Educazione sessuale a scuola: un tabù non sfatato

educazione sessuale a scuola

L’educazione sessuale a scuola è un tema complicato che in Italia suscita molte polemiche da parte degli esponenti politici e che non trova l’appoggio del Miur, il Ministero dell’Istruzione, Università e della Ricerca, ritenendo la disciplina un incentivo per i giovani a praticare la “sessualità”.
Nelle scuole l’unica introduzione alla disciplina viene fatta durante il corso di Scienze, dove vengono trattati i temi riguardanti l’anatomia genitale, la riproduzione sessuale e le malattie sessualmente trasmissibili. Tra i pochi paesi Europei come la Bulgaria, la Lituania e la Polonia, l’Italia non prevede l’educazione sessuale a scuola come materia obbligatoria, lasciando libertà alle scuole su come gestire le informazioni, la maggior parte delle volte scarne, che affrontano il tema della sessualità. Alcune volte le scuole utilizzano associazioni per divulgare informazioni riguardo questi temi, ma questo tipo di autogestione non è compatibile, né sufficiente per un percorso formativo completo ed efficace.

I dati Europei

“Secondo l’UNESCO, il sistema scolastico ricopre un ruolo chiave nell’insegnamento dell’educazione sessuale. Nel 2018 l’agenzia delle Nazioni Unite ha pubblicato una versione aggiornata dell’International technical guidance on sexuality education, un documento rivolto alle autorità scolastiche e sanitarie dei paesi membri incaricate per elaborare i programmi di educazione sessuale. La guida sottolineava l’importanza di un approccio olistico e positivo, cioè che tenesse conto degli aspetti cognitivi, emotivi, sociali, relazionali e fisici della sessualità, e che non si concentrasse solo sui rischi potenziali come le gravidanze indesiderate o le malattie sessualmente trasmissibili.”

Educazione sessuale a scuola: la questione Italiana

Chi riceve un’educazione sessuale adeguata sa come utilizzare un preservativo, come evitare malattie sessualmente trasmissibile, dove chiedere aiuto in caso di pericolo e, come mostrano i dati nei vari paesi Europei, evita il rischio di malattie gravi come HIV, ma soprattutto il crearsi di una coscienza più consapevole nei riguardi del sesso, del proprio corpo e della propria identità. La questione Italiana però riguarda soprattutto lo scontro religioso e ideologico; non è affatto raro che molte associazioni cattoliche intervengano nelle scuole con “propaganda” antiabordista, mostrando ai ragazzi video politicamente strumentalizzati, offrendo un servizio gratuito di cui molte scuole devono necessariamente usufruire. Il testo della legge 107 del 2015 voluta dal governo Renzi, la cosiddetta “Buona Scuola”, promuove «l’educazione alla parità tra i sessi, la prevenzione della violenza di genere e di tutte le discriminazioni». Tuttavia, le linee guida per l’attuazione di questi principi possono essere recepite o meno dai singoli istituti, le cui decisioni dipendono da un lato dalla loro disponibilità economica, e dall’altro dall’orientamento ideologico dei consigli di istituto.

 

Fonte immagine: Pixabay.

A proposito di Giuliana Aversano

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