Bilinguismo: la teoria della doppia personalità

bilinguismo e doppia personalità

Dimmi quante e quali lingue parli e ti dirò chi sei! Potremmo cominciare così ad introdurre il concetto di bilinguismo e doppia personalità. Un’incognita per molti e una certezza per altri.

Negli ultimi anni si sente spesso parlare del concetto di bilinguismo e doppia personalità o, meglio, di un vero e proprio sdoppiamento della personalità che sembra interessare le persone bilingui e poliglotte. Prima di addentrarci nel vivo di questa teoria così affascinante però, è giusto chiarire un paio di concetti importanti.

 

Cosa si intende per Bilinguismo?

Il bilinguismo può essere descritto come la capacità di un individuo di esprimersi in più di una lingua a discapito del livello di competenza linguistica che si possiede nell’una o nell’altra lingua. Secondo gli studiosi, inoltre, il cervello dei bilingui è fatto in maniera tale da permettere loro di passare rapidamente da uno stato mentale a un altro, ognuno legato a ciascuna delle due lingue usate. Questo succede perché molto spesso vi è una forte connessione tra bilinguismo e biculturalismo, ovvero, dal legame che intercede tra una determinata lingua e la sua cultura di provenienza.

Non tutti i parlanti bilingue sono anche biculturali, ovviamente, ma nella stragrande maggioranza dei casi, la connessione è quasi innata. Chi impara una lingua è proiettato in modo naturale ad immergersi e a interessarsi anche alla cultura di provenienza di suddetta lingua, poiché, tantissime delle espressioni linguistiche che ritroviamo in una determinata lingua hanno origine da quella determinata cultura

 

La teoria dello sdoppiamento della personalità

La teoria di cui andremo a parlare in questo articolo, è invece un aspetto del bilinguismo che negli ultimi anni si sta ricavando sempre più spazio, ovvero la tesi dello sdoppiamento della personalità che subirebbero i parlanti bilingue. Ma andiamo effettivamente a capire cosa si intende per bilinguismo e doppia personalità.

Che il bilinguismo abbia degli effetti straordinari sul sistema nervoso – destinati a durare per tutta le vita– e sulle capacità cognitive è cosa certa. Forse, però, non tutti sanno che parlare una seconda lingua può influire sulla nostra psicologia più profonda, modificando la nostra percezione di noi stessi e del mondo circostante.

Secondo questa teoria, padroneggiare due lingue, e quindi due culture differenti, equivale a possedere due menti che coesistono all’interno di un unico corpo. La lingua in sé, ovviamente, non è un fattore in grado di modificare la personalità di chi parla, ma è proprio il contesto culturale a provocare le variazioni caratteriali. Per questa ragione, se un individuo padroneggia due lingue di due culture molto diverse tra loro, la differenza in termini di comportamento e personalità sarà decisamente più evidente. 

 

Gli studi in merito alla teoria 

Il linguaggio influenza in particolare la sfera dell’etica e della morale. Uno studio pubblicato su PLOS One dimostra che esprimendosi in una lingua o in un’altra le inclinazioni morali possono cambiare. In particolare, ciò che è emerso dallo studio è il fatto che parlare una seconda lingua, differente da quella nella quale ci si esprime dalla nascita, conduce inevitabilmente a fare scelte differenti, meno emotive, rispetto a quelle che si compiono quando si parla nella propria lingua madre. Ad esempio, uno studio su bambini ebrei e finlandesi ha portato alla luce che i bambini che parlano ebraico raggiungono con un anno di anticipo la consapevolezza della loro identità di genere, perché la loro lingua assegna sempre un genere alle parole, mentre in finlandese vi è una ben più ampia possibilità di mantenersi nell’indeterminazione.

Pare che Carlo Magno abbia detto che Conoscere una seconda lingua significa possedere una seconda anima. Di questo concetto ne era convinto anche il linguista americano Benjamin Lee Whorf che, nel 1940, postulò la teoria secondo cui il linguaggio plasma il cervello al punto che due persone con lingue differenti saranno sempre cognitivamente diverse. Tale tesi passò di moda con gli studi di Noam Chomsky, che negli anni ‘60 e ‘70 propose la teoria di una grammatica universale, ovvero basi generali comuni per tutti i tipi di linguaggio. A partire dagli anni ‘80, però, alcuni studiosi hanno iniziato a rivalutare la teoria di Whorf, avviando un vero e proprio movimento chiamato Whorfianism.

Insomma, quando parliamo di bilinguismo e doppia personalità, non ci si riferisce a un cambiamento caratteriale repentino, ma quanto più ad un’interpretazione riguardo il come la nostra mente percepisce il mondo attorno a noi. Quando si parla, infatti, si mettono in atto una serie di atteggiamenti, comportamenti e modi di comunicare specifici della lingua e della cultura di appartenenza. Si usa un certo linguaggio del corpo, un certo tono e volume di voce e un particolare modo di approcciarsi ad una discussione. Ci si sente diversi perché effettivamente ci si muove in linea con quella specifica cultura.

Ogni lingua ha una struttura diversa che si traduce in modalità di costruzione di pensiero diverse. La lingua è lo strumento che utilizziamo per rappresentare e interpretare il mondo, di conseguenza, è possibile esprimersi in un modo in una lingua senza poter ritrovare la controparte nell’altra lingua. Per esempio, i tedeschi ritengono che posizionare il verbo in fondo alla frase renda il discorso logico, ma quasi tutti gli studenti di tedesco, invece, si trovano in disaccordo a riguardo. 

 

Big Five Questionnaire 

Un fenomeno molto interessante che può spiegare i cambiamenti di personalità nei bilingui è il Cultural Frame Switching (CFS), secondo cui gli individui biculturali cambiano opinione e modo di comportarsi quando si confrontano con stimoli tipici di una determinata cultura. Uno strumento utilizzato negli studi sul bilinguismo e doppia personalità è il Big Five Questionnaire, cioè un test di personalità basato sulla teoria dei Big Five o OCEAN, ideata da McCrae e Costa, che individua cinque dimensioni fondamentali per la valutazione e la descrizione della personalità. Le 5 dimensioni sono: Estroversione, Amicalità, Coscienziosità, Nevroticismo e Apertura mentale. Le risposte fornite da ogni individuo per ogni campo del questionario sono rappresentate da una scala Likert da 5 punti, dove 1 è in completo disaccordo e 5 è totalmente d’accordo. Sulla base dei punteggi ottenuti per ogni dimensione, è possibile delineare il profilo della personalità di un soggetto.

Lo studio ha determinato che la lingua in sé non è il fattore principale che determina il cambiamento della personalità, ma bensì si tratta di un insieme di elementi, come l’etnia, il genere, l’età, il contesto culturale e le competenze linguistiche del bilingue a determinare tale variazione nel comportamento. Inoltre, viene ribadita l’importanza dell’accomodamento culturale, ovvero, si fa riferimento a come i bilingui interagiscono con interlocutori di altre culture mostrando caratteristiche corrispondenti alla loro percezione di personalità standard in quelle culture. Ciò significa che i bilingui tendono a produrre risposte coerenti con quelle determinate culture.

La teoria del bilinguismo e doppia personalità affonda le sue radici anche e, soprattutto, nel concetto secondo cui i bilingui instaurano un rapporto intimo e interconnesso con la lingua con cui vanno a rapportarsi. Per Von Humboldt la lingua è un prodotto della cultura e del pensiero di coloro che la parlano, e mette in luce l’intima correlazione che esiste tra la lingua e la cultura che l’ha originata. Questo fenomeno può essere attribuito al modo in cui le diverse lingue modellano i nostri pensieri e prospettive.

Ad esempio, un individuo bilingue che parla inglese e giapponese adotterà uno stile di comunicazione più diretto quando parla inglese, in linea con le norme culturali della maggioranza dei paesi anglofoni. D’altra parte, quando parla giapponese, adotterà sicuramente uno stile di comunicazione più educato e rispettoso, riflettendo l’importanza della gerarchia e del rispetto intrinsechi della cultura giapponese. Questo cambiamento nello stile di comunicazione può essere visto come un cambio di personalità, poiché l’individuo adatta il proprio comportamento e i processi di pensiero per allinearsi al contesto culturale della lingua che sta utilizzando.

 

Il test Ramírez-Esparza

La psicologa Ramírez-Esparza ha somministrato a dei cittadini bilingue un doppio test della personalità, chiedendo di descriversi in spagnolo e in inglese.
Ne è emerso che quando utilizzavano l’inglese i candidati si percepivano come più cortesi, estroversi, e aperti alla cooperazione rispetto alle occasioni in cui utilizzavano lo spagnolo. Al contrario, scrivendo in spagnolo i temi centrali erano quelli della relazione con la famiglia, con il proprio partner e quelli legati ai propri hobbies.

Secondo Ramírez-Esparza questa variazione di personalità è dovuta proprio al fatto che ogni lingua veicola degli specifici valori culturali che non sono separabili dalle sue possibilità di espressione. Quando utilizziamo una lingua, infatti, ci orientiamo all’interno di significati peculiari e utilizziamo gli strumenti che quel linguaggio ci mette a disposizione. Insomma, il linguaggio funzionerebbe come una specie di focus attraverso il quale finiamo per vedere il mondo intorno a noi e dentro di noi.


Uno studio simile si era svolto anche negli anni ’50 sotto la guida della linguista Ervin-Tripp su donne bilingue, giapponesi e americane, alle quali aveva chiesto di completare nelle due lingue delle frasi, scoprendo che le risposte erano modellate dalla lingua utilizzata. In giapponese esprimevano una visione del mondo più conservatrice, mentre in inglese esprimevano una maggiore propensione all’emancipazione e all’indipendenza.

Insomma, quando si parla di bilinguismo e doppia personalità e ci fermiamo ad analizzare gli studi che sono stati svolti su tale teoria, è semplice arrivare alla conclusione che ogni lingua, insieme alle sue possibilità di espressione veicola anche il proprio tessuto culturale. Quello che è certo, quindi, è il modo in cui la nostra mente e il nostro comportamento ci spingono a percepire ogni singola cosa secondo la visione della lingua che usiamo. È naturale, per cui, adottare diverse espressioni caratteriali rispetto al codice linguistico che decidiamo di usare.

E voi, conoscevate la teoria riguardo il concetto di bilinguismo e doppia personalità?

 

Fonte immagine: Wikipedia 

 

 

 

image_pdfimage_print

A proposito di Elena Garzilli

Vedi tutti gli articoli di Elena Garzilli

Commenta