Le fritture sono una vera bontà, soprattutto durante le festività, ma una volta terminato di cucinare sorge una domanda fondamentale: come gestire lo smaltimento dell’olio usato? Questa attenzione è essenziale non solo per le attività di ristorazione, ma anche a livello domestico, per proteggere l’ambiente da un inquinamento grave e silenzioso.
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Perché l’olio da cucina usato è così inquinante?
Purtroppo sull’olio da cucina vige tantissima disinformazione. C’è chi crede che, essendo un elemento naturale, non sia una minaccia e si biodegradi facilmente. La realtà è ben diversa: l’olio esausto è estremamente inquinante. I motivi principali sono due:
- Non è biodegradabile e non si mescola con l’acqua. Galleggiando, crea una patina impermeabile (il cosiddetto “velo d’olio”) sulla superficie di mari e fiumi.
- Questo velo impedisce il passaggio dei raggi solari e gli scambi di ossigeno tra acqua e aria, danneggiando gravemente l’ecosistema acquatico e causando la morte di alghe e pesci.
Danno causato | Descrizione |
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Danno alle acque superficiali | Un solo chilogrammo di olio può rendere non potabile un milione di litri d’acqua, l’equivalente del consumo di una persona per 14 anni. |
Danno alle fognature e ai depuratori | Se versato negli scarichi, l’olio si solidifica nelle tubature, causando occlusioni e costi enormi per la manutenzione degli impianti di depurazione. |
Inquinamento del suolo | Se gettato nel terreno, l’olio impedisce l’assorbimento delle sostanze nutritive da parte delle radici delle piante e può contaminare le falde acquifere. |
Cosa non fare: gli errori da evitare assolutamente
Alla luce della sua pericolosità, ci sono azioni da non compiere mai:
- Non gettare l’olio nel lavello o nel water: è l’errore più comune e dannoso. L’olio finirebbe nelle fognature, causando i gravi danni a tubature e depuratori descritti sopra.
- Non versarlo nella spazzatura indifferenziata: finirebbe in discarica, dove la sua azione inquinante sul suolo e sulle falde acquifere si manifesterebbe in tutta la sua gravità.
- Non disperderlo in giardino o nel terreno: non è un fertilizzante, anzi, rende il suolo sterile e può inquinare le riserve d’acqua.
La procedura corretta per lo smaltimento domestico
Smaltire correttamente l’olio è un gesto di grande responsabilità civile, ma anche molto semplice. Ecco i passaggi corretti:
- Lascia raffreddare l’olio: non maneggiare mai l’olio quando è ancora caldo.
- Filtra l’olio: se necessario, usa un colino per rimuovere i residui di cibo.
- Raccoglilo in un contenitore: versa l’olio freddo in una bottiglia di plastica usata o in una tanica. È importante non usare contenitori di vetro che potrebbero rompersi.
- Accumula una buona quantità: per evitare viaggi frequenti, il consiglio pratico è procurarsi un contenitore piuttosto grande, come una tanica da 5 litri, da tenere in un angolo del balcone o del garage. Versa al suo interno tutto l’olio usato (non solo quello da frittura, ma anche quello delle conserve come tonno o sott’oli).
- Portalo al punto di raccolta: una volta che il contenitore è pieno, portalo presso uno dei punti di raccolta autorizzati.
Dove portare l’olio usato: i punti di raccolta
Le aziende che dispongono di una friggitrice professionale sono obbligate per legge ad affidarsi a ditte specializzate. A livello domestico, le opzioni sono diverse e gratuite:
Punto di Raccolta | Come trovarlo |
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Isola ecologica (o centro di raccolta comunale) | È il luogo principale per questo tipo di rifiuti. Cerca sul sito del tuo Comune o dell’azienda che gestisce i rifiuti per trovare l’indirizzo e gli orari dell’isola più vicina. |
Supermercati e centri commerciali | Molte catene della grande distribuzione (come Lidl, Esselunga, Carrefour) hanno installato punti di raccolta per l’olio esausto nei loro parcheggi o all’ingresso. Controlla sul sito del tuo supermercato di fiducia. |
Distributori di benzina | Alcune stazioni di servizio offrono questo servizio. Spesso espongono un cartello informativo. |
Contenitori stradali | In alcuni comuni sono presenti appositi contenitori stradali, simili a quelli per gli abiti usati, dedicati esclusivamente alla raccolta dell’olio. |
Per trovare il punto più vicino, puoi consultare il sito del CONOE (Consorzio Nazionale di raccolta e trattamento degli Oli e dei grassi vegetali ed animali Esausti) o la mappa fornita dalla tua azienda di igiene urbana (es. AMSA a Milano, AMA a Roma).
Cosa diventa l’olio riciclato?
Portare l’olio usato a un punto di raccolta non è solo un atto per evitare l’inquinamento, ma è il primo passo di un processo di economia circolare. L’olio esausto, una volta purificato, viene trasformato in nuove risorse preziose, come:
- Biodiesel: un carburante ecologico e rinnovabile.
- Glicerina: utilizzata per la produzione di saponi, cosmetici e altri prodotti industriali.
- Lubrificanti per macchinari e inchiostri.
Si tratta di un sacrificio davvero esiguo, che diventa un grande gesto per preservare il pianeta e consegnarlo nel miglior modo possibile alle generazioni future.