diapositive, la storia viene raccontata senza alcun bisogno dell’ausilio di un testo: non servono parole. 

Tra gli anni ’20 e ’50 Napoli è avvolta da un alone di tristezza. Il clima opprimente, grigio e demoralizzato scaturito dall’arrivo del fascismo, seguito poi dallo scoppio della Seconda Guerra Mondiale, lascia poco spazio all’allegria. Gli scatti di Carbone ne documentano gli stati d’animo più negativi ritraendone tutto l’orrore e la ferocia; l’espressività dei volti è cupa, persa, seriosa, enfatizzata ancor di più dalle inquadrature e dallo stile monocromatico della sua Rolleiflex

A partire dagli anni ’60 invece, Napoli fiorisce. Il boom economico dona nuova luce alla città prontamente fotografata da Carbone. Il porto di Napoli è un luogo fondamentale per l’attività giornalistica del fotografo – Stravinskij, Hemingway, Steinbeck, Charlie Chaplin, Liz Taylor, Rita Hayworth, Spencer Tracy e molti altri, finiscono nel mirino di Carbone. Lo scenario immortalato diventa più leggero, festoso, racchiudendo in sé quel senso di malinconia negli occhi di chi ammira quest’epoca legato ai “Tiempe bbelle ‘e ‘na vota”. 

L’archivio 

La fototèca di Riccardo Carbone vanta di circa 500 mila negativi fotografici, oltre ad alcune migliaia di stampe e lastre di vetro. I negativi in vari formati – 35 mm, 120, e lastre medio formato – sono tutti conservati in buste contenute in scatole numerate in modo progressivo. L’ordinamento dell’archivio è facilitato inoltre, dalla presenza di quaderni scritti dallo stesso fotografo con gli indici dei servizi fotografici; sono importanti soprattutto perché forniscono nozioni come: data, luogo, avvenimento rappresentato. Quindi sono un patrimonio socio-culturale molto importante. Tutt’oggi, l’archivio di Riccardo Carbone a Napoli è visitato da studenti che ne hanno anche fatto oggetto di tesi di laurea. 

Immagini dell’Archivio Fotografico Carbone

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