Dal 14 maggio al 21 settembre presso il Museo di Roma in Trastevere è possibile visitare la mostra su Tina Modotti, donna, militante e fotografa che ha contraddistinto la prima metà del XX secolo e si è posta a cavallo tra la cultura italiana e quella messicana.
La mostra ripercorre la vita di Tina Modotti fino alle sue ultime foto scattate durante l’esilio di Berlino nel 1930. Le opere messe a disposizione del pubblico sono circa 60 tra fotografie, lettere e testi e provengono dalla Collezione della Fototeca dell’Istituto Nazionale di Antropologia e Storia (INAH) della Città di Pachuca Hidalgo, la più grande Fototeca Iberoamericana.
Sono presenti anche documenti a supporto che contribuiscono ad illustrare le vicende umane e politiche dell’artista nell’ultima fase durante la quale era entrata a far parte del Partito Comunista, fino alla sua morte avvenuta a Città del Messico nel 1942 a soli 45 anni.
Cosi la ricorda la sorella Yolanda Modotti, morta a Los Angeles nel 1998:
“Quando Tina era ancora una bambina, a me, che ero più giovane di lei, sembrava una piccola signora per quei suoi occhi grandi e tristi nel viso. Era l’unica di noi sei che lavorasse e guadagnasse qualche soldo. Lavorava dodici ore al giorno in un setificio e qualunque fosse la sua mansione, sempre aveva le dita contuse e doloranti. La preoccupazione principale della nostra infanzia era sempre quella di avere da mangiare; infatti, non avevamo né giocattoli né tempo per divertirci. Il più giovane di noi fratelli spesso piangeva quando, ritornando da scuola, non trovava nulla da mangiare. Tina, però non diceva mai niente e se ne andava silenziosamente a letto appena rientrata dal lavoro”
Chi era Tina Modotti, la pioniera della fotografia sociale del XX secolo
Tina Modotti, il cui vero nome era Assunta Adelaide Luigia Modotti, nacque a Udine nel 1896, in una famiglia operaia di idee socialiste e anarchiche. Sin da bambina fu coinvolta nei sacrifici imposti dall’emigrazione: prima in Austria, poi negli Stati Uniti, a San Francisco, dove raggiunse il padre e la sorella. In America iniziò a lavorare come sarta e si avvicinò al teatro, recitando nelle compagnie della comunità italiana e guadagnandosi buone recensioni. Nel 1915 conobbe l’artista e poeta Roubaix de l’Abrie Richey, detto Robo, con cui intrecciò una relazione personale e artistica, trasferendosi a Los Angeles e immergendosi in un ambiente bohemien di artisti e intellettuali.
Nel 1920 Tina tentò la carriera cinematografica a Hollywood, recitando in alcuni film muti, ma fu presto delusa dai ruoli stereotipati e dall’ambiente del cinema, fu però in quel periodo che conobbe Edward Weston, celebre fotografo americano, che la introdusse alla fotografia e con cui instaurò una relazione sentimentale e artistica.
La collaborazione con Weston si interruppe però nel 1926, ma Tina continuò la sua attività fotografica e, nel 1927, iniziò una relazione con il pittore e militante comunista Xavier Guerrero, aderendo al Partito Comunista Messicano e avvicinandosi a figure come Vittorio Vidali, agente comunista italiano.
Dopo la partenza di Guerrero per l’Unione Sovietica, Tina si legò sentimentalmente al giovane rivoluzionario cubano Julio Antonio Mella. Con lui condivise l’impegno politico e sociale, ma nel gennaio 1929 Mella venne assassinato mentre camminava accanto a lei. L’evento la sconvolse profondamente a tal punto da allontanarsi dalla capitale e si dedicò a un importante reportage nella regione di Tehuantepec. Tornata a Città del Messico, inaugurò una mostra fotografica di grande impatto politico.
Nel 1930 venne espulsa dal Messico per le sue attività politiche e iniziò così una vita da esule tra Berlino e Mosca dove però non riuscì a inserirsi nel fotogiornalismo. Nel 1936 partecipò alla guerra civile spagnola lavorando negli ospedali e scrivendo testi di propaganda, ma dopo la sconfitta dei repubblicani, rientrò in Messico sotto falsa identità.
La notte del 5 gennaio 1942, dopo una cena tra amici, Tina Modotti morì improvvisamente per un infarto mentre rientrava a casa in taxi.
La produzione artistica di Tina Modotti
Nel 1923 Tina Modotti si trasferì a Città del Messico insieme a Edward Weston, celebre fotografo californiano e suo compagno, con l’intento di apprendere da lui l’arte fotografica. Weston iniziò ritraendola in celebri nudi che suscitarono scalpore e curiosità nella borghesia locale, attirando nuova clientela. Al contempo, la formò ai principi di una fotografia diretta e priva di manipolazioni, distante dal pittorialismo allora diffuso.
Tina assimilò rapidamente la lezione di Weston e inizialmente si dedicò alle nature morte floreali e ritratti di membri della borghesia e amici del loro circolo culturale.
Ben presto, Tina portò la macchina fotografica per le strade di Città del Messico, immortalando scene urbane e segni della modernità. Pur cimentandosi sugli stessi soggetti di Weston, il suo sguardo si rivelava più umano e sociale, mentre quello di Weston tendeva all’astrazione e all’eliminazione del contesto ambientale.
La loro prima esposizione congiunta al Palacio de Minería nel 1924 ottenne grande successo, evidenziando due visioni differenti della fotografia. Weston riconobbe il talento di Tina e il suo percorso autonomo, lodando la capacità delle sue immagini di affermarsi accanto alle proprie. In quell’occasione, Weston ribadì la sua concezione della fotografia come mezzo per restituire la forma essenziale delle cose, libera da interpretazioni personali, e pienamente espressiva quanto pittura e scultura.
Il soggiorno a Tehuantepec
Tra giugno e ottobre del 1929, durante un viaggio di sei mesi a Tehuantepec, Tina Modotti dedicò alle donne del luogo alcuni dei suoi scatti più intensi e poetici. Le Tehuane sono donne forti e fiere, note per il passo veloce e l’indole indipendente. Organizzate secondo una forma di matriarcato, praticavano il libero amore e si dedicavano alla religione solo nelle festività. I loro abiti colorati, i gioielli vistosi e il portamento deciso le rendevano figure quasi mitologiche, simbolo di forza e orgoglio.
Attraverso le sue fotografia, Tina Modotti restituisce loro, con realismo e delicatezza, la dignità e la sensualità di queste donne, immortalate nella loro quotidianità, tra fierezza e amore per la vita. Si tratta delle ultime immagini realizzate in Messico prima della sua espulsione, dovuta al carattere rivoluzionario della sua fotografia e del suo impegno politico.
La mostra è promossa da Roma Capitale, Assessorato alla Cultura, Sovrintendenza Capitolina ai Beni Culturali e organizzata a cura dell’associazione Storia e Memoria Aps di Albano Laziale, in collaborazione con la Segreteria di Cultura del Governo del Messico, l’archivio della Fototeca Nazionale dell’INAH. Media partner NOIDONNE, servizi museali Zètema Progetto Cultura.
Le foto presenti nell’articolo provengono dal sito ufficiale del Museo di Roma in Trastevere