Negli ultimi anni, le scarpe rosse sono diventate un simbolo potente e immediatamente riconoscibile della lotta contro il femminicidio e la violenza sulle donne, in Italia e nel mondo. La loro marcia silenziosa, che riempie le piazze di numerose città ogni 25 novembre in occasione della “Giornata internazionale per l’eliminazione della violenza sulle donne”, è un monito a non dimenticare le vittime e un appello a combattere le radici profonde di questa piaga sociale.
Indice dei contenuti
- Le origini in Messico: Ciudad Juárez, la città che uccide le donne
- Zapatos Rojos: il progetto di Elina Chauvet contro il femminicidio
- Perché proprio le scarpe e perché di colore rosso?
- Da esperienza personale a denuncia universale
- Il successo delle scarpe rosse: un simbolo globale contro la violenza
Le origini in Messico: Ciudad Juárez, la città che uccide le donne
La storia delle scarpe rosse ha inizio in Messico, a Ciudad Juárez, una città di frontiera tristemente nota per l’impressionante numero di sparizioni e omicidi di giovani donne a partire dagli anni ’90, spesso rimasti impuniti. Le vittime erano soprattutto studentesse e lavoratrici che si recavano nelle maquiladoras, fabbriche di multinazionali nate a seguito dell’accordo NAFTA. Queste fabbriche sfruttavano manodopera femminile a basso costo in zone isolate, rendendo le donne facili prede della violenza criminale dei cartelli di narcotrafficanti.
Zapatos Rojos: il progetto di Elina Chauvet contro il femminicidio
In questo clima di terrore, nel 2009 l’artista messicana Elina Chauvet ideò l’installazione Zapatos Rojos, “scarpe rosse”. Si tratta di un’opera d’arte pubblica e relazionale nata per denunciare i numerosi femminicidi che insanguinavano Ciudad Juárez. Fu proprio qui che il termine “femminicidio” venne coniato per indicare l’uccisione di una donna in quanto tale, un fenomeno che rivela un problema strutturale della società e non un semplice atto di cronaca nera.
Perché proprio le scarpe e perché di colore rosso?
La scelta degli elementi del progetto non è casuale, ma carica di un profondo valore simbolico. Ogni componente dell’installazione è pensato per comunicare un messaggio potente e universale, capace di parlare direttamente alla coscienza collettiva e di rendere visibile una violenza troppo spesso nascosta.
| Elemento simbolico | Significato profondo |
|---|---|
| Le scarpe | Rappresentano l’oggetto più personale, la traccia di un cammino interrotto. Simboleggiano la presenza e il ricordo di ogni donna il cui percorso di vita è stato spezzato dalla violenza. |
| Il colore rosso | È il colore del sangue versato, simbolo diretto della violenza e del femminicidio. Al tempo stesso, il rosso rappresenta l’amore, la passione e la forza, elementi strappati via con la vita. |
| L’assenza | Le scarpe sono vuote. Questa assenza fisica evoca in modo potente il vuoto incolmabile lasciato da ogni vittima nella propria famiglia e nella società intera. |
| La disposizione in piazza | Collocare le scarpe in uno spazio pubblico significa portare un dramma privato al centro della comunità, rendendolo una questione collettiva e politica che nessuno può più ignorare. |
Da esperienza personale a denuncia universale
L’ispirazione per Zapatos Rojos nacque da una tragedia personale di Elina Chauvet: la perdita della sorella, uccisa dal compagno. Il dolore per questo femminicidio si trasformò, attraverso l’arte, in un grido di denuncia. La prima installazione, il 22 agosto 2009, consisteva in 33 paia di scarpe rosse, raccolte attraverso donazioni, che simboleggiavano una marcia di donne assenti, le cui voci erano state messe a tacere dalla violenza.
Il successo delle scarpe rosse: un simbolo globale contro la violenza
L’installazione ebbe una risonanza enorme, diventando un simbolo universale della lotta contro la violenza sulle donne. Ogni anno, il 25 novembre, in occasione della “Giornata internazionale per l’eliminazione della violenza sulle donne” istituita dall’ONU, centinaia di piazze in Italia e nel mondo si riempiono di scarpe rosse. Questo fenomeno non è purtroppo solo simbolico. Secondo i dati forniti dal Ministero dell’Interno italiano, la violenza di genere rimane un’emergenza costante. L’arte di Chauvet si è trasformata così in uno strumento di aggregazione e denuncia sociale, spingendo le comunità e le istituzioni a non abbassare la guardia.
Fonte immagine: Pixabay
Articolo aggiornato il: 27/09/2025

