Analfabetismo funzionale: come siamo messi in Italia?

Analfabetismo Funzionale

L’analfabetismo funzionale è un problema sociale ed educativo di vasta portata che colpisce una parte significativa della popolazione italiana, con profonde implicazioni non solo a livello individuale, ma anche collettivo.

Nonostante i progressi fatti negli ultimi decenni nel miglioramento dei tassi di alfabetizzazione di base, ovvero la capacità di leggere e scrivere, l’analfabetismo funzionale rimane una sfida rilevante che mina la capacità delle persone di partecipare pienamente alla vita sociale, economica e culturale del paese.

Cos’è l’analfabetismo funzionale?

L’analfabetismo funzionale, secondo la definizione dell’UNESCO, è l’incapacità di una persona di usare in modo efficace le abilità di lettura, scrittura e calcolo nelle situazioni quotidiane. Non si tratta, quindi, di persone che non sanno leggere o scrivere, ma di individui che, pur avendo acquisito queste abilità di base, non sono in grado di applicarle in modo pratico per comprendere, analizzare e utilizzare informazioni in contesti reali. Questo problema si manifesta in modo evidente quando una persona è incapace di comprendere un articolo di giornale, decifrare un contratto o una bolletta, o risolvere problemi matematici anche semplici, come calcolare il resto della spesa. Gli esempi nella vita di tutti i giorni sono infiniti e presentano anche diversi rischi di truffe e di cadere nel baratro della fake news.

La situazione in Italia

In Italia, il fenomeno dell’analfabetismo funzionale è particolarmente grave. Secondo i dati più recenti forniti dall’indagine Piaac-Ocse del 2019 – la quale ha rilevato il livello di competenze fondamentali tra gli adulti di età compresa tra i 16 e i 65 anni in 31 paesi tramite test standardizzati e interviste – ben il 28% della popolazione italiana tra i 16 e i 65 anni è considerato funzionalmente analfabeta. Questo dato colloca l’Italia tra i paesi più arretrati dell’area OCSE in termini di competenze di base, superata solo dalla Turchia e dal Cile, dove rispettivamente il 47% e il 53% della popolazione non riesce a comprendere un testo o a svolgere semplici calcoli matematici.

Questo fenomeno interessa dunque circa dieci milioni di italiani, i quali, sebbene siano in grado di leggere e scrivere, non riescono a comprendere testi scritti più complessi e a utilizzare queste informazioni in modo pratico nella vita di tutti i giorni. In altre parole, molte persone riescono a decifrare parole e frasi, ma faticano a dare un senso ai concetti espressi o a collegare tra loro le informazioni lette .

La situazione attuale dell’analfabetismo funzionale in Italia è in netto contrasto con il progresso fatto negli ultimi 150 anni in termini di alfabetizzazione di base. All’indomani dell’unità d’Italia, nel 1861, il tasso di analfabetismo per così dire “classico” era estremamente elevato col 74,1% della popolazione italiana che non sapeva né leggere né scrivere, situazione che 1951, novant’anni dopo, vedeva l’analfabetismo scendere al 12,9% – anche se con sensibili differenze tra nord e sud – fino allo 0,6% odierno, poco più di trecentomila persone.

Le cause dell’analfabetismo funzionale

Le cause dell’analfabetismo funzionale in Italia sono molteplici. Una delle principali è legata al livello di istruzione: l’Italia è, infatti, il paese con la maggiore percentuale di adulti in età lavorativa che possiede solo la licenza media. Si stima che poco più del 33% degli adulti italiani abbia completato solo la scuola dell’obbligo, un dato che rappresenta un record tra tutti i paesi OCSE. Questo basso livello di istruzione si riflette inevitabilmente nelle competenze funzionali degli adulti, limitando la loro capacità di comprendere e utilizzare le informazioni in contesti complessi.

Analfabetismo Funzionale

Un altro fattore rilevante è la qualità dell’istruzione ricevuta. Nonostante i notevoli investimenti nel sistema educativo italiano negli ultimi decenni, esistono ancora significative disparità regionali nella qualità dell’istruzione, con il Sud Italia che registra risultati peggiori rispetto al Nord. Questo divario educativo contribuisce a perpetrare le differenze nelle competenze funzionali tra le diverse aree del paese, con conseguenze dirette sulla capacità degli individui di partecipare alla vita sociale ed economica.

Inoltre, la mancanza di aggiornamenti continui e di apprendimento permanente tra gli adulti italiani aggrava il problema. Spesso, le competenze acquisite durante l’istruzione formale non vengono aggiornate o sviluppate ulteriormente, rendendo difficile per molti italiani adattarsi alle nuove esigenze del mercato del lavoro e della società in generale, che richiedono sempre più spesso competenze avanzate di lettura, scrittura e calcolo.

Per indicare altre cause non si può non citare la tecnologia:  essa si evolve a un ritmo galoppante e chi è, ad esempio, abituato ad utilizzare un sistema operativo degli anni ’80 e primi anni ’90 senza aggiornarsi avrà notevoli difficoltà, o addirittura sarà impossibilitato a utilizzare un terminale moderno con Windows 11, nonostante questo sia concepito per essere più user-friendly rispetto ai suoi predecessori. 

L’esempio di Windows 11 più immediato di MS-DOS è calzante: la società sembra offrire una maggiore facilità nel vivere quotidiano, soprattutto con la diffusione di internet e delle intelligenze artificiali, che permettono apparentemente di sapere tutto e accedere a tutto in automatico. Questo può portare le persone a rilassarsi e a smettere di approfondire informazioni semplici, come le notizie di attualità o la lettura di libri e manuali.

Le conseguenze dell’analfabetismo funzionale

Le conseguenze dell’analfabetismo funzionale riflettono diversi aspetti della vita sociale, economica e culturale del paese. A livello individuale, l’analfabetismo funzionale limita le opportunità lavorative e professionali, poiché molte posizioni lavorative richiedono la capacità di comprendere documenti complessi, seguire istruzioni scritte e svolgere calcoli anche semplici. Questo può portare a una maggiore disoccupazione o a un impiego in lavori meno qualificati e meno retribuiti, contribuendo così ad alimentare il ciclo della povertà.

A livello sociale, l’analfabetismo funzionale può ostacolare la partecipazione attiva alla vita democratica e civica del paese. Le persone che hanno difficoltà a comprendere i testi scritti possono avere problemi a informarsi adeguatamente su questioni politiche e sociali, a leggere e interpretare le notizie e, di conseguenza, a formarsi un’opinione consapevole e critica. Questo può portare a una minore partecipazione alle elezioni e ad altri processi democratici, e a una maggiore vulnerabilità alla disinformazione e alle fake news, fenomeni che sono sempre più diffusi.

Inoltre, l’analfabetismo funzionale ha anche un impatto significativo sulla salute. Le persone che non sono in grado di comprendere le informazioni sanitarie o di seguire le istruzioni mediche possono avere difficoltà a gestire correttamente le loro condizioni di salute, a prendere farmaci in modo sicuro e a navigare nel sistema sanitario. Questo può portare a un peggioramento delle condizioni di salute e a un maggiore utilizzo dei servizi di emergenza, con conseguenti costi aggiuntivi per il sistema sanitario.

Analfabetismo funzionale e analfabetismo digitale

L’analfabetismo funzionale e l’analfabetismo digitale sono strettamente collegati poiché entrambi limitano la capacità degli individui di partecipare efficacemente alla società moderna ormai ibrida tra online e offline.

Secondo i dati del rapporto Istat “Cittadini e ICT” del 2023, solo il 46% della popolazione italiana possiede competenze digitali di base. Esistono anche importanti disparità generazionali: tra i giovani di età compresa tra 16 e 19 anni, la percentuale di chi possiede competenze digitali di base è del 55,9%, ma soltanto il  19,3% delle persone tra i 65 e i 74 anni ha competenze digitali almeno di base. Inoltre, anche il divario territoriale è degno di nota: regioni come Calabria e Campania mostrano le percentuali più basse di competenze digitali di base in Italia, intorno al 32%, evidenziando come l’accesso e l’uso delle tecnologie siano distribuiti in modo disomogeneo sul territorio nazionale.

Fonte: ISTAT - Cittadini e Ict 2023
Fonte: ISTAT – Cittadini e ICT 2023

Così come l’analfabetismo funzionale implica difficoltà nel comprendere testi scritti e nel fare calcoli semplici, ostacolando la capacità di interpretare e utilizzare informazioni quotidiane, nell’analfabetismo digitale le persone non sono in grado di utilizzare efficacemente strumenti tecnologici e digitali. Nei social network, ad esempio, chi è funzionalmente analfabeta può essere più facilmente ingannato da disinformazione, fake news e truffe informatiche, non avendo le competenze necessarie per distinguere fonti affidabili da quelle non attendibili. Inoltre, la difficoltà nell’utilizzo di strumenti digitali limita l’accesso a risorse educative online, alimentando un ciclo di esclusione e disuguaglianza.

Le strategie per combattere l’analfabetismo funzionale

È difficile affrontare il problema dell’analfabetismo funzionale in quanto riguarda sia problemi sociali che culturali. Richiede un approccio integrato e multisettoriale, che coinvolga il sistema educativo, le politiche pubbliche e il settore privato. La necessità riguarda programmi rivolti ai giovani, agli adulti agli anziani.

Per quanto riguarda i giovani la scuola rappresenta il luogo principale dove agire: migliorare la qualità dell’istruzione di base, garantendo un’educazione multidisciplinare che includa sia nuove materie che approccino il digitale sia l’aumento dell’educazione civica, prevenzione del bullismo e cyberbullismo e che valorizzi l’importanza della lettura e dello studio costante. Tutti gli studenti, quindi, dovrebbero acquisire non solo le competenze di lettura, scrittura e calcolo, ma anche la capacità di applicare queste competenze in modo critico e pratico nella vita quotidiana.

Esperienze concrete come tirocini formativi già a partire dalle scuole superiori e molti scambi culturali completano il quadro. Insomma l’introduzione di programmi educativi più pratici e orientati alle competenze, che preparino gli studenti ad affrontare le sfide del mondo reale.

Per quanto riguarda gli adulti, è fondamentale promuovere l’apprendimento permanente. Programmi di formazione continua – che al momento sono obbligatori solo per alcune professioni di autonomi –  corsi di aggiornamento e opportunità di apprendimento flessibili e accessibili possono aiutare gli adulti a mantenere e migliorare le loro competenze funzionali nel corso della vita. Questi programmi dovrebbero essere progettati per rispondere alle esigenze specifiche di lavoratori, disoccupati e comunità marginalizzate. Un esempio sono le proposte di formazione obbligatoria per i percettori del fu reddito di cittadinanza, che non hanno mai trovato davvero applicazione.

Infine, per quanto riguarda gli anziani, sarebbe auspicabile offrire programmi di formazione digitale accessibili e specificamente studiati per questa fascia d’età. L’obiettivo potrebbe essere non solo migliorare le competenze tecnologiche di base, ma anche fornire strumenti per prevenire frodi online, truffe e disinformazione, fenomeni che colpiscono particolarmente gli over 64. Corsi pratici sull’uso di smartphone, tablet e servizi online come la gestione della banca online o la telemedicina possono aumentare l’autonomia e la sicurezza di queste fasce d’età. Inoltre, è importante sensibilizzare gli anziani sui pericoli delle fake news e delle truffe, fornendo loro le competenze necessarie per riconoscere le fonti attendibili da quelle false o inaffidabili. La collaborazione con enti locali, organizzazioni no-profit e centri per anziani è fondamentale per garantire che questi programmi siano facilmente accessibili e diffusi su tutto il territorio, contribuendo a una maggiore inclusione digitale e sicurezza per gli anziani.

Inoltre, è essenziale aumentare la consapevolezza pubblica sull’importanza delle competenze funzionali e sulle conseguenze dell’analfabetismo funzionale. Campagne di sensibilizzazione, supporto ai media e iniziative comunitarie possono aiutare a informare il pubblico sui rischi dell’analfabetismo funzionale e sulle risorse disponibili per migliorare le proprie competenze. Solo attraverso un impegno congiunto tra Governo, scuole, imprese e comunità sarà possibile ridurre significativamente il tasso di analfabetismo funzionale in Italia e costruire una società più inclusiva e competente.

Immagine di copertina copyright free creata con DALL-E. Le infografiche sono prese dalle relative fonti Istat licenza CC-by Creative Commons 4.0

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