Mercoledì 12 novembre (già giovedì 13 in Italia per via del fuso orario) ha avuto fine il più lungo government shutdown della storia degli Stati Uniti d’America, durato ben 43 giorni. Lo shutdown ha messo in evidenza il crescente clima di polarizzazione politica ormai rampante negli States e ha avuto effetti negativi concreti sia per le agenzie governative del paese che per la vita degli stessi cittadini. Scopriamo cos’è un government shutdown e perché è importante conoscerne le motivazioni e le conseguenze.
Government shutdown: cosa significa che il governo ‘si ferma’
Uno shutdown governativo consiste, a tutti gli effetti, in un blocco delle attività governative federali del paese. Questo, tuttavia, non significa che all’improvviso cessi di esistere un governo, bensì che da quel momento in poi le agenzie federali smettono di operare finché lo shutdown resta in vigore. Non ogni attività però ha lo stesso peso e privare all’improvviso i cittadini di alcuni servizi potrebbe avere effetti devastanti per la società, per cui i lavoratori federali di servizi considerati essenziali devono continuare a lavorare, ma senza paga.
Come fa il governo a entrare in shutdown
Il fatto che gli impiegati federali continuino a lavorare senza stipendio va dritto al cuore delle cause di un government shutdown, ossia che il Congresso (il parlamento degli Stati Uniti) non ha approvato in tempo la legge di bilancio, e dunque il governo si ritrova senza fondi per le sue agenzie. Per principio costituzionale, infatti, il paese non può spendere un centesimo senza prima essere stato autorizzato dal Congresso e, qualora non lo abbiano fatto entro il 1° ottobre (data che il Congresso stesso ha assegnato come scadenza), il governo deve obbligatoriamente interrompere ogni operazione non essenziale.
Perché è così difficile approvare una legge di bilancio
Approvare un bilancio è già di per sé una procedura complessa (e noi in Italia ne sappiamo qualcosa), ma questo processo è reso ancora più complicato dal regolamento del Senato, la camera alta del parlamento, che richiede che almeno sessanta dei cento senatori totali debbano accettare che la legge vada al voto perché si possa aprire il dibattito legislativo. Visto che è estremamente raro che un partito raggiunga i 3/5 dei seggi, questo significa che i due partiti nazionali sono costretti a collaborare, cosa però diventata sempre più difficile dal momento che è da anni che si trovano sempre di più politicamente agli antipodi.
Le motivazioni e gli effetti di questo government shutdown
Al centro delle ragioni di questo shutdown c’è l’estensione dei sussidi sanitari: la maggioranza repubblicana, infatti, per ridurre il debito pubblico ha deciso di aumentare drasticamente i requisiti per questi sussidi, che, in un paese senza sanità pubblica, avrà l’effetto di lasciare milioni di cittadini senza un’effettiva copertura sanitaria. Il partito Democratico si è fortemente opposto a questa riduzione e si è rifiutato di approvare la votazione finché la maggioranza non avesse cambiato idea, causando così il blocco delle attività governative. Questa decisione ha avuto gravi conseguenze: molti lavoratori sono andati in malattia piuttosto che lavorare senza stipendio, provocando così una forte carenza di personale nei servizi essenziali. La conseguenza più grave, tuttavia, è stata l’interruzione dei sussidi SNAP, un programma simile ai nostri buoni pasto, che ha improvvisamente lasciato i cittadini più poveri senza la possibilità di permettersi il cibo per sopravvivere, in parte anche per via del rifiuto dell’amministrazione di utilizzare un fondo destinato alle emergenze per tenere attivo il programma.
La fine dello shutdown è arrivata solo dopo che otto senatori Democratici hanno deciso di votare insieme alla maggioranza e contro la linea di partito (i Repubblicani, infatti, non hanno accettato di estendere i sussidi sanitari), nonostante, secondo un sondaggio condotto da Reuters-Ipsos, una maggioranza dei cittadini desse la colpa del blocco proprio ai Repubblicani. La legge è quindi potuta andare avanti ed essere approvata dalla maggioranza, ma si tratta solo di una “stopgap measure” (misura tappabuchi) che durerà fino a gennaio 2026, per cui è verosimile che il dibattito tra i due partiti riprenderà all’avvicinarsi della prossima scadenza.
Fonte immagine in evidenza: Wikimedia Commons, U.S. Capitol di Kevin McCoy

