Mireille Suzanne Francette Porte, in arte ORLAN, nacque nel 1947 a Saint-Etienne ed è una delle artiste più trasgressive e rivoluzionarie che l’arte abbia mai conosciuto. La carriera e le opere di ORLAN si caratterizzano tuttora per una continua sperimentazione fatta sul proprio corpo che, fin dall’inizio, è stata il centro dei suoi lavori e le ha permesso di creare nuovi dibattiti riguardo temi poco discussi. Già lo pseudonimo che scelse fa capire come il suo scopo principale fosse quello di uscire dagli schemi, tant’è che ORLAN va scritto rigorosamente in maiuscolo proprio per sottolineare la sua volontà di abbattere ogni determinismo naturale e sociale e dar vita a nuove identità. Nel corso della sua vita e della sua esperienza artistica si è sempre battuta, a volte con tagliente umorismo, per la libertà di tutti noi più di ogni altra cosa. Per l’istrionica artista francese l’arte ha il compito di stimolare le persone ad adottare nuovi modi per interpretare la realtà. A tal proposito disse:
L’arte deve cambiare il mondo… è la sua sola giustificazione… l’arte deve mostrare le cose sotto un altro aspetto, deve cambiare i nostri usi e costumi, prepararci per l’avvenire, deve avere un’iscrizione nel sociale… Un’artista deve farci uscire dai nostri a priori, dalle nostre certezze… L’arte non ha più ragione di essere se non a questo livello.
Tutte le opere di ORLAN, dalle più datate alle più recenti, si differenziano per la loro originalità spesso non compresa soprattutto nel suo paese natale, tanto da crearle problemi nella vita privata. Può essere considerata un’artista pionieristica poiché utilizzò sia i mezzi tradizionali che quelli nuovi legati alla tecnologia, ma soprattutto perché fu una delle prime ad aver utilizzato tecniche scientifiche e mediche, come la chirurgia e le biotecnologie. In un’intervista del 2022 disse:
Nella mia carriera ho usato molto il mio corpo assumendo pose inconsuete e diverse da quelle fotografate da artisti uomini. Ancora oggi lavoro sul significato del corpo nella società, in particolare su quello femminile e sulle pressioni a cui è sottoposto: culturali, politiche e religiose. Tuttavia non mi considero una performer, sono un’artista che non è soggetta ad una materia, ad una pratica artistica, ad un linguaggio, ad una tecnica o tecnologia, vecchia o nuova che sia. Cerco di dire cose importanti per il mio tempo mettendo in discussione i fatti della società rimanendone distaccata. Nel mio lavoro prima cerco i contenuti e poi mi interrogo sulle materie e sul linguaggio più adeguati ad esprimerli. Mi considero un’artista concettuale che ama la carne, il colore e la materia.
Corps Sculpture
Tra le opere di ORLAN troviamo Corps-sculptures, una serie di foto in bianco e nero realizzata tra il 1964 e il 1967, in cui fa cose molto particolari come cercare di partorire se stessa o assumere pose poco naturali, quasi sempre nuda, spesso avvalendosi di alcuni oggetti come maschere, cornici o parti di manichini (braccia, gambe, busti), le quali possono essere considerate un preludio dei lavori successivi.


(https://www.orlan.eu/)
Saint Orlan
Nel 1971 diede alla luce Saint Orlan, una santa molto irriverente e particolare, nata dalla sua ossessione per l’Estasi di Santa Teresa di Gian Lorenzo Bernini. Ornata di drappeggi e vestiti dell’iconografia cristiana classica, a volte anche con i seni scoperti, ORLAN santificò se stessa e cercò di smascherare il bigottismo che tende a farci mostrare come in realtà non siamo, tanto da arrivare a simulare un episodio di cannibalismo in cui la vittima era un Gesù di pasta pane. Tra le opere di ORLAN sicuramente una delle più dissacranti!

Le Baiser de l’artiste
Una delle prime opere di ORLAN che la portò alla perdita della cattedra all’Accademia di Belle Arti di Lione, perché considerata incompatibile con il suo ruolo da insegnante, fu Le Baiser de l’artiste eseguita nel 1977 a Parigi in occasione della quarta edizione della Fiera internazionale di arte contemporanea (FIAC). Per questa performance ORLAN costruì una grande scultura su un piedistallo nero formata da due immagini. Da un lato mise la sua effige a grandezza naturale, in bianco e nero e con gli abiti della madonna. Donando cinque franchi era possibile accendere una candela per questa particolarissima Saint ORLAN. Dall’altro lato una sorta di armatura fatta da una grande foto del suo busto, sempre a grandezza naturale, dove all’interno dei seni posizionò una piccola fessura che arrivava, attraverso un tubo di plastica, fino all’inguine di questa armatura. Chi voleva poteva inserire altri cinque franchi, ma al posto dell’accensione di una candela, riceveva in cambio un bacio alla francese dall’artista. Durante l’azione vennero letti due testi che descrivevano perfettamente la condizione della donna in quella società profondamente maschilista che la considerava come un oggetto sessuale e desiderabile, come d’altronde faceva anche l’arte stessa. I titoli di questi due testi sono: In presenza di una società di madri e di mercanti e Arte e prostituzione.

Self-hybridations e l’Art charnel
Nel 1989 volle sottolineare la sua autonomia rispetto a movimenti e tendenze di quel periodo e redasse il manifesto della sua arte: l’Art charnel. In questo scritto ORLAN definì in maniera programmatica quella che era la sua arte, un’arte che amava e ama le categorie del grottesco e del barocco, femminista e anticonformista, contro ogni canone di bellezza e regola imposta. In questa direzione vanno le diverse serie di Défiguration-Refiguration, Self-hybridations précolombiennes del 1998, Self-hybridations Africaines del 2000-2003 e Self-hybridations Amérindiennes del 2005-2008, in cui l’artista indagò il concetto di identità nelle culture non occidentali, unendo la propria immagine a quelle di icone precolombiane o africane e portando avanti una riflessione attorno alle pressioni sociali e culturali a cui il corpo è sottoposto da sempre. Evidenziò anche le differenze con i movimenti coevi, tra cui l’uso del dolore come tema centrale, tipico della Body Art e della Performance art. La prima parte del manifesto afferma che l’Arte Carnale è:
un autoritratto in senso classico ma realizzato per mezzo della tecnologia odierna. Oscilla tra defigurazione e rifigurazione. La sua iscrizione nella carne è dovuta alle nuove possibilità inerenti alla nostra epoca. Il corpo è diventato un “ready-made modificato”, non più visto come l’ideale che un tempo rappresentava, non abbastanza pronto per essere rispettato e firmato.
L’arte carnale ha un forte legame con la medicina e la biologia, le quali mettono in discussione lo stato del corpo, dando vita a nuovi ed inediti problemi etici legati alla realtà aumentata, all’intelligenza artificiale e alla robotica.

The Reincarnation of Saint ORLAN
Il 30 maggio del 1990, a Newcastle, ORLAN decise di intraprendere un processo di ridefinizione del proprio corpo attraverso una serie di interventi chirurgici raggruppati sotto il nome The Reincarnation of Saint ORLAN o Image/New Image che, date la peculiarità delle tecniche e dei metodi utilizzati, le diedero una ancor maggiore notorietà. Per queste opere di ORLAN, che altro non sono che delle vere e proprie operazioni chirurgiche, vennero allestiti dei e veri e propri set fotografici per poter documentare il tutto e addirittura trasmetterlo in diretta via satellite: come accadde per il settimo intervento realizzato il 21 novembre del 1993 nella galleria newyorkese di Sandra Gerin e trasmesso in quattordici luoghi diversi. Ciò che spinse ORLAN a sottoporsi volontariamente a tutto ciò fu il suo desiderio di dar vita ad una nuova immagine del proprio corpo che potesse servire ad eliminare la falsa credenza di un corpo immutabile dato una volta per tutte e cancellare ogni stereotipo di bellezza. Già precedentemente al primo intervento l’artista “progettò” la sua metamorfosi nei minimi dettagli ispirandosi a varie opere d’arte: la fronte della Monnalisa di Leonardo, gli occhi di Psiche di Gérard, il naso di Diana ripreso dalla scultura della scuola di Fontainebleau, la bocca di Europa di Gustave Moreau e il mento della Venere di Botticelli. Durante queste operazioni ORLAN, non solo rimase sempre sveglia, raccolse anche quelle che possiamo definire sue “reliquie”, fiale contenenti campioni della sua carne o del suo sangue, ma addirittura rispose alle telefonate in diretta fatte dal pubblico, lesse ad alta voce testi di letteratura, filosofia e psicoanalisi, come i testi di Eugènie Lemoine-Lucconi, una psicoanalista lacaniana, in cui si parlava della falsità della pelle e della non corrispondenza tra il corpo e l’identità. Riguardo l’abitudine di leggere disse:
Leggo testi più a lungo possibile, durante l’operazione, anche quando mi si opera il viso, il che dà ai miei ultimi interventi l’immagine di un cadavere al quale viene fatta l’autopsia ma la cui parola seguita ancora, come staccata dal corpo…
Queste performance/operazioni chirurgiche sono, a parere di chi scrive, quelle più forti e iconiche tra tutte le opere di ORLAN.

(https://www.orlan.eu/)
ORLAN-OÏDE
Nel 2018, alla mostra Artistes&Robot del Grand Palais di Parigi, partecipò anche ORLAN. Al lavoro che realizzò diede il nome di ORLAN-OÏDE, un robot umanoide con il volto e la voce dell’artista in grado di ballare, cantare e interagire con il pubblico grazie a due telecamere HD e ad un sensore di movimento. Oltre a ciò, intratteneva anche conversazioni con l’artista stessa avvalendosi di due monitor installati in sua prossimità. Per rafforzare l’installazione ORLAN utilizzò anche una serie di specchi per ricreare un’ambientazione digitale-futuristica.
A proposito di questo suo alter ego robotico dichiarò:
Mi è sembrato importante come donna creare un robot, una scultura in movimento che ho chiamato ORLANOIDE, dotata di un’intelligenza artificiale combinata all’intelligenza collettiva e sociale. Il robot mi somiglia e parla con la mia voce. È un work in progress. Attualmente posso portarlo alle mie conferenze in modo che possa tradurre simultaneamente tutto ciò che dico in inglese.

Conclusioni
Descrivere al meglio l’iconicità, la capacità di calarsi nel proprio tempo ma con uno sguardo proiettato al futuro e la genialità di una tale artista è praticamente impossibile, dato il peso specifico che la carriera e le opere di ORLAN hanno nella storia dell’arte.
Non solo arte ma anche riflessioni e dibattiti sulla società contemporanea e i suoi mali: dal ruolo della donna, all’aborto, alle unioni civili ecc…
Una sua affermazione forse potrebbe essere il miglior modo per chiudere questo articolo e far capire la portata del suo lavoro.
In effetti ho sempre lavorato affinché lo status delle donne e dei loro corpi fosse liberato, emancipato ed eguale agli uomini. Attualmente ho l’impressione che il mio operato sia stato inutile. Dopo alcune aperture, oggi tutto sembra stia tornando a chiudersi. Com’è possibile che non sia consentito mostrare un corpo, un seno femminile su Instagram o Facebook senza che la pubblicazione sia cancellata o offuscata? Per me questo è davvero aberrante. Oggi siamo sotto la tirannia della censura, come quando coprivano i nudi di Michelangelo nella Cappella Sistina. Com’è possibile che l’aborto, la contraccezione o il matrimonio per tutti siano ancora messi in discussione? Riguardo la nudità, se è vero, come vuole la Chiesa, che Dio ha creato l’uomo a sua immagine, il corpo nudo andrebbe mostrato proprio per rendere omaggio al Creatore. Riguardo ad aborto, contraccezione, libertà sessuale, nessuno può e deve interferire nella vita privata degli altri. Purtroppo, le religioni sono state create dall’uomo affinché i maschi mantengano il patriarcato e la misoginia. Le conseguenze sono gravi perché il femminismo non uccide ma il patriarcato sì.
Fonte immagini: sito ufficiale dell’artista (https://www.orlan.eu)

