Mentre il mondo ha voltato pagina, la Corea vive ancora oggi le conseguenze della Guerra Fredda. La prova più evidente è la DMZ o Zona Demilitarizzata: una striscia di terra larga circa 4 km che dal 1953 separa Nord e Sud Corea. Creata con l’armistizio che pose fine alla guerra, la DMZ funge da zona cuscinetto per evitare nuovi scontri. Ma cosa si trova oggi dentro la DMZ? Scopriamolo insieme.
Un po’ di storia
Una divisione provvisoria diventata permanente
Nell’agosto del 1945, dopo la resa del Giappone, la Corea venne occupata dalle forze sovietiche a nord e da quelle statunitensi a sud. Per ragioni pratiche e politiche, la penisola fu temporaneamente divisa lungo il 38º parallelo, in attesa di una futura soluzione condivisa. Tuttavia, la successiva e sanguinosa Guerra di Corea rese evidente quanto profonde fossero le divergenze ideologiche tra Nord e Sud. La riunificazione divenne così un miraggio, e quella che doveva essere una divisione provvisoria si trasformò in una frattura permanente. Da allora, amici, amanti e intere famiglie si sono ritrovati separati da un confine invalicabile.
Il turismo nella DMZ: quando il confine diventa attrazione
A partire dagli anni ’90, la Corea del Sud ha iniziato a promuovere attività turistiche nella DMZ con scopi educativi e simbolici. Inizialmente riservati a pochi gruppi e limitati ad aree ristrette, questi tour offrivano alle giovani generazioni un modo per comprendere meglio la complessa situazione politica del paese. Dagli anni 2000, lungo i margini della DMZ sono nati piccoli centri visitatori, osservatori e parchi tematici. Oggi, anche grazie alla diffusione globale della cultura coreana (la Hallyu) e all’aumento del turismo internazionale, le visite alla Zona Demilitarizzata sono diventate un must per chi visita la Corea del Sud. Chi si chiede cosa si trova nella DMZ può finalmente scoprirlo e viverlo in prima persona grazie a tour organizzati.
Come visitare la Zona Demilitarizzata
La prima cosa da sapere è che non sono permessi tour in autonomia, ma solo con guide esperte. Inoltre, i controlli prima di entrare nella zona demilitarizzata sono molteplici e rigidi, con revisione del passaporto da parte delle forze militari sudcoreane.
Cosa si trova nella DMZ: le zone aperte al turismo
Imjingak Park
Nel Parco di Imjingak, accanto a piccoli punti ristoro e convenience store, si trovano numerosi monumenti dedicati alla divisione della Corea. Questo luogo ha un profondo valore simbolico: è qui che molti superstiti delle famiglie separate si ritrovano durante ricorrenze importanti (compleanni o festività) che non possono celebrare insieme ai propri cari rimasti oltre il confine.
Tra i simboli più significativi c’è la Bell of Peace, una grande campana commemorativa che incarna il desiderio di riconciliazione tra Nord e Sud. Ancora più toccante è la vecchia locomotiva, crivellata da migliaia di colpi d’arma da fuoco: un’immagine potente della violenza e delle ferite lasciate dalla guerra.
In modo forse sorprendente, il parco ospita anche un’area giochi e un piccolo parco divertimenti per bambini: un segno concreto dell’intento di rendere il messaggio di pace e speranza accessibile a tutte le generazioni.
Il terzo tunnel di infiltrazione
Scoperto nel 1978, è uno dei numerosi tunnel sotterranei costruiti dalla Corea del Nord con l’obiettivo di penetrare furtivamente nel Sud, in vista di una possibile invasione militare. Come gli altri tunnel individuati a partire dagli anni ’70 fino al 2010, anche questo era diretto strategicamente verso Seoul, a dimostrazione dell’intento offensivo.
Il tunnel si estende per oltre 1,6 chilometri di lunghezza e oggi è parzialmente accessibile ai visitatori tramite un percorso sotterraneo guidato. Alla fine del tragitto, si raggiunge uno dei punti più vicini in assoluto alla Corea del Nord.
L’osservatorio di Dorasan
Nelle giornate più limpide, dall’Osservatorio di Dorasan è possibile scrutare direttamente il territorio nordcoreano. Attraverso potenti binocoli, i visitatori possono osservare la bandiera della Corea del Nord che svetta altissima e distinguere due città ben visibili all’orizzonte: Kaesong, un’antica città reale oggi zona industriale, e Kijŏng-dong, il cosiddetto villaggio della propaganda, caratterizzato da edifici apparentemente moderni ma in realtà disabitati, costruiti per mostrare un’immagine idealizzata del regime.
Unification Village
Tongilchon, letteralmente “Villaggio dell’Unificazione”, è un piccolo insediamento civile situato all’interno della DMZ, ma sul lato sudcoreano, nei pressi di Paju, a pochi chilometri dal confine con la Corea del Nord. Il villaggio ospita circa 200-300 abitanti, perlopiù agricoltori, discendenti di famiglie originarie della zona che furono reinsediate dopo l’armistizio. Pur godendo di alcuni privilegi, come l’esenzione dalle tasse, l’uso gratuito della terra e la dispensa dal servizio militare, queste persone sono costrette a severe restrizioni: coprifuoco notturno, visite dall’esterno limitate e controlli militari quotidiani.
Cosa si trova nella DMZ: oltre il turismo, le zone inaccessibili
Linea di demarcazione militare (MDL)
La vera linea di confine tra Nord e Sud Corea al centro della DMZ. Segnalata da cartelli, filo spinato e posti di osservazione
JSA (Joint Security Area) – Panmunjeom
Qui si svolgono gli incontri diplomatici tra Nord e Sud, ed è anche l’unico punto della DMZ dove le forze militari di entrambi i paesi si trovano l’una di fronte all’altra. Proprio in questo luogo simbolico, nel 2019, si è tenuto il celebre incontro tra Kim Jong un e Donald Trump.
Riserva ecologica involontaria
Essendo la DMZ una zona in gran parte interdetta all’attività umana da oltre 70 anni, si è trasformata con il tempo in una riserva naturale involontaria. Ospita infatti più di 5.000 specie animali e vegetali e soprattutto alcuni animali in via d’estinzione come: L’orso nero asiatico e la gru della Manciuria. La riserva ecologica della DMZ è oggi vista anche come un simbolo di speranza, tanto che alcune ONG coreane avevano avanzato la proposta di trasformare l’area in una vera riserva naturale transfrontaliera o in un “parco della pace”.
Fonte immagine: Archivio personale