Gli scavi di Paestum, frammenti di Magna Grecia

Scavi di Paestum

Alla scoperta degli scavi di Paestum, preziosa testimonianza dell’architettura votiva di età classica.

Abbagliato dai vividi colori di rigogliosi roseti ed inebriato dal calore del sole e dall’aria salmastra: doveva sentirsi così un viaggiatore che si addentrasse nella piana del Sele un attimo prima di perdersi nell’orizzonte ceruleo di cielo e mare. Il sole, il mare e la generosità della terra hanno fatto la fortuna di Paestum fin dalle remote ere del Paleolitico, lasciando tracce lungo tutta l’età antica.

Fondata sulla riva sinistra del fiume Sele da coloni greci provenienti da Sibari (600 a.C.), Poseidonia, nome greco dell’antica città di Paestum, diventa uno dei più importanti centri urbani della Magna Grecia. Vengono eretti in quest’epoca i tre templi che ancora oggi dominano la piana allineati lungo la direttrice principale della polis greca. A cavallo tra la seconda metà del VI secolo e la prima del V a.C., vengono costruiti in successione i templi dorici dedicati alle divinità di Era, Atena e Nettuno, quest’ultimo erroneamente attribuito al Dio marino all’epoca dei primi ritrovamenti. Maestose vestigia dell’architettura dorica, i tre templi sono una preziosa testimonianza dell’architettura votiva di età classica costituendo tra i pochi esempi di edifici templari in ottimo stato di conservazione.

Lo spazio centrale incluso tra i tre edifici votivi degli scavi di Paestum era occupato dall’agorà, cuore delle attività commerciali e politiche della polis, e dai prospicienti edifici dell’ekklesiasterion e del heroon. Entrambi le strutture rievocano la dimensione della vita pubblica e politica dei cittadini di Poseidonia, il primo destinato ad ospitare le assemblee politiche dei cittadini, il secondo sacello votivo dedicato all’eroe fondatore della colonia. Ai due lati dello spazio pubblico si estendevano i quartieri residenziali della polis greca di cui si sono conservati pochissimi resti.

Verso la fine del V secolo a.C., Poseidonia diventa dominio lucano assumendo il nome di Paistom e raggiungendo l’apice della sua espansione territoriale e demografica. Successivamente Paestum diventa colonia romana (273 a.C.). Risalgono a quest’epoca gran parte dei resti che sono oggi visibili tra cui la maestosa cinta muraria che, al pari dei templi, costituisce un esemplare raro per stato di conservazione, e i resti dell’anfiteatro, parzialmente coperti dal moderno asse stradale. Sotto l’egida romana, il tessuto urbano di Paestum si trasforma assumendo l’impronta tipica delle città latine. L’impianto ortogonale dei quartieri residenziali cancella ogni traccia dell’antica polis, il foro diventa il nuovo fulcro della città occupando la parte meridionale dell’agorà e popolandosi di nuovi edifici monumentali. Il Capitolium, la Curia e il Comitium diventano punti cardine della vita pubblica e politica di Paestum, mentre i tre templi dorici sopravvivono come gemme di un’altra epoca incastonate in uno scenario dominato da moderni simboli e nuovi punti di riferimento.

A partire dall’età imperiale, la città di Paestum vive un lento ma inesorabile declino che culmina nel totale abbandono dopo l’VIII secolo d.C. L’isolamento commerciale prima, indotto dall’apertura di nuove vie di commercio verso Oriente, il progressivo impaludamento dell’area e infine un’epidemia di malaria che si abbatté nella zona nel IX secolo, decretano la fine dell’antica Poseidonia.

Occorre aspettare 10 secoli perché l’eco del passato riecheggi nuovamente tra le rovine riportando alla luce l’antica Poseidonia. In contemporanea al rinvenimento delle rovine di Pompei ed Ercolano, il rinato interesse verso la cultura classica e l’accidentale ritrovamento di alcuni resti, durante i lavori di costruzione di un asse viario, portano alla riscoperta (1762) della città scomparsa e al progressivo rinvenimento dell’intera parco archeologico che ancora oggi possiamo ammirare: gli scavi di Paestum.

Fonte immagine: https://www.flickr.com/photos/jrthibault/40680948034/sizes/c/

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