Charles Baudelaire è certamente uno degli autori più influenti del XIX secolo, avendo contribuito alla storia della letteratura con la pubblicazione della sua opera maggiore, “I fiori del male” (Les fleurs du mal), divenuta poi caposaldo della letteratura mondiale. Tuttavia, un altro capolavoro che potrebbe definirsi un nuovo I Fiori del male risiede nella sua opera Lo spleen di Parigi, definibile come il suo romanzo più sottovalutato.
Biografia di Baudelaire
Baudelaire nasce il 9 aprile 1821 a Parigi, in Francia, che è anche il luogo della sua morte, avvenuta il 31 agosto 1867. Esponente principale del simbolismo, è considerato uno degli autori più rilevanti della sua epoca: il suo pensiero e la sua produzione letteraria hanno largamente influenzato molti degli autori successivi, tra cui la categoria dei “poeti maledetti” come Verlaine, Mallarmé e Rimbaud, ma anche lo stesso Marcel Proust, autore del capolavoro “La Recherche”.
Un viaggio a Calcutta, in India, portò il giovane Baudelaire a sviluppare una passione per l’esotismo, che troverà di seguito manifestazione all’interno del suo capolavoro.
Dieci mesi dopo la sua partenza per l’India, rientrato a Parigi ed ormai maggiorenne, Baudelaire comincia a svolgere una vita da bohémien grazie all’eredità paterna, proseguendo la sua vita all’insegna della carriera letteraria. È proprio in questo periodo che la sua penna comincia a comporre I fiori del male.
Durante una visita alla chiesa di Saint-Loup, in Belgio, venne colpito da un ictus, rimanendo paralizzato nel lato destro del corpo. Riportato a Parigi, fu assistito da sua madre e dai suoi più intimi amici, con la sifilide arrivata ormai all’ultimo stadio. Visse gli ultimi anni della sua vita nella casa di cura del dottor Duval, luogo in cui cercò sollievo dalla paralisi progressiva nelle droghe e nell’alcol.
Il concetto di spleen
Lo spleen è un concetto introdotto da Baudelaire in ambito letterario, ma trova la sua affermazione in ambito medico. Il termine inglese “spleen” deriva dal greco e significa letteralmente “milza”: nella medicina greca antica, alla milza era associato un senso di malessere ricondotto alla bile nera rilasciata dall’organo. Questo concetto è stato ripreso da Baudelaire per esprimere un aspetto più concettuale che medico, legato al senso di malinconia e malessere profondo presente nell’uomo. Lo spleen non produce una riflessione di tipo dinamico sulla condizione umana, ma è uno stato di angoscia esistenziale in cui l’uomo si crogiola.
Lo spleen di Parigi: il romanzo più sottovalutato di Baudelaire
Lo spleen di Parigi (o Piccoli poemi in prosa) si compone di 50 pezzi, scritti tra il 1855 e il 1864. Circa quaranta poemetti furono pubblicati in diversi giornali dell’epoca.
«Bisogna sempre essere ubriachi. Tutto qui: è l’unico problema. Per non sentire l’orribile fardello del Tempo che vi spezza la schiena e vi tiene a terra, dovete ubriacarvi senza tregua. Ma di che cosa? Di vino, poesia o di virtù: come vi pare. Ma ubriacatevi. E se talvolta, sui gradini di un palazzo, sull’erba verde di un fosso, nella tetra solitudine della vostra stanza, vi risvegliate perché l’ebbrezza è diminuita o scomparsa, chiedete al vento, alle stelle, agli uccelli, all’orologio, a tutto ciò che fugge, a tutto ciò che geme, a tutto ciò che scorre, a tutto ciò che canta, a tutto ciò che parla, chiedete che ora è; e il vento, le onde, le stelle, gli uccelli, l’orologio, vi risponderanno: “È ora di ubriacarsi! Per non essere gli schiavi martirizzati del Tempo, ubriacatevi, ubriacatevi sempre! Di vino, di poesia o di virtù, come vi pare.»
Con questi versi, l’autore compone un altro capolavoro, considerabile il romanzo più sottovalutato di Baudelaire, il quale reputava Lo spleen di Parigi una versione più libera de I fiori del male. Ubriacatevi, dice l’autore, di ciò che possa allietare lo spirito nell’esperire questa vita soggetta al tempo che scorre.
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