La tragedia delle studentesse di Kabul che rende un diritto privilegio

La tragedia delle studentesse di Kabul che rende un diritto privilegio

A Kabul c’è stata una tragedia, una storia tristissima che fa venire i lacrimoni e fa tanta rabbia. Una bomba è finita su una scuola femminile uccidendo cinquanta studentesse. Cinquanta. Non una di meno, forse molte di più.
Uno potrebbe rilegarla lì, a vicenda brutale di un paese dell’estremo oriente, lontano e retrogrado. Dispiacersi, sì, ma tornare al proprio piccolo orticello, pieno di esami di cui lamentarsi e di un privilegio in più da scordare per strada (perché davanti a una tragedia simile ci si rende conto che alcune cose rischiano di diventare privilegi a seconda di dove abiti, pure se sono naturali).
Il punto è che c’è una donna, anzi cinquanta e passa, a un bel po’ di kilometri da qua, che esercita il proprio sacrosanto diritto allo studio e non si capacita come non possa farlo. La verità è che nessuno lo sa. Sarebbe impossibile spiegare perché la cultura dovrebbe essere elitaria e in base ai genitali (cosa che non regge mai e poi mai) e in fondo non si troverebbero vere spiegazioni ma solo forzature. È molto più facile capire che studiare rende pensanti e i pensieri sono liberi, svincolati, ubiqui, nel senso che vanno dappertutto e contemporaneamente, e sono pure malleabili, riproducibili, incontrollati. Se si pensa si è invincibili. Le ragazze di Kabul questo lo sanno: in alcuni posti un pensiero ha un prezzo ingiusto, sproporzionato, addirittura costa una vita.
Però loro sono mille anni più avanti di una terra che baratta la libertà per la reclusione e la cultura per l’ignoranza, fuori tempo, fuori posto.
Per questo chi sembra di essere nella parte di mondo apparentemente più funzionante deve leggere il doppio, studiare dieci volte tanto.
È il modo per essere grati a chi lotta ancora, perché altrimenti si passa dalla parte di chi lancia le bombe in nome di una cultura anti livellatrice e fantoccia. Perché fino a quando uno soltanto non lo ha, quello che ho io è un privilegio, enorme, sacro e oneroso. E non si dà per scontato, non si sminuisce, non arretra davanti a chi dice il contrario.
È il plausibile cordoglio per un disastro, forse l’unico che rende la morte di queste studentesse un pochino meno amara, un pochino meno morte.

 

Fonte immagine in evidenza: https://irvapp.fbk.eu/news/detail/16844-2/

A proposito di Rita Salomone

Scrivo cose e parlo tanto. Mi piace Forrest Gump (anche se sono nata quattro anni dopo il film) e nel tempo libero studio filologia a Napoli. Bella storia la vita come scatola di cioccolatini.

Vedi tutti gli articoli di Rita Salomone

Commenta