#UnVioladorEnTuCamino, la protesta delle donne cilene

#UnVioladorEnTuCamino

#UnVioladorEnTuCamino è l’hashtag ricondiviso in tutto il mondo dopo il flash-mob organizzato dal collettivo femminista “Lastesis” davanti alla Seconda stazione di polizia del Cile, a Valparaìso.

Da settimane, il Sud America è attraversato da molteplici rivolte sociali.

In Colombia, a Bogotà, la popolazione è scesa in strada contro le misure di austerità relative al salario minimo, alle pensioni e alle tasse. La rabbia dei manifestanti si è indirizzata verso l’incapacità del Governo nel combattere la corruzione, creare posti di lavoro e promuovere accordi di pace con le Farc, le forze armate rivoluzionarie colombiane. In Ecuador, a scatenare la contestazione contro il Presidente Lenin Moren è stato l’aumento del costo del carburante, dovuto alla sospensione dei contributi economici governativi in vigore dagli anni Settanta. Il bilancio delle proteste del mese di novembre è di otto morti, circa 1.300 feriti e più di mille arresti. In Venezuela, si è riaccesa la miccia tra i sostenitori dei due Presidenti, Nicolas Maduro e l’auto-proclamato Juan Guaidò. In Bolivia, Evo Morales è stato costretto a dimettersi, in seguito all’esplicita richiesta del comandante delle forze armate, e si è autoesiliato in Messico.

In Cile, tutti i settori sociali sono coinvolti nelle proteste: dalla salute ai trasporti, dagli impiegati pubblici ai portuali, passando per le diverse componenti del mondo dell’istruzione e della formazione. Al centro delle rivendicazioni: un salario minimo da 500 pesos, l’aumento delle pensioni, la riduzione dell’orario di lavoro, i diritti alla casa, all’istruzione e alla sanità. Il Presidente Piñera ha risposto con una dura repressione nei confronti dei manifestanti, che si stanno scontrando con le forze di polizia e l’esercito da oltre un mese. Dal 14 ottobre, i feriti sono più di 2mila e si contano oltre 40 morti, con un bilancio in continuo aggiornamento. Da una parte, blocchi stradali, barricate, incendi; dall’altra, idranti, lacrimogeni e proiettili di gomma. Ma non solo. La polizia cilena sta mettendo in campo ogni forma di sopruso, in particolare nei confronti delle donne.

Secondo l’ONU, “L’alto numero di feriti e il modo in cui sono state utilizzate le armi sembrano indicare che l’uso della forza è stato eccessivo e ha violato il requisito di necessità e proporzionalità. Le notizie che arrivano riguardano abusi contro ragazzine e ragazzini, maltrattamenti e percosse che possono costituire fattispecie di tortura, violenze sessuali subite da donne, uomini e adolescenti“.

#UnVioladorEnTuCamino: un hashtag a sostegno delle donne cilene

Con #UnVioladorEnTuCamino, le donne cilene hanno voluto portare all’attenzione del mondo intero ciò che stanno subendo sulla propria pelle.

Il loro grido, da Santiago del Cile, è arrivato fino a Sidney, passando per il Messico, Berlino, Parigi, Bruxelles e persino per la Turchia.

Lo stupratore sei tu” – dicono nel testo che accompagna la coreografia eseguita da donne di tutte le età con gli occhi bendati da un tessuto nero – “e lo Stato oppressore è un maschio stupratore“.

Si tratta di una canzone contro il patriarcato e le principali forme di violenza contro le donne (molestie in strada, abusi, stupri, femminicidio, sparizione forzata) e mette in evidenza la mancanza di giustizia. Le donne cilene, infatti, criticano la società e i poteri esecutivi e giudiziari per inazione di fronte a molti crimini commessi, indicandoli come complici. Una delle ultime novità è una parodia dell’inno dei Carabineros: il nome della performance “uno stupratore nel vostro modo” si riferisce allo slogan “un amico nel vostro senso”, slogan utilizzato dalla polizia nel corso del 1990.

Su tutti i social network, all’hashtag #UnVioladorEnTuCamino è possibile trovare innumerevoli interpretazioni della coreografia, in tutte le lingue e in tantissimi Paesi del mondo.

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