Non tutti sanno che a Cuba è stato fondato il primo teatro dell’Opera in America e per raccontare di più faccio una parentesi: a Cuba si mangia un tipico dolce chiamato La Gaceñiga, che somiglia al comune plumcake con qualche differenza peculiare. Ebbene, questo dolce semplice e tradizionale composto da farina, uova, zucchero, polvere da forno, bicarbonato di sodio, burro, uvette, sale ed essenza di vaniglia, che spesso nella tavola dei cubani veniva accompagnato dal gelato e che a me porta ricordi della mia infanzia, ha preso il nome da una soprano italiana, Marietta Gazzaniga, che si esibì per diversi anni all’Avana con grande successo e popolarità. La Gaceñiga è stata creata in suo onore e venduta nelle pasticcerie dell’Avana dal 1860. Ma torniamo all’argomento: l’opera.
Il Coliseo e le origini dell’opera all’Avana
Fu all’Avana, nel 1775, che apparve il primo teatro costruito espressamente per l’opera in America: il “Coliseo” o “Principal” dell’Avana. Solo cinque anni prima, nel 1750, in un teatro di New York era andata in scena “L’opera del mendicante” (“The Beggar’s Opera” di John Gay), ma la prima rappresentazione d’opera propriamente detta sarà “Didone abbandonata” (Didone Abbandonata), su libretto di Metastasio e musica di un autore sconosciuto, andato in scena il 12 ottobre 1775, all’Avana, proprio in commemorazione della scoperta di Cuba.
L’idea di costruire questo teatro fu iniziativa del marchese de la Torre, il quale, consapevole che la città aveva bisogno di un luogo con le condizioni ideali per svolgere quest’arte, riunì, il 2 luglio 1773, importanti mercanti e personalità di spicco dell’Avana, con l’obiettivo di raccogliere i fondi che avrebbero reso possibile la sua costruzione, promettendo che il denaro sarebbe stato loro restituito con i profitti generati dal teatro stesso.
Poco dopo iniziarono i lavori, diretti dall’architetto dell’Avana Antonio Fernández Trebejo, che si conclusero nel 1775, data in cui fu inaugurato il teatro “Coliseo de la Habana”. E fu così che una fresca mattina di gennaio, insieme al consueto suono dei carri e dei banditori, si udì il battito dei tamburi che precedeva la lettura della notizia che il 20 di quel mese incominciavano le rappresentazioni delle commedie nel nuovo “Coliseo”.
Il “Coliseo” dell’Avana, o Teatro “Principal”, si trovava di fronte all’Alameda de Paula, inaugurata in quel periodo, e tra le vie Acosta, Oficios e Luz (dove oggi confluiscono le vie Oficios e Luz all’Avana Vecchia).
Il teatro era un caratteristico edificio in muratura e legno, apprezzato anche da tutti gli stranieri che lo visitarono che descrissero questo luogo come “magnifico”, ma purtroppo fragile per affrontare gli svariati uragani che scuotono l’isola.
Il teatro Coliseo subì gli attacchi degli uragani e l’azione dannosa del salnitro. Furono intraprese diverse riparazioni e ristrutturazioni per prolungarne la vita utile, che lasciò molto all’ambiente culturale e sociale dell’Avana.
Nel 1788 il teatro versava in così pessime condizioni che il Consiglio Comunale ne ordinò la chiusura per effettuare importanti lavori di riparazione. Le sue porte furono riaperte nel 1803 sotto il nome di El Principal, che rimase in funzione fino al 1846, quando fu devastato da un ciclone e sparì definitivamente nell’anno 1861.
L’Avana centro musicale dell’America
Dalla fine del XVIII secolo è nota l’esistenza di una certa attività operistica nell’Isola, il che conferma l’integrazione di alcuni cantanti nella “Compagnia del Real Coliseo” come la prima donna Antonia de San Martín, con attività riconosciuta dal 1770 e che successivamente entrò a far parte della suddetta Compagnia. Fu all’inizio del XIX secolo che L’Avana divenne un vero centro musicale, non solo per le Americhe, ma per il mondo intero. Quella effervescenza musicale e culturale, che si diffuse in altre città come Cienfuegos, Matanzas, Camagüey, Santiago, ecc. attirò sull’isola famosi cantanti lirici e persino intere compagnie dalla Spagna e dall’Italia.
La prima opera cubana, con testo di Manuel de Zequeira e autore sconosciuto, è “América y Apolo”, rappresentata per la prima volta nel 1807. Nel 1811 fu creata una compagnia stabile con cantanti prevalentemente spagnoli. Diversi compositori cubani compongono opere e zarzuelas; ma anche stranieri residenti a Cuba, come l’italiano Stefano Cristiani, che ne creò diverse a partire dal 1817, e lo spagnolo José Serrano, a partire dal 1823.
Il Gran teatro de La Habana e il teatro Tacón
Oltre al Coliseo o teatro Principal, quello che si conosce come Gran Teatro de La Habana Alicia Alonso, fu ufficialmente inaugurato come Teatro Tacón il 15 aprile 1838, che prese questo nome da un generale che governò Cuba dal 1834 al 1838. Bisogna dire che in realtà è una seconda ricostruzione del Tacón originale, perché fu demolito nel 1906 da una Società di Beneficenza della Galizia.
Tra il 1907 e il 1915 fu costruito l’attuale edificio, al costo di 1,8 milioni di pesos dell’epoca, per ospitare la sede del Centro Galiziano dell’Avana. L’architetto fu il belga Paul Belau e l’impresa di costruzione fu la nordamericana Purdy & Henderson, che si occupò anche del Campidoglio Nazionale, tra altri importanti edifici dell’Avana. Lo stile è quello rinascimentale spagnolo (o francese, a seconda di chi lo descrive) con elementi barocchi. Questo teatro poi, durante un paio di anni prese il nome di Teatro Don Tomás Estrada Palma, in onore del primo presidente della Repubblica di Cuba. Anche questo teatro, a prescindere dai vari nomi e rimaneggiamenti, ospita una storia ricca da ricordare. Un fatto importante è l’arrivo dall’Italia all’Avana di quelli che sarebbero diventati due grandi compositori e direttori d’orchestra: Luigi Arditi e Giovanni Bottesini. Con il violino il primo e con il contrabbasso il secondo, trovarono entrambi lavoro nel “Teatro Tacón”, all’epoca il più grande d’America e il terzo nel mondo, e dove ricoprirono anche il ruolo di direttori d’orchestra.
Dalla metà dell’Ottocento, grazie all’opera di questi due compositori e dei cantanti, tecnici e creatori che li accompagnarono al loro arrivo sulla nave “Annibale”, il boom operistico sull’isola fu tale che scenografie, sipari e meccanismi decorativi teatrali furono portati da Milano, così come arrivarono anche delle grandi personalità e scenografi come Carlo Fontana. Uno degli ingegneri incaricati delle scenografie, il geniale Antonio Meucci, riuscì miracolosamente a realizzare delle cascate d’acqua sul palco, inventando il primo telefono al mondo per il Tacón nel 1850, che collegava diverse zone dell’edificio e la casa del proprietario del Tacón, il Catalano: Don Francisco Marty. Per decenni El Tacón fu il teatro più moderno e lussuoso del mondo.
I compositori italiani e le prime assolute
Arditi e Bottesini hanno composto e presentato in anteprima ciascuno un’opera per il Tacón. Del primo si conserva quella: “Gulnara” o “El Corsario” (1848), su libretto di Rafael María de Mendive (maestro di José Martí), quella del secondo, purtroppo, è andata persa: “Colón in Cuba” (Cristoforo Colombo, 1848) su libretto di Ramón de Palma. L’amicizia di questi direttori con Verdi e altri compositori dell’epoca permise che le opere fossero rappresentate in prima assoluta all’Avana pochi mesi dopo la loro prima mondiale in Italia. Molte delle principali opere del repertorio belcantistico italiano: L’italiana in Algeri e Semiramide, di Rossini; Lucia di Lammermoor e Roberto Devereux, di Donizetti; Norma e I Puritani di Bellini hanno avuto la loro prima americana all’Avana.
Nel 1846 Bottesini fu nominato direttore del Teatro dell’Opera dell’Avana, cosa che gli impedì di continuare le sue tournée come solista in tutta l’America e l’Europa. È nella sua seconda stagione con questa compagnia, 1847-1848, che Bottesini presenta in anteprima, il 21 gennaio 1848, la sua prima opera, “Cristoforo Colombo”.
Come compositore può essere considerato uno degli ultimi seguaci della scuola italiana legata a Bellini e Donizetti. Fu scelto da Verdi per dirigere la prima dell’“Aida” al Cairo nel 1871. Fu molto ammirato anche per la bellezza del suono che otteneva sullo strumento, essendo considerato il “Paganini del contrabbasso”. Ritornò all’Avana nelle stagioni 1849-1850, 1850-1851 e 1854-1855, in quest’ultima come direttore d’orchestra.
L’opera cubana nel XX secolo
Il XX secolo inizia con la prima dell’opera comica “Los saltimbanquis”, del famoso compositore di danza Ignacio Cervantes nel 1901. Eduardo Sánchez de Fuentes fu anche un prolifico autore di opere. Ma senza dubbio José Mauri, nato in Spagna, è il più grande creatore cubano del genere, con temi nazionalisti e strutture più moderne, e la cui “La esclava” (1918) è rimasta a lungo nel repertorio cubano. Da segnalare le opere cubane di Hubert de Blanck: “Patria”, “Actea e Icaona”, e quella dei geni Amadeo Roldán e Alejandro García Caturla “Manita en el suelo”, inedita, come tante. Ernesto Lecuona, il musicista più noto fuori dall’isola, autore di numerose zarzuelas, lasciò incompiuta l’opera “El sombrero de yarey”.
La Sociedad Pro Arte Musical presentò numerose opere sotto la direzione di Paul Csonka e altri alla fine degli anni ’40 e durante gli anni ’50, tra cui spiccarono cantanti cubani del calibro di Marta Pérez, Iris Burguet, José Le Matt, Humberto Diez, Ana Menéndez e molti altri, che avrebbero avuto carriere internazionali. Csonka ha anche diretto un’opera per la TV.
Altri cantanti cubani degni di nota sono Chalía Herrera, Zoraida Morales e Zoila Gálvez, una delle prime cantanti nere a raggiungere la celebrità operistica in Europa e America. La cantante lirica e popolare Rita Montaner (1900-1958), presentò in prima assoluta l’opera “La médium”, di Menotti, nel 1955.
Curiosità e star internazionali
Come abbiamo già accennato, fino al 1958, L’Avana era una piazza molto rispettata, frequentata dai luminari dell’opera. Da Caruso a Renata Tebaldi, da Tito Schipa a Victoria de los Angeles, tanti i big dell’opera seminarono fiori nella capitale cubana.
L’opera ebbe un impatto sulla cultura popolare, uno dei danzones più apprezzati di Antonio María Romeu (1876-1955) si ispira a “Il Flauto Magico” di Mozart, e ne fece uno anche su “Il Barbiere di Siviglia” di Rossini.
E per curiosità, si dice che María de las Mercedes Santa Cruz y Montalvo, contessa di Merlín, ammiratrice dei teatri dell’Avana e appassionata di opera, in una lettera a George Sand scrive che l’unica cosa che infangava le rappresentazioni dell’opera nell’Avana, che erano eccellenti “…era il riflesso dei gioielli delle vanitose creole…”.

