Guerra a Gaza, il genocidio a un mese dall’attacco di Hamas

Gaza

Era il 7 ottobre 2023. Una data che passerà alla Storia. Per gli, Ebrei, il giorno dello Shabbat, del riposo. Le brigate di Al Qassam, l’ala militare di Hamas, annunciano l’offensiva lanciando razzi dalla Striscia di Gaza in direzione di Israele. La prima a essere colpita è Ashkelon, una città di 150mila abitanti a 50 chilometri da Tel Aviv. Nello stesso momento, circa 1.500 militanti, con l’operazione denominata “Alluvione Al-Aqsa” (pianificata in segreto da due anni) irrompono in un ormai tragicamente noto rave nel deserto del Negev, uccidendone e sequestrandone i partecipanti di varie nazionalità. I massacri continuano nei kibbutz vicini al confine, con un bilancio complessivo di oltre 1.400 morti e 244 sequestri. Il giornalista israeliano Haggai Matar scrive – in merito alla guerra a Gaza: “il terrore che gli israeliani sperimentano dopo l’assalto è da troppo tempo l’esperienza quotidiana di milioni di palestinesi”.

Infatti, la reazione di Tel Aviv arriva dopo poche ore. Il premier Benjamin Netanyahu dichiara guerra e lancia l’operazione “Spade di ferro”. L’obiettivo – almeno nelle intenzioni dichiarate – è liberare gli ostaggi ed eliminare Hamas, considerata organizzazione terroristica. Nei fatti, Israele sferra un’offensiva senza precedenti, assediando la Striscia, privando la popolazione civile di internet ed energia elettrica, vietando l’ingresso di carburante e arrivando a colpire l’ospedale Al-Ahli di Gaza, in cui perdono la vita 500 persone. I piloti israeliani abbattono la Torre Palestina, uno degli edifici più alti della Striscia, e – da quel momento in poi – abbandonano la “procedura di avvertimento”, il colpo che precede un bombardamento e permette ai civili di evacuare la zona e salvarsi la vita. Allo stesso modo, ordinano a circa un milione di palestinesi di spostarsi a Sud di Gaza (in quella che la stessa ONU definisce un’operazione impossibile e dai risvolti umanitari devastanti), continuando tuttavia i bombardamenti sugli stessi palestinesi in fuga.

Leggi anche: Libri sul conflitto Israelo-Palestinese, 5 proposte

A proposito di Maria Laura Amendola

Nata a Potenza il 28 giugno 1993, madre australiana e papà Irpino. Impegnata, per diversi anni, in organizzazioni a carattere sociale e culturale, ho prediletto come ambito il femminismo e le battaglie contro le disuguaglianze di genere. Nel 2021, è nata la mia prima opera letteraria, "Una donna fragile", Guida Editori.

Vedi tutti gli articoli di Maria Laura Amendola

Commenta