Quando si parla di female gaze ci si riferisce a un concetto nuovo, ancora in via di definizione. Il termine inglese gaze significa sguardo, e con female gaze ci si riferisce allo sguardo della spettatrice, del personaggio femminile o della regista di un’opera artistica. Più che essere legato esclusivamente al genere, il female gaze riguarda la rappresentazione delle donne come soggetti attivi e dotati di agency. Di conseguenza, individui di qualsiasi genere possono realizzare opere attraverso questa prospettiva.
Il concetto si configura come l’altra faccia della medaglia rispetto al male gaze, teorizzato dalla critica cinematografica femminista Laura Mulvey, che rappresenta non solo lo sguardo di uno spettatore maschio eterosessuale, ma anche quello dei personaggi maschili e dei creatori di un film.
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Male Gaze vs. Female Gaze: qual è la differenza?
Viviamo in una società filtrata da uno sguardo maschile sul mondo. A partire dalla sfera artistica, tutto testimonia la presenza di una prospettiva dominante, che oggettifica la figura femminile. Il female gaze si pone come alternativa critica a questo modello.
Caratteristica | Approccio narrativo |
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Male Gaze (Sguardo Maschile) | La donna è un oggetto passivo da guardare. Il focus è sul suo corpo e sulla sua apparenza fisica, spesso sessualizzata. |
Female Gaze (Sguardo Femminile) | La donna è un soggetto attivo con una vita interiore. Il focus è sulle sue emozioni, esperienze e sensazioni. Mostra cosa si prova “a essere” lei. |
Origine del termine: la teoria di Laura Mulvey
La prima a teorizzare il concetto è stata Laura Mulvey nel suo saggio del 1975 Visual Pleasure and Narrative Cinema. Mulvey si concentra sul concetto di scopofilia (il piacere di guardare), che nel cinema tradizionale pone la donna come spettacolo da oggettivare, incapace di ricambiare uno sguardo. Il female gaze, al contrario, rifiuta questa dinamica.
«Essenzialmente, il female gaze è il modo in cui le donne sono ritratte mediante gli occhi di una donna e non di un uomo. Attraverso lo sguardo femminile, le donne sono osservate come persone dotate di sentimenti e intelligenza. Il focus non è necessariamente su ciò che gli occhi possono vedere, ma su quello che il cuore può sentire.»
Il female gaze è quindi un approccio non sessualizzante o statico, ma una postura visiva che fa appello ai sensi, alle interazioni e a una cornice emotiva più ampia.
I tre concetti chiave del female gaze secondo Joey Soloway
La regista e sceneggiatrice Joey Soloway ha ulteriormente sviluppato la teoria, delineando tre tecniche pratiche per applicare il female gaze:
- La telecamera senziente: la macchina da presa non è un osservatore oggettivo, ma esprime un punto di vista soggettivo, facendoci “sentire” la scena insieme al personaggio.
- Lo sguardo osservato: la narrazione mostra allo spettatore cosa si prova a essere l’oggetto dello sguardo, a essere visti. Permette di entrare nei pensieri e nelle emozioni del protagonista.
- Ricambiare lo sguardo: il personaggio femminile non è più solo guardato, ma guarda a sua volta, diventando consapevole del suo ruolo e spesso sfidandolo, restituendo lo sguardo allo spettatore.
Esempi di female gaze nel cinema e nelle serie TV
Lo sguardo femminile ha tre punti di vista: l’individuo che sta filmando, i personaggi all’interno del film e lo spettatore. I critici hanno focalizzato l’attenzione sulla presenza del female gaze in opere come The Handmaid’s Tale, I Love Dick, Fleabag e The Love Witch.
La serie televisiva Fleabag, scritta e interpretata da Phoebe-Waller Bridge, utilizza “lo sguardo osservato” in modo magistrale. La protagonista senza nome rompe la quarta parete e guarda direttamente in camera, condividendo con il pubblico i suoi pensieri più intimi e creando una connessione emotiva profonda.
Anche l’adattamento del 2005 di Orgoglio e Pregiudizio, diretto da Joe Wright, mostra questo concetto. Quando il signor Darcy confessa il suo amore a Elizabeth Bennet, l’angolazione della telecamera fa sentire lo spettatore il destinatario di quella dichiarazione, facendoci provare cosa significa essere oggetto del suo sguardo vulnerabile.
Il concetto di ricambiare lo sguardo è centrale in Barbie della regista Greta Gerwig. Quando Barbie, interpretata da Margot Robbie, arriva nel “mondo reale”, sperimenta per la prima volta il patriarcato e l’oggettivazione. Prende coscienza di cosa significhi essere vista come un oggetto e rifiuta questa condizione. In una scena, il narratore evidenzia come lo spettatore possa essere tentato di ammirare la bellezza dell’attrice mentre piange, invece di empatizzare con il dolore del personaggio, criticando così lo sguardo oggettivante.
In conclusione, il female gaze consente di rappresentare le donne come soggetti attivi, complessi e reali, piuttosto che come semplici oggetti del desiderio maschile. Questa prospettiva promuove una varietà di punti di vista e aiuta a liberarsi dai luoghi comuni di genere, criticando le dinamiche di potere tradizionali. Vedere se stesse rappresentate in modo autentico arricchisce il panorama cinematografico e restituisce finalmente la voce alle donne nei prodotti culturali del nostro tempo.
Fonte immagini: wikipedia
Articolo aggiornato il: 05/09/2025