L’architettura fascista a Napoli: rigore e razionalismo
Durante il Ventennio fascista, dal 1922 al 1943, il governo promuove opere architettoniche che ad oggi caratterizzano le nostre città italiane, distaccandosi dai modelli internazionali e tentando di creare strutture più classiche e tradizionali. In realtà l’architettura fascista non è volta all’esaltazione del fascismo, sicuramente rispecchia l’ideologia del partito con il suo ordine e rigore, si predilige quindi definirla come “architettura del periodo fascista”. I totalitarismi della Germania e della Russia stavano intraprendendo delle iniziative simili, dedicandosi alla propaganda architettonica con delle radici culturali nazionali, infatti si voleva tutelare il territorio dall’architettura moderna considerata minacciosa e “straniera”. Mussolini inizia a progettare l’architettura fascista di Roma nel 1925 con un piano di rinnovamento della città, la parola portante di questo periodo è: razionalismo. Le strade dovevano collegare i monumenti antichi e fascisti, linee dritte e spigolose, materiale rafforzato come il calcestruzzo, tutto doveva simboleggiare il rigore fascista. L’avanguardia italiana di artisti e architetti, come il famoso Gruppo 7, comincia a sperimentare nuove forme artistiche: a Napoli, come nel resto d’Italia, si cerca di realizzare un architettura con edifici simbolo della rinascita della romanità, nello stile, nella forma e nel volume, secondo un nuovo stile chiamato Barocco geometrizzato o architettura razionalista. Furono innalzati edifici caratterizzati da strutture gigantesche realizzate con materiali solidi e di grande impatto estetico: nicchie, statue, aquile imperiali, fasci e stemmi. Fu edificato il Rione Carità, dove vennero collocati alcuni importanti uffici noti per la loro imponenza, tra cui il Palazzo delle Poste, Del Mutilato e tanti altri ancora. Il Rione appare in contrasto con il vicino centro storico, non solo per il suo aspetto, ma anche per le funzioni che svolgeva, assumendo una nuova identità come centro degli affari e delle attività direzionali. Scopriamo insieme i più importanti edifici dell’architettura fascista o razionalista. fascista
Casa del Mutilato
L’architettura fascista a Napoli comprese il progetto per la Casa del Mutilato che fu affidato a Camillo Guerra, inizialmente il disegno prevedeva un ingresso angolare all’incrocio tra via Armando Diaz e via Guantai Nuovi ma Guerra decise di evitare la soluzione d’angolo per motivi stilistici, posizionando l’ingresso in modo decentrato per fronteggiare il Palazzo delle Poste. Gli interni, specialmente l’atrio e il salone per assemblee, presentano una decorazione che celebra il partito fascista, con temi come il lavoro, la vittoria, la marcia su Roma, la conquista della Libia e le aquile romane nel Salone d’Onore. La Casa del Mutilato, come molte altre strutture dell’epoca, è un monumento al mito della guerra, destinato a commemorare i soldati persi nelle battaglie in onore della patria, rappresenta a pieno il significato che voleva veicolare l’architettura fascista a Napoli e nel resto d’Italia.
Palazzo delle Poste
La progettazione dell’edificio, voluta dal ministro delle Comunicazioni dell’epoca Costanzo Ciano (consuocero di Mussolini), fu completata tra il 1933 e il 1936 dagli architetti Giuseppe Vaccaro e Gino Franzi . L’edificio dell’architettura fascista di Napoli si distingue per il contrasto tra diorite di Baveno e marmo della Valle Strona. Una rampa di scale in piperno compensa il dislivello tra la piazza e via Monteoliveto. All’interno, l’atrio a tutt’altezza conduce ai saloni, decorati con tavoli in marmo rosso e grandi orologi. Troviamo inoltre la scultura di Arturo Martini, La Vittoria: 500 quintali di bronzo fuso, alta cinque metri, poggia su un basamento di marmo di due metri, fatto di granito nero venato, rappresenta una donna con i seni nudi e le braccia alzate, simbolo di vittoria della Prima Guerra Mondiale. L’architettura fascista a Napoli infatti era solita rappresentare immagini che riguardassero guerra, vittoria e unione. L’edificio sarà colpito il 7 ottobre 1943, pochi giorni dopo le Quattro Giornate di Napoli, da violente esplosioni che colpirono la parte ovest del Palazzo delle Poste, causando 30 morti, 84 feriti e gravi danni.
Palazzo della Questura
Edificato tra il 1935 e il 1938 durante la ricostruzione del primo blocco del rione Carità per ospitare la nuova sede della questura, il palazzo doveva essere completato entro febbraio 1939 per l’inaugurazione solenne, tuttavia sarà presentato nel 1940. Pur non avendo la rigorosità architettonica dei palazzi che caratterizzano l’architettura fascista a Napoli, situati a piazza Matteotti, si distingue per la sua monumentalità, trasmettendo un senso di severità grazie alle sue imponenti dimensioni. La facciata principale su via Diaz, visibile da piazza Matteotti, presenta la scritta “QVESTVRA” in caratteri latini. Ai lati si trovavano due rilievi in marmo raffiguranti i fasci littori, ma dopo la caduta del fascismo sono stati sostituiti dalla ruota dentata della Repubblica.
Palazzo Matteotti
Edificato da Marcello Canino e Ferdinando Chiaromonte è conosciuto anche come Palazzo della Provincia, denominazione conferitagli durante l’inaugurazione nel 1936, poiché progettato per ospitare la sede istituzionale della ex provincia di Napoli. Nel luglio 1944, dopo la caduta del regime, sia la piazza che il palazzo furono dedicati alla memoria dell’onorevole Giacomo Matteotti, assassinato il 10 giugno 1924 da una squadra fascista. Ad oggi l’edificio è in uso per ospitare eventi culturali come mostre e convegni distaccandosi dagli ideali fondamentali per l’architettura fascista a Napoli.
Fonte immagini “L’architettura fascista a Napoli” : Wikipedia