Antro della Sibilla Cumana: la mitologia al lago d’Averno

Antro della Sibilla Cumana

L’Antro della Sibilla Cumana è una galleria artificiale di epoca greco-romana, situata nel cuore del Parco Archeologico di Cuma, nei Campi Flegrei. La leggenda, immortalata da Virgilio, narra che qui la potente sacerdotessa di Apollo, la Sibilla Cumana, divulgasse i suoi enigmatici oracoli, guidando il destino di eroi e re.

Il sito fu identificato dall’archeologo Amedeo Maiuri nel 1932, distinguendolo da altre gallerie vicine, come la Crypta Romana. Ad oggi è uno dei luoghi più suggestivi della Magna Grecia, ma non tutti conoscono la storia e la leggenda della donna della grotta.

Elemento Chiave Descrizione
Luogo Parco Archeologico di Cuma, vicino a Pozzuoli e al Lago d’Averno.
Figura Mitologica La Sibilla Cumana, sacerdotessa di Apollo con il dono della profezia.
Fonte Letteraria Principale Libro VI dell’Eneide di Virgilio.
Ruolo Storico Custode dei Libri Sibillini, raccolte di oracoli consultate dallo Stato Romano.

Chi era la Sibilla Cumana?

Le Sibille erano sacerdotesse ispirate da un dio, dotate dell’arte divinatoria. La Sibilla di Cuma, in particolare, era una giovane vergine che aveva il dono di prevedere il futuro. I suoi verdetti, tuttavia, erano spesso enigmatici e di difficile interpretazione, conferendole un’aura sinistra agli occhi dei romani. Le sue parole avevano il potere di una legge sacra e inviolabile.

Secondo la tradizione, la Sibilla scriveva i suoi oracoli su foglie di palma che, una volta esposte al vento all’ingresso dell’antro, si mescolavano, rendendo le profezie ancora più ambigue. Queste profezie furono raccolte nei famosi Libri Sibillini, un’antichissima raccolta di oracoli che veniva consultata dal Senato di Roma nei momenti di grave pericolo per lo Stato.

La leggenda di Apollo e della Sibilla

Secondo la mitologia, la Sibilla era una fanciulla bellissima di cui il dio Apollo si innamorò. Per conquistarla, le promise di esaudire ogni suo desiderio. La Sibilla, prendendo un pugno di sabbia, chiese di poter vivere tanti anni quanti erano i granelli che teneva in mano. Dimenticò, però, di chiedere anche l’eterna giovinezza. Con il passare dei secoli, il suo corpo invecchiava terribilmente, consumandosi fino a diventare minuscolo come una larva. Apollo, per pietà, la rinchiuse in una gabbietta appesa nel suo tempio a Cuma. Ai bambini che le chiedevano cosa volesse, la Sibilla rispondeva con un filo di voce: “apotanein thelo”, ovvero “voglio morire”. Di lei rimase solo la voce, che continuò a profetizzare il futuro.

La Sibilla nell’Eneide di Virgilio

La fama imperitura della Sibilla Cumana è legata indissolubilmente al VI libro dell’Eneide. È a lei che il pio Enea si rivolge per sapere come discendere nel mondo dei morti e incontrare suo padre Anchise. Dopo avergli predetto le future guerre nel Lazio, la Sibilla guida l’eroe troiano attraverso il lago d’Averno, la porta dell’Ade, in uno dei viaggi ultraterreni più famosi della letteratura mondiale. Il suo ruolo di guida e profetessa la consacra come una delle figure più potenti e misteriose della mitologia romana.

Fonte immagine di copertina: Wikimedia Commons

Articolo aggiornato il: 02/09/2025

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