Animismo di Jean Piaget: in cosa consiste?

Animismo secondo Piaget, in cosa consiste

L’animismo è, all’interno della teoria elaborata da Jean Piaget, la tendenza manifestata dai bambini durante la prima infanzia a considerare la realtà animata; per meglio dire, il bambino attribuisce un’anima agli oggetti inanimati, come se fosse un gioco. Praticamente è la convinzione che tutti gli oggetti siano esseri viventi, ad esempio anche il Sole è consapevole di girare attorno alla Terra e lo fa con lo scopo di illuminare le nostre giornate per permetterci di svolgere i nostri compiti.
Per Piaget, l’animismo è una modalità di rappresentazione dell’egocentrismo del pensiero infantile, ovvero la mancata distinzione tra il mondo esterno e quello interno che si raffigura con l’assimilazione degli oggetti e delle cose, che circondano l’infante, alla propria attività.  In generale, invece, è un termine che raggruppa un insieme variegato di religioni o culti in cui prevale l’attribuzione di qualità divine a oggetti o luoghi.

Chi è Jean Piaget?

Nato a Neuchâtel nel 1986, è stato uno psicologo, biologo, pedagogista e filosofo svizzero, tra i più importanti studiosi della psicologia infantile. È considerato il fondatore dell’epistemologia genetica che consiste nello studio sperimentale delle strutture e dei processi cognitivi correlati alla formazione della conoscenza durante il periodo dello sviluppo. Inoltre ha fornito un contributo rilevante alla branca della psicologia dello sviluppo. Morì a Ginevra nel 1980. Qui di seguito analizzeremo l’animismo secondo Jean Piaget.

Le sue ricerche gli hanno permesso di trarre conclusioni sul modo di pensare dei bambini e su ciò che pensano. Dall’età di 4 anni cominciano a porsi degli interrogativi su quale sia l’origine delle cose, mostrando la tendenza all’animismo sin dai 5/6 anni. È una fase temporanea dal momento che, giunti agli 8 anni, i bambini si lasciano trasportare dall’idea che a creare gli esseri viventi e il mondo siano state entità antropomorfe, una sorta di creature divine. Si giunge alla primissima adolescenza, 11/12 anni, in cui i bambini riconoscono solo le piante e gli animali come degli esseri viventi.
Piaget ha dimostrato che il pensiero del bambino si distingue da quello dell’adulto per quanto concerne i principi a cui risponde, perciò non è una tipologia di pensiero da considerarsi immaturo o incoerente. Proprio secondo il concetto di animismo di Jean Piaget, il bambino attribuisce ad oggetti inanimati un’intenzionalità che non posseggono e immagina che gli eventi fisici avvengono in maniera volontaria. In più il bambino si spiega gli eventi naturali, così come i comportamenti delle altre persone, in relazione a quelli che sono i suoi desideri e i suoi bisogni; si prenda, ad esempio, nuovamente il Sole, che nel pensiero del bambino può calare affinché giunga il buio e lui possa addormentarsi. Il bambino ha la capacità di comprendere il mondo circostante solo basandosi sul suo punto di vista; questo concetto è il fulcro dell’egocentrismo infantile.

Animismo, artificialismo e finalismo

Jean Piaget, oltre alla nozione di animismo, ha introdotto anche quella di egocentrismo infantile nell’ottica della sua teoria dello sviluppo mentale. Nella prima fase dell’infanzia, i bambini sono egocentrici e dimostrano questa particolarità sia nell’ambito cognitivo, che in quello linguistico che in quello affettivo. I bambini acquisiscono la consapevolezza delle persone e delle cose che gli stanno intorno nei primi anni di vita, assimilando e schematizzando in azioni precise le scoperte casuali che compiono. Intorno ai 2 anni cominciano a formulare delle idee e delle teorie sul mondo circostante, attraverso due operazioni mentali specifiche che si affiancano all’animismo: l’artificialismo ed il finalismo.
L’artificialismo è la tendenza dei bambini a considerare gli elementi naturali come delle costruzioni eseguite dall’uomo, ad esempio una montagna realizzata da muratori. Piaget accomuna animismo e artificialismo in quanto derivano entrambe dal fatto che il bambino viene sempre accontentato dall’adulto che ne soddisfa ogni bisogno. I bambini vedono i genitori come degli esseri infallibili e ritengono che la natura segua un disegno specifico. Da questa constatazione nasce il concetto di finalismo, che è la tendenza secondo cui la natura segua delle leggi morali; un esempio può essere quello di una gallina che depone un uovo appositamente perché il bambino possa mangiarlo.

Fonte immagine: Wikipedia

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