L’Otello, tragedia scritta da William Shakespeare intorno al 1603, è un dramma che esplora il razzismo non per promuoverlo, ma per analizzarne i devastanti meccanismi psicologici e sociali. Ambientata tra Venezia e Cipro, la vicenda ruota attorno al matrimonio tra Otello, generale moro al servizio della Repubblica, e la nobile veneziana Desdemona. La domanda se l’opera sia razzista è complessa: Shakespeare non offre un parere personale, ma problematizza le ideologie del suo tempo, mostrando come il pregiudizio diventi, nelle mani del manipolatore Iago, lo strumento per distruggere l’eroe.
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Le opposizioni binarie: come Shakespeare sovverte gli stereotipi
Shakespeare costruisce la tragedia su un sistema di contrasti netti (bianco/nero, civiltà/barbarie, ordine/caos), solo per poi smantellarli ed esporre l’ipocrisia della società veneziana.
| Opposizione binaria | Come shakespeare la costruisce e la sovverte |
|---|---|
| Bianco (Desdemona) vs nero (Otello) | Desdemona è l’emblema della purezza, Otello dell’alterità esotica. Eppure, la vera oscurità morale appartiene al bianco Iago, mentre Otello è nobile d’animo. |
| Civiltà (Venezia) vs barbarie (Cipro) | Venezia è presentata come un luogo di ordine, ma è satura di pregiudizi. La vera barbarie esplode a Cipro, non a causa dei nemici esterni, ma per la corruzione interna portata da Iago. |
| Ragione (Otello) vs passione (stereotipo del moro) | All’inizio, Otello è un comandante controllato e razionale. È la manipolazione psicologica di Iago a trasformarlo nell’archetipo passionale e irrazionale che la società già credeva che fosse. |
La paura della “miscegenation” e l’identità del moro
Il fulcro della tragedia è la paura della mescolanza etnica (miscegenation), innescata dal matrimonio tra Otello e Desdemona. Nell’Inghilterra elisabettiana, il termine “Moro” era ambiguo: poteva riferirsi a un arabo, un berbero o un africano sub-sahariano. Shakespeare sfrutta questa indeterminatezza per rendere Otello l’outsider per eccellenza: un uomo senza una nazione definita, un “vagabondo” la cui unica appartenenza è quella militare. La sua “nerezza” (blackness), come nota la critica Karen Newman, diventa mostruosa solo quando si unisce alla “candida purezza” (fair purity) di Desdemona, sfidando l’ordine sociale. I personaggi di Iago, Roderigo e Brabanzio vedono questa unione come “contro natura”, un’argomentazione che rivela il loro razzismo latente.
Il linguaggio del pregiudizio: bianco contro nero
Il pregiudizio razziale permea il linguaggio dell’opera, basato sull’iconografia cristiana che oppone il bianco (paradiso, angeli) al nero (inferno, diavoli). Karen Newman parla di rhetorical miscegenation: il testo lega retoricamente i termini opposti per sottolinearne il conflitto. Un esempio lampante è la battuta di Emilia di fronte al corpo di Desdemona: «O, the more angel she, And you the blacker devil!» (Atto V, Scena 2). Anche i nomi propri, come osserva Stanley Cavell, sembrano prefigurare un destino infernale: OtHELLo e DesDEMONa contengono le parole “inferno” e “demone”, legando la coppia in uno spazio semantico negativo.
Il contesto storico: la teoria degli umori e la gelosia
Shakespeare dimostra di essere un uomo del suo tempo, ma usa i saperi dell’epoca per sovvertirli. Un esempio è il riferimento alla Teoria degli Umori, una dottrina medica che collegava i fluidi corporei ai temperamenti. Un pregiudizio comune voleva che gli uomini del sud fossero inclini alla gelosia a causa del clima caldo. Shakespeare capovolge questo stereotipo: Desdemona inizialmente afferma che il sole del paese di Otello deve aver “prosciugato” tali umori, rendendolo immune alla gelosia. Questa affermazione si rivela tragicamente ironica: Otello non è geloso per natura, ma lo diventa a causa del veleno instillato da Iago, che sfrutta la sua insicurezza di outsider per renderlo preda della passione irrazionale che lo stereotipo gli attribuiva.
Conclusione: un’opera che espone, non approva, il razzismo
In definitiva, l’Otello non è un manifesto razzista, ma una profonda analisi del modo in cui il pregiudizio può essere usato come un’arma per distruggere un individuo nobile. Shakespeare non giustifica il razzismo dei suoi personaggi; al contrario, lo espone come una debolezza morale e un’ipocrisia. La vera tragedia di Otello non è il colore della sua pelle, ma il fatto che la società, incarnata da Iago, non gli permetta mai di dimenticarlo, usando la sua alterità per isolarlo e condurlo alla rovina.
Fonte immagine: Wikipedia
Articolo aggiornato il: 10/10/2025

