Il Paese del Sol Levante è ormai conosciuto per essere uno dei Paesi del mondo con il più alto tasso di suicidi, soprattutto tra i giovani. Questo è dovuto al fatto che la società e il sistema scolastico giapponese sono plasmati da un rigoroso sistema accademico, che genera una forte pressione sugli studenti, costretti a confrontarsi continuamente con gli altri. Questo meccanismo a catena è deleterio e può spingere i giovani a sviluppare disagi mentali e, nelle maggior parte dei casi, a scegliere la strada più sbagliata. Per questo motivo il governo giapponese ha intenzione di avviare un programma volto a inserire, nei piani di studio scolastici, insegnamenti di educazione emotiva, con l’obiettivo di prevenire e contrastare questa diffusa problematica e fornire degli aiuti concreti allo sviluppo della capacità di relazionarsi con gli altri all’interno della società.
MIRaES: il nuovo programma di educazione emotiva nelle scuole
Il programma MIRaES (Mastery of Interpersonal Relationships and Emotional Skills) è già stato avviato nelle scuole giapponesi e il suo scopo è quello di prevenire l’insorgere di disagi mentali significativi o, qualora vi siano studenti già in difficoltà, supportarli nelle loro problematiche emotive, fornendo strumenti utili per relazionarsi al meglio con gli altri studenti. Il programma è stato sviluppato da una professoressa dell’università di Hiroshima, Akiko Ogata, che ha diviso le lezioni in 12 incontri annuali, focalizzati su 4 tematiche principali, tra cui la gestione della rabbia e il problem solving. Ovviamente le lezioni di questo nuovo insegnamento sono condotte da professionisti del settore, in particolare psicologi, con la supervisione e collaborazione dei docenti scolastici.
Gli studi condotti riguardo a questa disciplina hanno dimostrato che sono soprattutto gli studenti delle scuole superiori ad aver bisogno di un tale supporto. Le statistiche mostrano infatti che i liceali sono maggiormente esposti a rischi di sviluppare stress, depressione e crisi d’identità, risultando così vulnerabili a cambiamenti emotivi importanti.
Da dove nasce lo stress degli studenti?
Il Giappone è un Paese altamente competitivo, poiché i giapponesi hanno la convinzione che l’intera società debba puntare all’eccellenza. Questo modo di eccellere deve, quindi, essere coltivato fin dalla giovane età, soprattutto nelle scuole. Le famiglie giapponesi sono spesso le prime a esercitare pressione sui propri figli, arrivando talvolta a indebitarsi pur di offrire loro l’opportunità di frequentare le migliori istituzioni scolastiche del Paese. Gli studenti, oltre che a frequentare la scuola, spesso frequentano anche corsi intensivi pomeridiani e si ritrovano, quindi, ad affrontare intere giornate insostenibili di studio per raggiungere l’eccellenza. È da qui che nasce quel senso costante di competizione con gli altri e l’incertezza sul proprio futuro. Nonostante tutti i sacrifici, i risultati non sempre sono all’altezza delle aspettative. Alcuni giovani finiscono per scegliere due strade estreme: isolarsi definitivamente dalla società (fenomeno conosciuto degli hikikomori) oppure, nei casi più drammatici, il suicidio.
Successo o insuccesso del programma MIRaES
I ricercatori universitari del Giappone hanno analizzato i risultati di questo nuovo programma, confrontando i sintomi emotivi tra studenti frequentanti e non frequentati. Il risultato che ne è venuto fuori è stato notevole: c’è stato un netto miglioramento dei sintomi depressivi per quegli studenti che hanno frequentato assiduamente gli insegnamenti di educazione emotiva, mentre per i non frequentati c’è stato un peggioramento.
Fonte immagine: Freepik