Cuma e Neapolis, sulle rotte degli Eubei

Le fondazioni di Cuma e della sua subcolonia Neapolis si inseriscono nel quadro più ampio e variegato della mobilità arcaica nel Mediterraneo.

La fertile piana di Cuma ha intessuto le sue millenarie vicende con quelle del suggestivo e vitale territorio flegreo, il cui processo di articolazione è l’esito di una complessa stratificazione etnica e culturale sottesa alla storia della Campania antica, luogo di incontro, simbiosi ed assimilazioni operatesi nel tempo. Le vicende più antiche della Grecità occidentale, infatti, hanno inizio nei remotissimi contatti tra Egeo e Mediterraneo occidentale che arretrano già al II millennio a.C., nelle tracce di antichissime frequentazioni della Sicilia, della Sardegna e della Spagna da parte di naviganti ellenici, che intrattennero rapporti commerciali con le comunità indigene stanziate lungo le coste delle terre occidentali. Questo tipo di contatti tra primi trafficanti si attua con modalità profondamente diverse da quelle in cui si esplica la colonizzazione di VIII secolo a.C., incentrata sull’impianto di sedi esclusive per soli Greci dapprima nell’emporio di Pithecusa e a Cuma, poi nel resto delle coste meridionali della penisola e della Sicilia, punto di partenza e di riferimento per l’estensione progressiva di aree di sfruttamento agricolo e di controllo politico-sociale a spese delle comunità indigene.

Cuma, la più antica colonia greca

Per concorde tradizione delle fonti antiche, Cuma nasce come la prima  colonia dell’Occidente greco, naturale polo di attrazione per le sue preziose e abbondanti risorse minerarie, punto di convergenza dei traffici navali nel Tirreno con le zone metallifere dell’Etruria, della Sardegna e dell’Iberia. In particolare, Cuma costituisce l’approdo stanziale di quell’insieme di contatti tra l’Egeo e il Mediterraneo occidentale che ha luogo nell’ambito dello scambio di prodotti e tecnologie promosso dall’aristocrazia euboica. L’Eubea, infatti, regione ricca e dinamica situata nel Mare Egeo, era dominata dall’élite degli Hippobotai, legata all’ippotrofia – ovvero all’allevamento di cavalli – e all’estrazione e fabbricazione dei metalli: paradigmatico è il sito di Lefkandi, la cui preziosità ed esoticità dei reperti testimonia l’ambio raggio dei loro traffici.

In virtù della sua posizione di confine, Cuma sviluppa precoci rapporti privilegiati con le élites latine ed etrusche. Tuttavia, la sua rilevanza in un’area di vitale importanza per le rotte del Mediterraneo occidentale è percepita nel settore adriatico non meno che nel tirrenico, preoccupando gli stessi Etruschi e le popolazioni adriatiche, contro cui avanza vittorioso il futuro tiranno Aristodemo, grazie al quale Cuma vive una fase di grande affermazione e riassetto urbanistico, nonché di frattura della sua compagine interna. La riscossa della fazione aristocratica, infatti, segnando la fine della tirannide, fa emergere un’esigenza di rifondazione sia politica che culturale, che è alla base del processo di fondazione di Neapolis, subcolonia di Cuma.

Partenope, Neapolis e la rifondazione ateniese 

L’attuale città di Napoli, dalla tradizione complessa e stratificata, si insedia su due siti: un primitivo piccolo insediamento chiamato Partenope, semplice luogo di difesa e controllo navale, sorto sulla collina di Pizzofalcone dal nome del culto eponimo, la cui vita conosce un’interruzione verso la metà del VI secolo a.C.; Neapolis, il nuovo insediamento, che assorbe il vecchio culto eponimo come culto della polis. In relazione a Partenope, il geografo Strabone ricorda l’esistenza nel golfo campano di un forte culto delle Sirene, localizzato a Punta Campanella, dove era presente un tempio dedicato ad Atena in corrispondenza delle Sirenoussai, tre enormi rocce particolarmente chiare e bianche, adoperate come punti di riferimento per la navigazione notturna.

Dalla ricostruzione operata dalle fonti, Neapolis si configura come una fondazione di quegli esuli cumani, che abbatterono la tirannide di Aristodemo nei primi anni del V secolo a.C., i quali avevano intrattenuto delle forti relazioni, strutturate e organiche, con i Campani di Capua: in effetti, sarà caratterizzante della vita di questa polis tale aspetto di accoglienza delle popolazioni periferiche, assorbite in maniera pacifica al suo interno. Simili relazioni rendono Neapolis il luogo di transito ideale per il commercio del grano campano e, conseguentemente, la referente di Atene, all’indomani della fallimentare spedizione ateniese in Egitto: sicché nel 450 a.C., allorquando Atene si rivolge alla pianura campana perché bisognosa di un approvvigionamento granario, Neapolis conosce una ricolonizzazione, ovvero una rifondazione successiva alla prima fase di insediamento, come parrebbe attestare la connotazione cerealicola del culto di Partenope e la presenza della dea Atena nelle fonti numismatiche.

A differenza di Cuma, che è la prima polis a essere decolonizzata ad opera dei Campani, Neapolis non entra in rapporto conflittuale con le popolazioni sannitiche: inoltre, con l’istituzione nel 326 del foedus neapolitanum con Roma, essa diventa il principale socius navalis dell’Urbe. La continuità culturale greca è preservata ancora in età imperiale, anche se meramente nei suoi dati formali ed istituzionali, quali la presenza di fratrie, l’attenzione per l’educazione giovanile di stampo greco, l’enfatizzazione del suo ruolo agonistico mediante l’istituzione dei giochi isolimpici e, in generale, il suo proporsi quale centro culturale, luogo privilegiato di permanenza estiva dell’aristocrazia romana. È plausibile che tale perdurare di elementi greci sia un mero dato propagandistico, funzionale ad alimentarne culturalmente la grecità: in altri termini, la natura greca della città sarebbe diventata necessaria alla sua sopravvivenza, avendo Neapolis conosciuto una crisi e uno spopolamento a seguito della raggiunta dimensione mediterranea di Roma nel II secolo d.C. e del conseguente status privilegiato da essa accordato a Puteoli quale porto per i commerci orientali.

In ogni caso, il dato interessante della storia di Neapolis è il suo aver preservato una peculiare capacità di assorbire e amalgamare realtà diverse: tale permeabilità è un dato presente in nuce, sin dalla fondazione di questa particolare subcolonia, sorta in antagonismo con la madrepatria Cuma e in amicizia con le popolazioni vicine, fino a configurarsi come l’unica città che non si oppone all’avanzata dei popoli stranieri, ma che vi convive pacificamente. 

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Immagine di copertina: Pixabay 

A proposito di Adele Migliozzi

Laureata in Filologia, letterature e civiltà del mondo antico, coltivo una grande passione per la scrittura e la comunicazione. Vivo in provincia di Caserta e sono annodata al mio paesello da un profondo legame, dedicandomi con un gruppo di amici alla ricerca, analisi e tutela degli antichi testi dialettali della tradizione locale.

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