L’Italia, come molti altri paesi industrializzati, continua a registrare un numero allarmante di infortuni sul lavoro, molti dei quali con esiti mortali o che comportano gravi menomazioni fisiche e psichiche. Le normative esistenti, in particolare il D.Lgs. 81/2008 (ex legge 626/94), pur costituendo un importante baluardo legislativo per la tutela della salute e sicurezza nei luoghi di lavoro, mostrano limiti strutturali quando non vengono supportate da un sistema integrato e aggiornato di monitoraggio, analisi e intervento. In questo contesto, l’istituzione di un Osservatorio Statale di Secondo Livello rappresenta una necessità impellente. Infatti, in Italia non esiste un “Osservatorio Statale di Secondo Livello” specificamente dedicato alla prevenzione e allo studio dei gravi infortuni e delle morti sul lavoro. Esistono però, diversi enti pubblici e istituzioni collaborano per monitorare e analizzare questi fenomeni, sebbene non in modo centralizzato o con una struttura unitaria di secondo livello.
L’Osservatorio: oltre il monitoraggio, la prevenzione attiva, è un ente dedicato e specializzato volto al monitoraggio continuo e trasparente in tempo reale. Per fare questo, l’Osservatorio dovrebbe emettere un report mensile aggiornato sugli infortuni sul lavoro, con una mappatura dei settori a rischio e una geolocalizzazione degli eventi. Questo sistema dinamico, accessibile pubblicamente, sarebbe uno strumento prezioso per enti locali, datori di lavoro, sindacati e lavoratori stessi. Giacché si potrebbero analizzare in maniera veloce e sistematica le cause degli incidenti gravi o mortali e oltre alla mera registrazione degli eventi, si creerebbe l’ente giusto per lo studio approfondito delle cause strutturali e organizzative che portano a incidenti gravi o fatali, con un focus specifico sugli accidenti da sovrasforzo e le patologie non traumatiche che espongono il lavoratore a ulteriori rischi.
Sicuramente, attraverso questo ente, sarebbe più lineare la proposta di un percorso formativo per monitorare e garantire la formazione obbligatoria volta a prevenire gli infortuni sul lavoro, e di conseguenza una validazione professionale. A tale scopo, l’Osservatorio dovrebbe proporre l’introduzione di corsi obbligatori di formazione semestrale, focalizzati sulle buone pratiche, l’uso corretto dei dispositivi di protezione individuale (DPI) e la prevenzione attiva del rischio, rendendo il superamento di tali corsi un requisito abilitante per alcune categorie di lavoro particolarmente pericolose. Ogni anno, l’Osservatorio potrebbe assegnare un premio statale ai datori di lavoro che, pur operando in settori ad alto rischio, dimostrano una piena e verificata aderenza alle normative sulla sicurezza. Un incentivo positivo che spingerebbe le aziende verso un approccio etico e responsabile.
L’Osservatorio deve essere un centro di raccolta dati, ma anche un nodo di coordinamento interistituzionale che lavora insieme a INAIL, ASL, Ispettorato del Lavoro, sindacati, università ed enti formativi. Deve affrontare il problema della sicurezza con un approccio epidemiologico, analizzando anche:
- I fattori di fragilità individuale, come patologie croniche, condizioni psico-fisiche e carichi emotivi.
- Il profilo socio-economico e formativo dei lavoratori, con particolare attenzione alla popolazione migrante, spesso impiegata nei settori più esposti e vulnerabili.
- La necessità di controlli mirati e regolari, proporzionati al livello di rischio settoriale e alla storia infortunistica delle imprese.
L’istituzione di un Osservatorio Statale di Secondo Livello per la Sicurezza sul Lavoro non è solo una questione burocratica o tecnica, ma un atto di civiltà e responsabilità verso milioni di lavoratori. Serve a garantire che ogni incidente non sia solo un dato in una tabella, ma un segnale d’allarme da leggere, comprendere e trasformare in azione concreta. È tempo di passare dalla reazione alla prevenzione, e questo può avvenire solo con un sistema che guarda alla sicurezza come un diritto e un dovere collettivo.
Yuleisy Cruz Lezcano