È circa la mezzanotte del nove giugno quando le navi dell’esercito israeliano intercettano e abbordano con rilascio di sostanze chimiche da parte di droni, l’imbarcazione della Freedom Flotilla. Il sequestro della nave umanitaria Madleen è avvenuto mentre tentava di raggiungere la costa di Gaza con un carico simbolico di aiuti umanitari, tra cui latte in polvere, cibo e medicine.
Dodici attivisti, tra cui Greta Thunberg e l’eurodeputata Rima Hassan erano presenti in quel momento sull’imbarcazione pacifica e disarmata, partita dalle coste della Sicilia il primo giugno.
I motivi dell’operazione erano duplici: rompere il blocco israeliano su Gaza e ottenere attenzioni mediatiche, mobilitando tramite i loro canali social, dopo quasi tre mesi di blocco di aiuti umanitari, la ormai statica narrazione sulla questione palestinese.
Ma la notte tra l’8 e il 9 giungo, a circa 160 chilometri dalla costa di Gaza accadrà ciò che gli attivisti già si aspettavano: l’esercito israeliano, violando nuovamente il diritto internazionale, circonderà la nave, prima con due droni, per poi successivamente procedere con il sequestro della nave umanitaria Madleen in acque internazionali.
Il video del sequestro:
Parallelamente appariranno sui social i video denuncia preparati precedentemente dagli attivisti, ognuno di loro denuncerà di essere stato sequestrato e farà appello al proprio paese di origine per la propria liberazione.
Appena arrivati al porto di Ashdod gli attivisti sono stati costretti a guardare un video, precedentemente prodotto dall’ufficio del portavoce dell’esercito che mostrava “gli orrori del 7 ottobre”.
Successivamente ad ognuno dei volontari sono state date due possibilità: firmare i documenti che consentono la deportazione al proprio paese d’origine, o restare in detenzione e comparire dinanzi un tribunale.
Il tentativo di Israele è stato quello di ridicolizzare l’intera operazione.
Il ministro della Difesa Katz lo aveva annunciato domenica: non avrebbe permesso a nessuno di violare il blocco navale su Gaza. Lo stesso ministro della difesa renderà pubblici dei video in cui mostra i militari distribuire acqua e panini agli attivisti, mentre l’account ufficiale del ministero degli Esteri israeliano su X ha scritto: «Tutti i passeggeri dello “yacht dei selfie” sono sani e salvi. Sono stati riforniti di panini e acqua. Lo spettacolo è finito».
Non è la prima volta che Israele ferma la Flotilla: il mese scorso attaccò un’altra nave umanitaria, la Conscience, mentre navigava in acque internazionali al largo di Malta.
Ad oggi sono tre i membri della Madleen rimasti illegalmente detenuti da Israele, avendo rifiutato di firmare i documenti per la deportazione. Il 10 giugno sono stati portati dinanzi un tribunale di detenzione a Ramleh. Israele continua ad affermare falsamente che siano “entrati illegalmente”, nonostante li abbiano sequestrati in mare e trasferiti in territorio israeliano contro la loro volontà.
Lo Stato ha imposto divieti di ingresso di cento anni a tutti coloro che si trovavano a bordo della Madleen. Thiago Ávila, uno dei membri è in sciopero della fame. Altri segnalano condizioni igieniche precarie, tra cui infestazioni di cimici dei letti e mancanza di accesso ad acqua potabile.
Sul fronte internazionale sono state ancora troppe poche le prese di posizione. Francesca Albanese, relatrice speciale delle nazioni unite ha chiesto una risposta internazionale immediata, richiamando l’obbligo degli Stati membri di far rispettare il diritto umanitario nei confronti delle navi civili.
Ad oggi ci chiediamo quando finirà questa campagna di consensi verso Israele, e se gli stati Ue prenderanno una netta presa di posizione sulla vicenda.
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