Come la matematica può salvarti la vita: decidere e valutare in maniera semplice

Il fatto che la matematica utilizzi dei meccanismi che funzionano anche per migliorare la vita di tutti i giorni è tanto assurdo per alcuni quanto naturale per altri.

La vera risposta alla domanda “ma a cosa serve poi la matematica nel quotidiano?” non è così scontata.

Come facilmente può intuirsi, allenare la mente al ragionamento logico può aiutare a tenere fresche quelle aree del nostro cervello che rispondono allo stesso modo a qualsiasi input, ma approfondendo ancora di più la questione ci si renderà conto che il fatto ha una connotazione molto più ampia, interessante e talvolta illuminate.

Nel dipartimento di scienze politiche alla Federico II esiste il corso di statistica nominato “scienze statistiche per le decisioni”. La statistica in effetti è una branca della matematica che consente di effettuare una valutazione quantitativa e qualitativa dei dati di un determinato fenomeno collettivo in condizioni di incertezza o non determinismo, cioè di una non completa conoscenza di esso o di una sua parte. Grazie agli studi statistici è possibile ottenere tutti gli strumenti “ottenibili” per poter prendere appunto delle decisioni in condizioni di incertezza.

Tra ciò che della statistica ci può far arrivare ad avere quegli strumenti che ci mancavano per effettuare una valutazione completa del fenomeno valutato (inflazione, le proprie finanze, la probabilità di riuscire a raggiungere un determinato obiettivo in un certo tempo, per esempio) c’è sicuramente il rapporto di causalità e relazione proprio anche della matematica pura.

Per comprendere come le dinamiche di questa materia possano consentirci di avere uno sguardo più lucido sui fenomeni che ci circondano tutti i giorni è necessario partire da qualche suo concetto essenziale.

Matematica: un modo per guardare la società e la propria sfera personale 

Come indicato anche dal breve e affascinate testo di Chiara Valerio “La matematica è politica” ci sono dei fattori fondamentali da tenere in considerazione. La matematica dà delle soluzioni sulla base della condivisione di determinati principi. Si condividono delle regole e poi sulla base di queste regole è possibile avere delle risposte precise, che sul margine di “errore” che contengono fanno la loro forza e trovano il loro senso di esistere.

Lei scrive precisamente così: “Il ragionamento deduttivo ha una caratteristica che dovrebbe generare subitaneo e diffuso entusiasmo: è un metodo al quale tutti possono accedere purché ne studino le regole e attraverso il quale è possibile valutare la ragionevolezza o meno di un altro che parla. Sottintende una logica comune, come la prospettiva, e gli scacchi, che, per esempio, insegnano come senza accordo sui principi non è possibile nemmeno combattere, figuriamoci convivere”.

Quando si dice “è un metodo al quale tutti possono avere accesso” e si parla di logica comune e convivenza, si sottintende l’associazione che l’autrice nel testo fa tra matematica e democrazia. Meraviglioso!

A tal proposito ancora scrive: “La matematica va a fondo nella definizione della verità. La verità non si possiede mai da soli. O tutti siamo in grado, date le condizioni al contorno e l’insieme di definizione, di giungere al medesimo risultato, o posso gridare forte quanto voglio di possedere la verità, ma griderò invano. La matematica insegna che le verità sono partecipate, per questo è una disciplina che non ammette principi di autorità. Tutti, anche se non siamo Pitagora, possiamo dimostrare il suo teorema”.

Fare proprie le regole di “partecipazione” e il rapporto causa-effetto della matematica ci aiuta ad avere una maggiore consapevolezza rispetto alla nostra esistenza come individui e come parte di insiemi più grandi come la società, ma non solo.

Questo non significa che affidarsi completamente al pensiero razionale sia la soluzione a tutti i problemi, ma servirsene anziché servirlo potrebbe esserlo invece! Restando nel tema politico toccato nel testo citato, basti pensare che affidarsi alle regole di causalità e relazione della matematica le soluzioni non possono mai smettere di essere “partecipate”. Il che significa che se socialmente e politicamente si agisse sempre con ragionevolezza e responsabilità dei propri ruoli (quindi rispettando “postulati” e principi precedentemente assunti) da quello di cittadino a quello di ministro, non ci sarebbe spazio per la tirannia, infatti tiranni e dittatori in matematica non possono esistere mentre politicamente sono esistiti e possono esistere ancora – invece ci sarebbe sicuramente più spazio per l’evoluzione.

Lasciarsi aiutare dai suoi principi può essere rivoluzionario

Ma se si applicasse lo stesso ragionamento alle scelte di tutti i giorni? Così come la razionalità delle regole matematiche talvolta può determinare la soluzione a contesti politici, potrebbe in egual modo determinare la soluzione ad interrogativi che spesso non riusciamo a risolvere con quelli che crediamo essere gli unici strumenti a nostra disposizione. Rispettare il principio di relazione, di causalità e proprio ciò che riguarda il far parte di un insieme, un contesto in senso ampio, possono aiutarci a trovare risposte che magari sono più vicine di quello che pensiamo.

La matematica non ammette dubbi. C’è un errore che non permette di arrivare alla soluzione? Va trovato e bisogna andare avanti. La matematica non ammette procrastinazione, poiché mettere da parte un pezzo del problema fa rimanere in stallo e non è consentito nel processo matematico, significa semplicemente fermarsi. Non è ammesso non avere risposte rispetto ad una causalità: volere qualcosa significa doversi mobilitare per ottenerla, sapere che una determinata azione non ci porterà ad ottenere ciò che vogliamo significa non avere nessun motivo per eseguirla, comprendere l’errore comporta la necessità di lavorare su quello per arrivare alla soluzione e – ancora meglio – una volta compreso il percorso che invece ci porterà alla soluzione vanno impiegate tutte le energie e le conoscenze a nostra disposizione per metterlo in pratica!

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