Il Kinkaku-ji, o Padiglione d’Oro, si colloca tra i templi più iconici del Giappone. L’edificio spicca non solo per la sua straordinaria bellezza architettonica, ma anche per la storia complessa e affascinante che lo circonda. Situato a nord di Kyoto, è uno dei luoghi più visitati del Paese e riconoscibile per la sua superficie esterna ricoperta di vere foglie d’oro, che si riflettono nelle acque tranquille dello stagno circostante.
Le origini del Kinkaku-ji
Il Kinkaku-ji fu inizialmente la dimora dello shogun Ashikaga Yoshimitsu, uno dei più potenti signori del periodo Muromachi. Dopo la sua morte, avvenuta nel 1408, in conformità con il suo testamento, la villa fu trasformata in un tempio zen dal figlio e rinominata Rokuon-ji. Tuttavia, per via del padiglione centrale rivestito in oro, divenne rapidamente noto come Kinkaku-ji, ovvero Padiglione d’Oro.
Il tempio non fu solo un luogo di culto, ma anche un rifugio spirituale, un’oasi di pace e riflessione per monaci e visitatori. Con il tempo, Kinkaku-ji divenne simbolo della cultura zen giapponese e della bellezza effimera della vita.
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L’incendio del 1950: la tragedia
Il 2 luglio 1950, il Kinkaku-ji fu vittima di un tragico incendio doloso. Un giovane monaco novizio, affetto da gravi disturbi mentali, diede fuoco al padiglione, distruggendolo quasi completamente. L’evento sconvolse profondamente la città di Kyoto e l’intero Giappone, lasciando una ferita culturale difficile da dimenticare.
Mishima e Il Padiglione d’Oro: il romanzo ispirato all’ ossessione alla storia del Kinkaku-ji
Il drammatico incendio ispirò Yukio Mishima, uno degli scrittori giapponesi più celebri del XX secolo, a scrivere il romanzo “Kinkaku-ji” (Il Padiglione d’Oro), pubblicato nel 1956.
Mishima seguì da vicino il processo al giovane monaco e da quell’esperienza nacque un’opera intensa e profondamente simbolica. Il protagonista del romanzo è un ragazzo balbuziente, introverso, che cresce con una fortissima ossessione per la bellezza perfetta del tempio. Per lui, il Kinkaku-ji è talmente sublime da risultare quasi intollerabile, una punizione che lo fa sentire ancora più brutto e inadeguato.
Pur vivendo nel tempio, l’ossessione non si placa. Il suo tormento interiore si riflette nel contrasto con un amico disinvolto e carismatico, che pur portando un handicap fisico riesce a vivere pienamente e sedurre le donne. Il protagonista, invece, è paralizzato dalla perfezione del Kinkaku-ji, fino a decidere di distruggerlo con il fuoco per liberarsi dalla sua prigione mentale. Dopo il gesto estremo tenta il suicidio, ma sopravvive. Solo dopo la ricostruzione del tempio riuscirà finalmente a ritrovare il senso della sua vita.
Fotografo: Hyppolyte de Saint-Rambert
La rinascita del Kinkaku-ji
Cinque anni dopo l’incendio, nel 1955, il Kinkaku-ji fu ricostruito fedelmente secondo il progetto originale. La nuova struttura fu ulteriormente arricchita con una placcatura d’oro più resistente, diventando simbolo della rinascita culturale del Giappone del dopoguerra.
Nel 1987, il tempio è stato sottoposto a una ristrutturazione per garantirne la conservazione e il mantenimento. Oggi il Kinkaku-ji continua a risplendere nella sua dorata bellezza, attirando ogni anno milioni di visitatori da tutto il mondo.
Architettura: tre stili in un unico edificio
Una delle peculiarità più affascinanti del Kinkaku-ji è la sua struttura architettonica a tre piani, ognuno realizzato secondo uno stile diverso:
– Primo piano: stile Shinden
Chiamato La Camera delle Acque del Dharma, è costruito nello stile shinden-zukuri, tipico delle residenze aristocratiche del periodo Heian (794–1185). All’interno si trovano le statue del Buddha Shaka e dello shogun Yoshimitsu, visibili attraverso la finestra frontale.
-Secondo piano: stile Bukke
Detto La Torre delle Onde del Suono, è costruito secondo lo stile bukke, proprio delle residenze dei samurai. Al suo interno si trovano una Sala del Buddha e un santuario dedicato a Kannon, la dea della misericordia.
-Terzo piano: stile Zen
Interamente dorato sia all’esterno che all’interno, è realizzato in stile zen. Era destinato a ospitare eventi cerimoniali, come la cerimonia del tè. Sul tetto svetta una fenice in bronzo, simbolo di rinascita e trasformazione.
Fotografo: Hyppolyte de Saint-Rambert
Fonte immagini: Wikicommons
Fotografo immagine di copertina: Basile Morin