Oggi, 10 ottobre 2025, è una data destinata a restare nella storia del Venezuela. María Corina Machado, figura di spicco dell’opposizione venezuelana, è la vincitrice del Premio Nobel per la Pace 2025. La notizia, annunciata da Jørgen Watne Frydnes, presidente del Comitato norvegese per il Nobel, ha suscitato un’ondata di emozione e sorpresa, non solo in Venezuela ma in tutta l’America Latina. Con la sua vittoria, María Corina Machado diventa la prima venezuelana a ricevere il Nobel per la Pace, simbolo universale di una resistenza pacifica che si oppone all’autoritarismo con la forza delle idee.
Chi è María Corina Machado
Laureata in ingegneria industriale presso l’Universidad Católica Andrés Bello di Caracas, Machado inizia il suo percorso politico nei primi anni 2000, in un Venezuela già attraversato da profonde tensioni sociali e istituzionali. Il suo scopo non era quello di avvicinarsi alla vita politica come militante di partito, ma come cittadina impegnata nella difesa della democrazia. Infatti, nel 2002 fonda Súmate, un’organizzazione civica nata per promuovere la trasparenza elettorale e la partecipazione politica, che giocò un ruolo cruciale nel referendum del 2004 che mirava a chiedere la destituzione del presidente Hugo Chávez. L’organizzazione si occupò di raccogliere le firme e di vigilare sul corretto svolgimento del voto, diventando per molti venezuelani un esempio concreto di partecipazione popolare dopo anni di sfiducia nella politica. Sebbene il referendum si concluse con la conferma del mandato di Chávez, l’impegno di María Corina Machado le diede una grande visibilità nazionale e internazionale. In questo modo è diventata rapidamente una delle voci più critiche del regime chavista, conosciuta per il suo coraggio e per il modo in cui riesce a dare voce a una nuova generazione di oppositori.
Le battaglie politiche di Machado

Nel 2010 viene eletta deputata all’Assemblea Nazionale, dove promuove idee basate sulla libertà dei cittadini, sul rispetto delle istituzioni e sulla ripresa economica del Paese. Il suo modo diretto di parlare e il coraggio con cui ha denunciato gli abusi del potere le hanno attirato molti sostenitori ma anche molti nemici. Infatti, nel 2014, dopo aver sostenuto le proteste degli studenti contro il governo di Nicolás Maduro, le viene tolto il seggio in Parlamento e le viene vietato di ricoprire incarichi pubblici. Nonostante questo, però, María Corina Machado continua a svolgere la sua attività politica, organizzando manifestazioni pacifiche e campagne informative per mobilitare i cittadini e difendere i loro diritti senza ricorrere alla violenza. Questo approccio le permette di mantenere alta l’attenzione internazionale sulla crisi venezuelana e di dimostrare che la resistenza democratica può essere efficace anche in condizioni di forte repressione.
Una vittoria negata e l’inizio della clandestinità

Nel 2023 María Corina Machado si candida alle primarie dell’opposizione per sfidare Nicolás Maduro, al potere in Venezuela dal 2013. Durante le votazioni, ottiene il 90% dei voti; questo successo la rende famosa in tutto il mondo, come simbolo della lotta democratica contro il regime. Pochi mesi dopo, però, i tribunali venezuelani bloccano la sua candidatura prima delle elezioni ufficiali. Di fronte a questo ostacolo, l’opposizione decide di sostenere Edmundo González Urrutia come candidato unico. Da quel momento, per proteggersi dalle persecuzioni politiche, Machado è costretta a vivere in clandestinità, continuando comunque a guidare la resistenza democratica dal suo isolamento.
In un contesto del genere, la vittoria del Premio Nobel per la Pace rappresenta per María Corina Machado una sorta di ricompensa per tutte le battaglie che porta avanti da anni contro il regime venezuelano, dimostrando che il mondo ha notato il suo impegno instancabile e i sacrifici personali affrontati per difendere la democrazia e i diritti civili.
Fonte immagine in evidenza: Wikimedia Commons (Gabo Bracho)