Salvador Dalí, tra arte e mito: il genio del Surrealismo al Museo Storico della Fanteria di Roma

Salvador Dalí, tra arte e mito

Venerdì 24 gennaio 2025 si è tenuta la conferenza stampa di presentazione di Salvador Dalí, tra arte e mito. La mostra, dedicata al grande maestro del Surrealismo, organizzata da Navigare presso il Museo Storico della Fanteria dell’Esercito Italiano di Roma e allestita dal curatore di mostre internazionali Vincenzo Sanfo con il supporto di un comitato internazionale, sarà visitabile dal 25 gennaio al 27 luglio 2025.

Salvador Dalí, tra arte e mito gode del patrocino della Regione Lazio, di Roma Capitale – Assessorato alla Cultura Italia e di Oficina Cultural de la Embajada de España. Presenti alla conferenza di presentazione, il curatore Vincenzo Sanfo, che ha illustrato il significato di alcune delle opere, spiegando il fil rouge che le lega e il percorso che attende il visitatore, e Salvatore Lacagnina, responsabile di Navigare.

Salvador Dalí tra arte e mito è un’occasione unica per immergersi nel mondo e nell’arte di Dalí, maestro del Surrealismo dall’estro creativo inconfondibile. Il pubblico viene accompagnato in mondi onirici e straordinari, trasformando il subconscio in espressione artistica. Le sue opere non rappresentano solo capolavori unici, ma autentici percorsi nelle profondità della mente umana, dove si intrecciano una tecnica impeccabile, un’immaginazione sconfinata e un’analisi profonda della natura dell’essere umano. Sono circa 80 le opere provenienti da collezioni private di Belgio e Italia, tra le quali anche serie composte da numerosi pezzi, per un viaggio nell’arte e nel mito del genio di Salvador Dalí. Disegni, sculture, ceramiche, boccette di profumo, incisioni, litografie, documenti, libri e fotografie conducono il pubblico a immergersi nell’universo daliniano, libero dalla rigidità delle regole, dove la realtà è costituita dai sogni.

«Questa mostra rappresenta, in un periodo così intenso di attività legate al Giubileo 2025, un’occasione unica per immergersi nel genio creativo di Dalí e nel contesto artistico e culturale del Surrealismo, offrendo una prospettiva completa e affascinante su uno dei movimenti più influenti del secolo scorso, fornendo anche un’interessante testimonianza storica del sentire di quei tempi»: spiega Salvatore Lacagnina, responsabile di Navigare. «Un percorso in cui l’arte appare potente e immediata, che suscita forti emozioni nello spettatore, senza necessariamente essere un esperto. Un viaggio nel ‘bello’, per avvicinare e far appassionare a questo mondo chiunque varchi la soglia di ingresso al museo».

"Le Chateau d'Otrante", incisione, Salvador Dalí
“Le Chateau d’Otrante”, incisione, Salvador Dalí – Ufficio Stampa

Vincenzo Sanfo, curatore della mostra, ha poi presentato e introdotto la visita: «Chi non conosce Salvador Dalí? Dalí ha inventato un modo di essere un artista. Una volta un artista stava nello studio, dipingeva. Lui ha inventato un modo diverso, dell’artista come elemento pubblico, come uomo che deve comunicare più che dipingere. E quindi creare delle sensazioni, fare quello che oggi si chiama ‘marketing’, la cosiddetta pubblicità. Ha inventato un modo che poi è stato travasato in un altro grande personaggio, Andy Warhol. Salvador Dalí era un genio della pubblicità». Ed è proprio per questo che nella mostra si è scelto di esporre le iconiche bottiglie di Rosso Antico, realizzate negli anni ’70 in collaborazione con Buton. O ancora i famosissimi lecca lecca dell’azienda dolciaria Chupa Chups, il cui logo è stato disegnato proprio da Dalí nel 1969.

A completare questo percorso, sono esposte anche opere di altri autori che hanno condiviso con Dalí l’idea di un’arte dal carattere onirico e surreale, quali Joan Mirò, Marc Chagall, Man Ray, Leonor Fini e tanti altri. Un evento che per i lavori esposti assume una straordinaria rilevanza a livello internazionale, celebrando non solo Dalí, ma anche l’intero panorama surrealista europeo.

«Secondo me la chiave di lettura di questa mostra, e la chiave di lettura di tutto quello che è il percorso di Salvador Dalí, sono i disegni del poeta Federico García Lorca. Ne trovate esposti una trentina proprio all’inizio della mostra. Guardateli con attenzione perché, nella loro ingenuità pittorica, troverete in quei disegni quello che è il germe, il seme da cui Dalí crea questo suo mondo surreale. La vita di tutti, non solo dei più grandi, è fatta di incontri e anche di fortuna. Salvador Dalí ha incontrato Federico García Lorca e Luis Buñuel. E con loro ha intuito che ci fosse un’altra maniera di essere artisti e di vedere il mondo»: ha affermato Vincenzo Sanfo, per poi concludere che «sarà un percorso nel mondo della fantasia, del sogno e dell’originalità».

La vita e il Surrealismo

Demiurgo di mondi paradossali e padre del Surrealismo, Dalí è uno dei più innovativi e influenti artisti del Novecento. Terrorizzato dalla noia e dall’ordinario, il grande maestro catalano è stato abile pittore, scultore, illustratore, scrittore, fotografo, grafico, cineasta, designer, scenografo, sceneggiatore e stilista. Fin da piccolo, incoraggiato dai suoi genitori, frequentò una scuola d’arte. Subito dopo si iscrisse all’Accademia Reale di Belle Arti di San Fernando a Madrid da dove, però, venne espulso poco prima di diplomarsi, nel 1926. Durante la breve permanenza accademica iniziò a dipingere prendendo spunto dal Cubisti e dai Dadaisti. Conobbe Pablo Picasso a Parigi, grazie al quale produsse in seguito numerose opere ispirate alla sua pittura. Nel 1929, insieme a Luis Buñuel, regista surrealista, realizzò Un Chien Andalou, cortometraggio manifesto del movimento surrealista. Qualche mese più tardi Dalí conobbe la sua futura moglie, musa, manager e complice, Elena Dmitrievna D’jakonova, detta anche Gala, allora sposata con l’amico poeta Paul Éluard e amante di Max Ernst. In questi anni divenne l’artista più autorevole all’interno del movimento surrealista. Nel 1931 dipinse La persistenza della memoria, una delle sue opere più conosciute e ammirate. Grazie a questo dipinto e grazie al mercante d’arte Julian Levy, che lo espose nella sua galleria a New York, Dali raggiunse anche la fama internazionale.

A seguito di numerosi scontri con i colleghi surrealisti, Salvador Dalí venne espulso dal gruppo da André Breton nel 1934, probabilmente a causa della sua convinta neutralità politica, in particolare negli anni dei grandi regimi. Dalí preferì, infatti, lasciare fuori la politica dalla sua arte, non prendendo mai una posizione netta. Addirittura arrivò a ritrarre la figura di Hitler, fatto che lo rese vittima di pesanti accuse. Nonostante l’espulsione venne, però, invitato a partecipare a varie mostre surrealiste. Breton successivamente, dopo che Dalí emerse sempre di più nel mondo del mercato artistico, grazie anche al mecenate Edward James, anagrammando il suo nome lo soprannominò Avida Dollars (bramoso di dollari), ironizzando sulla commercializzazione e svendita delle sue opere. Con lo scoppio della Seconda Guerra Mondiale, Dalí e sua moglie si trasferirono negli Stati Uniti, dove vissero per otto anni. Qui il pittore, ormai fuori dal gruppo, si riavvicino alla sua fede cattolica, realizzando opere quali La Madonna di Port-Lligat (1949) e Corpus Hypercubus (1954) che inaugurarono il periodo denominato Misticismo nucleare. Al termine della guerra, nel 1951, si trasferì nuovamente in Catalogna, dove imperversava il Franchismo.

The Bacchus' chariot, arazzo, Salvador Dalí
The Bacchus’ chariot, arazzo, Salvador Dalí – Ufficio Stampa

Nel 1980 la moglie Gala, malata di demenza, gli fece bere un cocktail di farmaci che gli causarono gravi conseguenze al cervello, portando cosi la sua carriera artistica al capolinea. Dopo la morte di Gala, avvenuta nel 1982, Salvador Dalí si lasciò lentamente morire arrivando perfino a tentare il suicidio più volte, senza mai riuscirci. Tuttavia morì a 84 anni a causa di un attacco di cuore. La sua salma giace proprio all’interno del suo Teatro-Museo a Figueres.

Ad oggi Salvador Dalí rimane una delle figure più note ed eccentriche della storia dell’arte, conosciuto soprattutto come il maggiore rappresentante della corrente artistica del Surrealismo. La sua fama dovuta anche alla sua personalità eccentrica e allo stile che lo ha contraddistinto, lo rende ancora oggi tra le icone più celebri e popolari. I suoi baffi costituiscono da sempre un segno di riconoscimento per la particolare e bizzarra forma.

Salvador Dalí, tra arte e mito: le illustrazioni della Divina Commedia

Tra le opere in esposizione si trovano anche molte litografie, incisioni a punta secca, disegni, arazzi, sculture, oggetti in vetro, ceramiche, gioielli e una serie di fotografie, libri e documenti che arricchiscono ulteriormente la collezione. In particolare, una parte dell’esposizione è dedicata alle illustrazioni della Divina Commedia di Dante Alighieri realizzate da Salvador Dalí.

Nel 1950, preparandosi a commemorare il settecentesimo anniversario della nascita di Dante Alighieri, il governo italiano commissionò al grande pittore surrealista catalano Salvador Dalí le illustrazioni dei cento canti della Divina Commedia. L’artista iniziò subito a lavorare alla realizzazione di centodue acquarelli destinati a essere pubblicati dall’Istituto Poligrafico dello Stato: le illustrazioni vengono presentate nel 1954 a Palazzo Pallavicini Rospigliosi a Roma, nell’ambito della prima retrospettiva di Salvador Dalí in Italia. La decisione di affidare a un artista non italiano le illustrazioni della Divina Commedia fu causa di polemiche molto accese, sia per i costi sia per la scelta stessa di Dalí. La pubblicazione italiana degli acquarelli avverrà solo nel dicembre 1963.

"Gli avari", Purgatorio, Salvador Dalí
“Gli avari”, Purgatorio, Salvador Dalí – Ufficio Stampa

Salvador Dalí illustra il viaggio di Dante attraverso Inferno, Purgatorio e Paradiso reinterpretando il percorso dantesco in un’ottica psicoanalitica, ponendo al centro di ogni tavola un personaggio o un evento particolarmente significativo del canto. La rappresentazione è onirica e dissacrante: Inferno, Purgatorio e Paradiso emergono sospesi fra sogno e realtà, in un unico capolavoro, in cui all’eleganza del segno si coniuga un uso magistrale del colore. La figurazione è ironica, grottesca ed immaginifica nelle rappresentazioni dell’Inferno e del Purgatorio, mentre delicatissime e celestiali sono le rappresentazioni di Beatrice e del Paradiso.

Date: dal 25 gennaio al 27 luglio 2025
Luogo: Museo Storico della Fanteria, Piazza di Santa Croce in Gerusalemme,7, Roma
Orari: dal lunedì al venerdì: dalle ore 09.30 alle ore 19.30. Sabato e domenica: dalle ore 09.30 alle ore 20.30. Ultimo ingresso trenta minuti prima della chiusura.

Immagine in evidenza articolo Salvador Dalí, tra arte e mito: il genio del Surrealismo al Museo Storico della Fanteria di Roma: Ufficio Stampa

 

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