Portare aiuti umanitari alla popolazione palestinese della Striscia di Gaza e rompere l’assedio imposto da Israele. Erano questi gli obiettivi della Global Sumud Flotilla. L’assalto israeliano alla missione umanitaria partita da diversi porti del Mediterraneo ha scatenato una nuova ondata di indignazione in tutto il mondo. In Italia uno sciopero generale ha bloccato il Paese, portando in piazza più di due milioni di persone.
Global sumud flotilla: la missione umanitaria contro il blocco israeliano

La corsa della Global Sumud Flotilla, tra le più grandi missioni umanitarie della storia recente, si è fermata a 70 miglia dalle coste palestinesi della Striscia di Gaza. Tra mercoledì e giovedì, mentre navigavano in acque internazionali, le 45 imbarcazioni che componevano la flottiglia sono state infatti intercettate illegalmente dalla marina israeliana. Oltre 400 persone tra medici, politici, portuali, attivisti erano a bordo, in rappresentanza di 44 Paesi del mondo. Tutti sono stati sequestrati e arrestati. Per molti la detenzione continua anche in queste ore, mentre una minoranza è stata già rimpatriata. L’assedio e il blocco degli aiuti umanitari sono stati al centro di numerosi rapporti delle Nazioni Unite, che hanno accusato Israele di gravi violazioni del diritto internazionale.
Diceva Voltaire che la civiltà di un Paese si misura dalle sue carceri. Quelle israeliane sono note per essere un ricettacolo di violenze, abusi e torture verso i detenuti palestinesi. Nelle ultime ore si registra una tensione crescente nelle cancellerie di mezzo mondo, a seguito delle prime notizie trapelate sulle condizioni detentive degli attivisti della Global Sumud Flotilla. La Farnesina segnala ad esempio condizioni “particolarmente disagevoli” per i cittadini italiani arrestati da Israele.
Le reazioni del governo e della società civile
Proprio il capo della Farnesina, Antonio Tajani, è finito al centro delle critiche dopo aver commentato l’assalto alla Global Sumud Flotilla con le seguenti parole: «Il diritto è stato violato, ma il diritto è importante fino a un certo punto». Nonostante la protezione data dal diritto internazionale, la missione umanitaria è stata lasciata sola dai governi, finendo anzi nel mirino di una parte della stampa occidentale che ha provato a screditarla, rilanciando ad esempio notizie non verificate su presunti collegamenti tra la flottiglia e Hamas. Addirittura, secondo la presidente del Consiglio Giorgia Meloni, la Global Sumud Flotilla, carica di medicinali e cibo, “mette a rischio la pace” in Palestina; non Israele e i suoi bombardamenti indiscriminati, accompagnati dal blocco all’accesso di aiuti umanitari alla Striscia di Gaza, ma una missione fatta di persone disarmate.

La stortura mediatica non è riuscita, tuttavia, a fermare la volontà popolare. Poche ore dopo l’assalto alla Global Sumud Flotilla, decine di migliaia di persone sono scese in piazza in tutta Italia al grido di “Blocchiamo tutto!”. L’Unione Sindacale di Base (USB) e la CGIL hanno proclamato uno sciopero generale per il 3 ottobre, unendosi a quello annunciato dai Cobas il 18 settembre scorso. Il popolo italiano ha risposto con una mobilitazione che non si vedeva da anni. Più di due milioni di persone sono scese in strada, animando oltre cento piazze tra presidi e cortei, stazioni e porti bloccati. È stata l’occasione per denunciare quella che la relatrice speciale dell’ONU Francesca Albanese ha definito un’economia del genocidio, fatta di aziende che traggono profitto dal genocidio palestinese e da governi complici con i crimini dell’esecutivo israeliano.
La mobilitazione continua
Gli appuntamenti locali dello sciopero generale del 3 ottobre hanno fatto da preludio alla manifestazione nazionale prevista per oggi a Roma, dove secondo le prime stime sono confluite più di mezzo milione di persone: «da questa giornata deve nascere un anno di resistenza, di mobilitazioni, di scioperi, di blocchi e di iniziative concrete. Non ci saranno pause, non ci saranno compromessi: continueremo finché non sarà fermato il genocidio, finché non finirà l’occupazione, finché non sarà libera la Palestina!», hanno dichiarato le organizzazioni palestinesi promotrici.
Licenza immagine copertina: Creative Commons, Heute.at