Stop alla teoria gender nelle scuole: approvata la proposta

teoria gender nelle scuole

Il termine “teoria gender” genera molta confusione soprattutto nelle scuole. Spesso, i docenti trattano in aula argomenti come l’affettività, la sessualità e il rapporto con il proprio corpo. Da una parte, viene descritto come un piano per sovvertire il sistema sociale per come lo conosciamo oggi. Dall’altra, c’è chi afferma che una teoria del genere non esista affatto. Prima di esaminare la questione, è bene fare chiarezza sul significato del termine; per teoria gender si intende quella teoria o idea secondo la quale “il genere” di una persona sarebbe separabile dal suo sesso biologico. Un esempio di un uomo che si identifica come donna e si presenta come tale sarebbe totalmente normale se soffrisse di disforia di genere.

Il Parlamento ha approvato una risoluzione che vieta la teoria gender nelle scuole

Per la prima volta in un documento ufficiale del Parlamento è stata scritta la definizione dell’ideologia gender. Alla Commissione cultura è passata una risoluzione, proposta della Lega ma votata da tutta la maggioranza di governo, in cui in sostanza si vieta la propaganda gender nelle scuole. Le parole esatte scritte nella risoluzione sono le seguenti: «la Commissione impegna il governo a escludere che l’insegnamento scolastico venga utilizzato per propagandare tra i giovani, in modo unilaterale e acritico, modelli comportamentali ispirati alla cosiddetta ideologia gender».

Che cosa si intende per risoluzione?

Quando si parla di risoluzione si fa riferimento a un atto parlamentare che non ha alcun peso legislativo, va inteso come un indirizzo politico che il Parlamento dà al governo. Non sempre l’approvazione di una risoluzione comporta delle conseguenze concrete e quindi non sappiamo che forma e se prenderà una forma questo divieto anti gender nelle scuole, anche perché, in effetti, non sappiamo bene neanche cosa sia davvero l’ideologia gender.

Il dossier gender dal 2013 al 2023

Le segnalazioni sul gender nelle scuole sono state raccolte in un dossier che rappresenta il documento più completo nel suo genere. In questo dossier sono riportati i progetti e le iniziative delle scuole italiane rivolti a studenti o docenti. Tra i molti casi riportati quelli degni di nota sono i seguenti:

  •  lo spettacolo teatrale “Fa’ afafine” proposto a bambini di 8 anni. Lo spettacolo racconta la vicenda di un figlio di genere non conforme e di bambini che non amano identificarsi in un sesso.
  •  il libro “nei panni di Zaff” che tratta della storia di un ragazzo che vuole vestirsi da principessa e per questo diventa oggetto di riso.

Facciamo chiarezza sull’ideologia gender

La prima volta che si parla di ideologia gender è nel 1995, durante la Conferenza Mondiale sulle Donne a Pechino. In quell’occasione, Dale O’Leary, giornalista ultracattolica, diffuse volantini che parlavano del pericolo rappresentato da questa ideologia. O’Leary, attiva nel movimento pro-life, sosteneva l’esistenza di una vera e propria agenda gender.

Gli obiettivi dell’agenda gender:

  •   Attaccare il patriarcato
  •   Smantellare la famiglia tradizionale eterosessuale 
  •   Minare il ruolo materno delle donne
  •   Promozione dell’aborto e omosessualità come valori positivi

Ma esiste davvero “un’agenda gender”?

Non c’è evidenza che esista un piano coordinato e deliberato per sovvertire l’ordine sociale o annullare le differenze tra uomo e donna. Non esiste un gruppo di persone o di organizzazioni che si è riunito con questo intento specifico. Esistono però, tante ideologie e proposte che, anche se non in maniera organizzata e coesa, tentano di rivedere gli stereotipi di genere. Ci sono, ad esempio, ideologie che propongono una visione alternativa rispetto al binarismo di genere. Anche se non si presentano come un movimento coeso, diverse organizzazioni, attivisti e partiti politici hanno messo in discussione il concetto tradizionale di genere.

In molti casi, partiti conservatori e movimenti ultracattolici hanno racchiuso queste idee sotto l’etichetta di “ideologia gender” per semplificare la loro comunicazione politica.

Rossano Sasso, parlamentare della Lega e autore della risoluzione “anti-gender” appena approvata dal Parlamento, ha anche dato una definizione scritta di cosa intende per ideologia gender: 

«Per me l’ideologia gender si realizza quando in classe spesso senza il consenso dei genitori, qualcuno (quasi sempre esperti esterni militanti in associazioni lgbt) propala l’abolizione culturale ed emotiva delle distinzioni di sesso, la promozione della fluidità di genere, la decostruzione degli stereotipi di genere a tutti i costi (con bimbi invogliati ad indossare gonne come forma di gioco) il superamento del binarismo sessuale, spesso con la complicità mediatica di influencer ed artisti, la confusione della propria identità, la promozione culturale delle carriere alias anche dove non ci sia alcuna richiesta ufficiale di transizione di genere da parte delle famiglie, la “modifica” dei pronomi e l’inserimento di asterischi e del c.d. linguaggio schwa nella grammatica italiana, l’inculcare dubbi sulla propria identità sessuale».

Quindi, esiste davvero una teoria gender che mette insieme queste proposte, come descritto da Sasso, e che mira a implementarle in modo coordinato e strategico in Italia e nel resto del mondo? 

La risposta è no. Quello che esiste sono solo singole iniziative, proposte ed idee che danno un’interpretazione di cosa è naturale e cosa è culturale, e sono portate avanti da diverse realtà, tra cui movimenti femministi, ultracattolici e organizzazioni e partiti di sinistra. 

Fonte dell’immagine in evidenza: Pixabay

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