Classificazione delle lingue germaniche: di cosa si tratta?

Classificazione delle lingue germaniche

Le lingue germaniche appartengono alla famiglia linguistica delle lingue indoeuropee. Secondo la teoria indoeuropea, esse derivano dalla lingua protogermanica, parlata nella proto-patria dai germani. La lingua protogermanica non è attestata in nessun documento, bensì si tratta di una lingua ricostruita attraverso il metodo comparativo: comprende quindi le caratteristiche comuni di tutte le lingue slave. In questo articolo andremo a vedere la classificazione delle lingue germaniche.

Classificazione delle lingue germaniche: criterio geografico

Ci sono due tipi di classificazione delle lingue germaniche per quanto riguarda il criterio geografico. Infatti, il primo criterio suddivide le lingue germaniche in tre gruppi: gruppo orientale, gruppo occidentale e gruppo settentrionale. L’unica testimone delle lingue germaniche orientali è il gotico, lingua estinta nei secoli IV-VI d. C.; per quanto riguarda invece le lingue del gruppo occidentale troviamo: l’inglese, il nederlandese (olandese e fiammingo), il tedesco e il frisone (quest’ultima lingua parlata in Frisia, una regione che storicamente apparteneva agli attuali Paesi Bassi, Germania e Danimarca). Passando ora invece alla classificazione delle lingue germaniche settentrionali troviamo l’islandese, il norvegese, lo svedese e il danese. Questo criterio geografico di classificazione delle lingue germaniche è importante perché permette di distinguere varie isoglosse tra i vari gruppi. Per isoglosse ci riferiamo a delle linee immaginarie, che vanno a racchiudere dei fenomeni linguistici al loro interno. Abbiamo, sempre secondo questa classificazione, isoglosse che abbracciano soltanto le lingue germaniche occidentali e settentrionali, escludendo il gotico. Tra questi fenomeni possiamo citare la rotacizzazione della fricativa sonora, che consiste nel seguente esempio: ingl. “more” (“di più”), ted. “mehr”, invece got. “maiza”. Abbiamo poi isoglosse che abbracciano solo il gruppo occidentale. Ad esempio, il raddoppiamento della consonante se precede “j”: antico inglese “biddan” (“pregare”), antico alto tedesco “bitten”, rispetto invece al gotico “bidjan” o all’antico nordico “bidia”.

Passando al secondo tipo di classificazione delle lingue germaniche sempre riguardante il criterio geografico, secondo lo storico Tacito, autore de La Germania, i germani, e di conseguenza le loro lingue, si dividono in: ingevoni, ossia i germani che vivono vicino alla costa; erminoni, ossia quelli situati nelle regioni interne; istevoni, quelli di cui non è possibile stabilire la regione precisa. Questa classificazione è molto importante perché attraverso questa possiamo individuare, ad esempio, isoglosse esclusive del gruppo ingevone. Possiamo citare tra questi fenomeni la caduta della nasale nel nesso vocale – nasale – fricativa: ingl. (gruppo ingevone) “five”, invece tedesco “fünf”. Possiamo citare ancora il passaggio della vocale “a” ad “o” davanti a nasale: antico inglese “hond” (così come si pronuncia “hand” in inglese oggi) rispetto ad antico alto tedesco “hant” (in tedesco moderno “Hand”).

Bipartizione etnografica 

Un’ultima classificazione delle lingue germaniche si basa su una bipartizione che ha origine etnografica. Si parla infatti di un germanesimo occidentale che si oppone ad un germanesimo orientale (quest’ultimo comprenderebbe il gotico e le lingue germaniche settentrionali). Questa bipartizione si basa sull’ipotesi dei Goti originari dalla Scandinavia, cosa ad oggi non dimostrata.

Fonte immagine: Wikipedia

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A proposito di Di Puorto Paolo

Appassionato di film (di quelli soporiferi, sia chiaro, non di quelli interessanti) ma anche studente di lingua tedesca e russa all'università di Napoli "L'Orientale".

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