Il culto degli antenati in Cina

Il culto degli antenati in Cina

La Cina sin dai tempi più antichi ha attribuito grande importanza alla sua vita religiosa, a partire dalle prime dinastie Xia e Shang, mentre cominciavano a svilupparsi teorie riguardo l’imperatore del cielo, molto praticato era anche il cosiddetto culto degli antenati.

Il culto degli antenati in Cina sembra essere proprio alla base della religiosità cinese, testimonianze che risalgono alla dinastia Shang confermano quanto detto: scapole di bovino e carapaci di tartaruga, principali strumenti utilizzati per le più antiche pratiche divinatorie, rievocano i vari sacrifici, consigli e richieste rivolte agli spiriti ancestrali.

Anche se inizialmente tale culto era limitato alla classe dei nobili, finì in pochissimo tempo per estendersi a tutte le classi sociali indistintamente: il culto aveva lo scopo di assicurare attraverso sacrifici, riti e offerte, il perpetrarsi dell’esistenza degli spiriti ancestrali (che era minacciata e precaria) e allo stesso tempo i cinesi confidavano nei loro poteri soprannaturali sperando che potessero garantire prosperità e felicità ai futuri discendenti. Possiamo dunque dire che il culto degli antenati si fondava proprio su un rapporto di mutua assistenza: coloro che vivevano su questo mondo nutrivano gli antenati e questi ultimi aiutavano i loro discendenti.

Si pensava che gli antenati potessero costantemente intervenire nelle faccende terrene: potevano visitare gli uomini nei loro sogni, manifestare la loro collera e tristezza causando tempeste, disastri naturali, diffondendo malattie oppure, al contrario, manifestare la loro felicità attraverso una veloce germinazione.
Non mancarono di esserci profondi cambiamenti nella pratica del culto degli antenati, pare che inizialmente fosse usanza invitare il defunto a partecipare ai vari pasti della famiglia di appartenenza: il membro più giovane aveva il compito di indossare i vestiti del defunto, occupare il suo posto a tavola e imitarne i gesti e l’atteggiamento procedendo ad accettare le varie offerte dei commensali.

Con il passare del tempo tale pratica cadde in disuso e cominciarono ad essere utilizzate le cosiddette tavolette degli antenati.

Il culto che le vedeva partecipi era ampiamente praticato nei templi e nelle abitazioni private: solitamente nella parte più nobile e centrale della casa veniva eretto un altare sul quale venivano poste le suddette tavolette, lunghe circa trenta centimetri recavano in grossi caratteri dorati il nome del defunto e la sua data di morte.
Nel momento esatto della morte della persona a cui si dedicava la tavoletta si aveva la premura di prendere delle goccioline di sangue sacrificale e di versarle sulla tavoletta, così facendo si pensava che lo spirito del defunto si trasferisse all’interno della tavoletta.

I riti venivano celebrati proprio davanti a queste tavolette in specifici periodi dell’anno, soprattutto in primavera e in autunno. Inizialmente il culto degli antenati era molto più complicato e prevedeva un periodo di preparazione molto lungo caratterizzato perfino da un digiuno preparatorio.
In generale questo culto prevedeva l’offerta di frutta, vino mischiato con peli e sangue di un animale sacrificale e vari tessuti.

Immagine in evidenza: Pixabay

A proposito di Christian Izzo

Studente di lingue e letterature, amante della letteratura e dell'arte in ogni sua forma.

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