Per comprendere la storia degli anni di piombo è necessario conoscere la figura di Francesco Coco, un uomo che, fedele al diritto e alla Costituzione italiana, prese una decisione che segnò il suo destino e la storia della lotta al terrorismo in Italia. La sua vicenda è indissolubilmente legata a uno degli episodi più noti di quel periodo: il rapimento del giudice Mario Sossi.
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L’operazione girasole: il rapimento di Mario Sossi
Il 18 aprile 1974, a Genova, le Brigate Rosse rapiscono il magistrato Mario Sossi in un’azione denominata “operazione girasole”. Il sequestro ha uno scopo preciso: ottenere la liberazione di otto membri del Gruppo XXII Ottobre, un’organizzazione armata i cui membri erano stati condannati in via definitiva. La linea delle maggiori forze politiche, Democrazia Cristiana e Partito Comunista Italiano, è netta: lo Stato non tratta con i terroristi. Dopo settimane di prigionia e un ultimatum delle BR, la Corte d’Appello di Genova concede la libertà provvisoria agli otto detenuti, subordinandola però alla liberazione del giudice.
Il ruolo di Francesco Coco e il blocco della trattativa
In questo contesto si inserisce la figura di Francesco Coco, all’epoca Procuratore Generale della Repubblica di Genova. Fu lui ad aggiungere una condizione fondamentale all’accordo: il rilascio dei terroristi sarebbe avvenuto solo dopo aver verificato l’incolumità fisica di Mario Sossi. Il 23 maggio 1974, Sossi viene rilasciato a Milano. Le sue condizioni fisiche, tuttavia, non sono buone, con due costole rotte. Forte di questo e del suo ruolo di garante della legalità, Francesco Coco impugna la decisione della Corte d’Appello, portando la questione in Cassazione e di fatto bloccando definitivamente la liberazione degli otto terroristi. Con questo atto, Coco riafferma il principio che lo Stato non può e non deve cedere al ricatto del terrorismo.
Data | Evento chiave |
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18 aprile 1974 | Le Brigate Rosse rapiscono il giudice Mario Sossi a Genova. |
20 maggio 1974 | La Corte d’Appello di Genova concede la libertà provvisoria a 8 terroristi. |
23 maggio 1974 | Mario Sossi viene liberato. |
24 maggio 1974 | Il procuratore Francesco Coco impugna l’ordinanza, bloccando il rilascio dei terroristi. |
8 giugno 1976 | Francesco Coco e la sua scorta vengono assassinati dalle BR. |
L’omicidio e la sua eredità storica
La ferma opposizione di Coco alla trattativa lo espone alla vendetta delle Brigate Rosse. L’8 giugno 1976, a Genova, un commando brigatista lo attende sotto casa e lo assassina. Nell’agguato perdono la vita anche i due uomini della sua scorta: l’agente di Polizia Giuseppe Saponara e il carabiniere Antioco Deiana. La memoria di tutte le vittime del terrorismo è custodita da archivi istituzionali come quello curato dalla Presidenza del Consiglio dei Ministri.
L’omicidio di Francesco Coco rappresenta un momento di svolta nella storia degli anni di piombo. Fu il primo magistrato a essere ucciso dalle Brigate Rosse, segnando una tragica escalation nell’attacco al cuore dello Stato democratico. La sua scelta, pagata con la vita, è oggi ricordata come un atto di estremo coraggio e di incrollabile fedeltà ai principi della legge, come documentato dalla Associazione magistrati.
Articolo aggiornato il: 18/09/2025