Pachinko, il gioco d’azzardo più famoso in Giappone

Pachinko, il gioco d'azzardo più famoso in Giappone

Ogni città famosa nel mondo ha dei suoi lati positivi, conosciuti in tutti i media, e un lato negativo, raramente esposto e conosciuto solo da poche persone e dagli abitanti. Si prenda come esempio il Giappone, tutti conoscono quella nazione per i classici stereotipi: la cultura degli anime e manga, la terra dei ciliegi, samurai e ninja, e la cerimonia del tè. Pochi conoscono però che la società giapponese, in realtà, presenta dei lati oscuri che influiscono molto sui suoi abitanti: la crescita costante di hikikomori, persone che non sono produttive a livello sociale e rimangono in casa; un’altra crescita nel fattore dei suicidi, portando la terra nipponica al settimo posto nella classifica mondiale dei suicidi annuali; e ultimo, la forte inclinazione dei giapponesi ad avere una dipendenza. Alcol e gioco d’azzardo sono tra le maggiori dipendenze del Giappone, ma tra i giochi ce n’è uno che è il più famoso in assoluto: il Pachinko.

Il pachinko è un gioco d’azzardo che consiste in una specie flipper in verticale, in cui il giocatore ha a disposizione delle sfere di metallo per continuare la partite, dove una pallina equivale a uno yen. Come si vince al pachinko? Basta semplicemente sperare che le varie palline comprate e lanciate, ricadino in appositi spazi del flipper senza essere spostate dagli ostacoli, come sbarre o pioli, rischiando di perdere la pallina e la partita. Gli unici premi che si possono riscuotere, senza spendere altri soldi per le palline, li si ottengono solo se si smette di giocare e si utilizzano le palline ottenute per convertirle in vari premi: snack, bibite, e vari al salire della vincita. Al pachinko, infatti, non si vincono soldi, l’unico modo per farlo, in un modo un po’ losco, è quello di riscattare i premi più costosi in palline e andare in luoghi esterni ai pachinko per scambiarli in soldi veri e propri.

Come nasce il pachinko?
Si pensi che l’origine del pachinko risalga proprio a un flipper manuale importato dagli americani negli anni ’20, questo gioco consisteva in un tavolo obliquo in cui veniva lanciata una sola sfera di metallo che doveva raggiungere il traguardo attraversando dei chiodi come ostacoli. Questo era un gioco completamente innocuo, creato solo a scopo di lucro, ma negli anni ’50 a Nagoya venne rivoluzionato il sistema di questo gioco, posizionando il tavolo in verticale; una scelta che cambiò la vita economica del Giappone e dei suoi abitanti. Questi pachinko iniziarono col tempo a guadagnare una quantità esorbitante di soldi, tant’è che lo stato giapponese dovette decidere se bandirlo completamente o trovare qualche escamotage per renderlo legale e guadagnarci in qualche modo sopra; e così fu, optando la seconda scelta, grazie alla creazione di una struttura economica chiamata Three Store System.

Che cos’è il Three Store System?
Questo sistema rende la pratica del pachinko totalmente legale, la quale prevede tre passaggi fondamentali: quando si vincono molte palline (per esempio 50.000 palline che equivalgono a 50.000 yen), si va in cassa per poterli riscattare in uno o vari premi speciali, quelli più costosi, ma per scambiare le palline in soldi bisogna usare una parola in codice, che il cassiere comprenderà e vi dirà la posizione di un Redemption Centre. Questi Redemption Centre sono dei chioschetti quasi anonimi e completamente staccati dalle sale pachinko, in cui si mostra la vincita e lo scontrino per poter ottenere l’equivalente in yen. Questi premi affidati ai Redemption Centre vengono, infine, venduti all’ingrosso e venduti a loro volta alle sale pachinko, per poi ripetere il ciclo.

Si possono trovare numerosi video, su Tiktok e Instagram, in cui svariate persone piangono disperate e frustrate davanti all’uscita delle sale giochi, avendo perso i risparmi di una vita in cerca di un po’ di fortuna. Ma quanti pachinko ci sono in Giappone? Esistono tutt’oggi e in costante crescita una serie di Pachinko Parlor, sale giochi dedicate esclusivamente ai pachinko, in tutte le zone dello stato, dalle zone urbane alla periferia, contando un totale di 3 milioni di macchinette, le quali guadagnano un profitto annuo di 203 miliardi di dollari.

Fonte immagine in evidenza: Pixabay

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