Le cosiddette piramidi di Benevento sono da oltre un decennio al centro di un vivace dibattito che mescola osservazione, storia e speculazione. Queste formazioni collinari dalla peculiare forma piramidale hanno alimentato numerose teorie, da antiche civiltà a semplici fenomeni naturali. Ripercorriamo la storia di questo affascinante mistero locale.
Indice dei contenuti
Una scoperta sotto gli occhi di tutti a Sant’Agata de’ Goti
Nel 2008, Leonardo B. Romano notò una peculiarità nella forma della collina Ariella, nel territorio di Sant’Agata de’ Goti (BN). Osservandola, e successivamente analizzando le immagini satellitari, si rese conto che il rilievo presentava una forma geometrica regolare, con spigoli netti che ricordavano quelli di una piramide. Da questa semplice osservazione nacque la domanda che ancora oggi anima il dibattito: si tratta di una struttura artificiale o di un singolare scherzo della natura?
Le similitudini con le “piramidi” bosniache
L’episodio campano ricorda un caso simile avvenuto tre anni prima a Visoko, in Bosnia ed Erzegovina, dove l’imprenditore Semir Osmanagić sostenne che la collina locale fosse in realtà un’antica piramide. Dopo un grande clamore mediatico, la comunità scientifica internazionale e bosniaca, inclusi geologi ed archeologi, concluse che si trattava di una formazione naturale nota come “flatiron”, senza alcuna prova di intervento umano.
Piramidi di Benevento: fatti contro teorie
Il dibattito sulle colline campane si basa su un contrasto tra l’interpretazione scientifica e le ipotesi alternative. Ad oggi, la situazione delle prove è la seguente.
Spiegazione scientifica (geologia) | Teorie alternative (non provate) |
---|---|
Le colline sono formazioni naturali (flatiron o dream-peak), modellate dall’erosione di agenti atmosferici su strati rocciosi di diversa durezza. | Le colline sono strutture artificiali, modellate o costruite da una civiltà antica, forse con legami con quella egizia. |
Non esistono prove archeologiche (manufatti, strati di costruzione) che attestino un intervento umano. | La loro disposizione ricalcherebbe la costellazione della Cintura di Orione, un allineamento caro agli egizi. |
La geologia dell’appennino campano, come studiato da enti come l’INGV, spiega la presenza di tali morfologie. | L’interruzione di un breve scavo sulla collina Ariella sarebbe la prova di una volontà di nascondere la scoperta. |
Le teorie: l’ipotesi egizia e l’allineamento astrale
A differenza del caso bosniaco, in Campania le colline con questa forma sono più di una. Oltre a quella di Sant’Agata de’ Goti, altre formazioni simili si trovano a Caiazzo (CE), Moiano (BN) e Montesarchio (BN). Secondo alcuni sostenitori della teoria artificiale, la loro disposizione riprodurrebbe l’allineamento stellare della Cintura di Orione, un riferimento caro alla civiltà dei faraoni. Il collegamento con la cultura egizia, inoltre, si basa su un fatto storico accertato: Benevento, in epoca romana, fu un importantissimo centro del culto di Iside. I resti del tempio dedicato alla dea, voluti dall’imperatore Domiziano (non Diocleziano) tra l’88 e l’89 d.C., e i numerosi reperti egizi conservati al Museo del Sannio, testimoniano un profondo legame culturale. Tuttavia, non esiste alcuna prova che colleghi questo culto alla morfologia delle colline.
La posizione della scienza e le altre ipotesi
La comunità scientifica, in assenza totale di scavi e prove archeologiche, sostiene la teoria del fenomeno naturale. Le colline sarebbero il risultato di processi di sedimentazione ed erosione protratti per millenni. Oltre a questa spiegazione, sono emerse ipotesi più fantasiose, come un intervento di entità aliene, o collegamenti con altri popoli antichi passati per la terra delle streghe. In attesa di studi approfonditi e verificabili, le “piramidi di Benevento” rimangono un’affascinante illusione geomorfologica, un invito a osservare il paesaggio con occhi diversi, in equilibrio tra sogno e scienza.
Fonte immagine: Wikimedia Commons, Gianfranco Vitolo
Articolo aggiornato il: 16/09/2025